Moscovich Cintìa

Due uguali

Pubblicato il: 18 Luglio 2011

Clara e Ana sono due sedicenni che scoprono di amarsi non semplicemente come due amiche, scoprono di esser fatte l’una per l’altra e traggono reciprocamente piacere dai loro corpi giovani e freschi, all’insegna dell’allegria e della leggerezza.

Siamo nel Brasile sottoposto alla dittatura militare, che esercita un rigido controllo sull’informazione e fa scomparire giornalisti e oppositori. Clara appartiene a una famiglia borghese ebraica, legata a riti e tradizioni, Ana invece è figlia di un ingegnere e di una professoressa di Matematica e si dice che i suoi siano legati a gruppi clandestini. Quando arriva nella scuola di Clara, frequentata in maggioranza da studenti ebrei che si conoscono fin dall’infanzia, viene guardata con un po’ di sospetto da quel mondo chiuso.

Ciò che ci rendeva diversi dal resto dell’umanità era il costante ricordo di chi eravamo stati”. (p.19)

Aleggia l’ombra della Shoah nei ricordi di alcuni parenti e genitori, ma l’interesse della scrittrice è tutto verso le due ragazze e il loro rapporto.

Clara si sente presto attratta da Ana.

I capelli lunghi sparsi sui cuscini, la pelle molto chiara, gli occhi molto verdi. Sembrava un frutto, un frutto da mangiare con le mani, di quelli che si fanno leccare e in cui si affondano le dita nella polpa morbida”.(p.19)

Ana diventa ben presto un frutto da assaporare, con tutta la passione della giovinezza, il desiderio della scoperta e la dolcezza della femminilità.

Mi piaceva accoccolarmi lì, la testa stretta contro i seni, le sue braccia che mi riparavano, il mio viso che strusciava contro la morbidezza del suo grembo immenso, mentre lei diceva qualcosa su Dio o sul diavolo, non mi importava granché. In quelle ore, stavo bene dentro di me. In quelle ore, sapevo di essere amata”. (p.25)

Le due ragazze non vogliono tenere nascosto il loro amore, ma la storia che vivono suscita i commenti acidi dei compagni di scuola e per Clara scatta la reazione paterna. Devono lasciarsi. La vita le allontana, ma niente viene dimenticato.

Ana va a Parigi a studiare, Clara rimane in patria.

Passano sei anni, Clara ha ormai ventidue anni e studia giornalismo all’università, quando, per una rapida e fatale malattia, muore suo padre e lei si sente di colpo responsabile sia dei due fratelli adolescenti, sia di una nuova fragilità materna.

All’improvviso riceve una telefonata di Ana da Parigi….

Romanzo di formazione, “Due uguali” si articola sul tema della diversità visto a più livelli (diversità di Clara in quanto ebrea e per i gusti sessuali) e sull’analisi del rapporto di Clara col padre, principale oppositore alla sua storia con Ana.

Le vicende socio-politiche del Brasile sono lasciate sullo sfondo e servono soprattutto a evidenziare i commenti del padre di Clara, per il quale i militari sono un male necessario, visto che, d’altro canto, c’è il benessere economico. Uomo borghese, impresario edile, preferirebbe la figlia impegnata nell’impresa di famiglia e accasata, ma la accetta come giornalista, a patto che s’impegni
a diventare la migliore.

Considera l’opposizione al regime roba da comunisti.

Questo padre amato/odiato se ne va presto e lascia Clara disorientata e sconvolta.

Perché, papà, dopo la tua morte, domande e risposte non hanno più trovato corrispondenza?” (p.92)

Clara inizia a soffrire di terribili emicranie di origine nervosa. Si laurea, trova subito lavoro, e, nell’illusione di rientrare in quella normalità borghese che dovrebbe darle tranquillità, si sposa con un giovane architetto, che la ama teneramente.

Eppure non è possibile andare contro la proproia natura profonda e Ana rientrerà drammaticamente nella vita di Clara.

Il romanzo iniziato con una passione adolescenziale, si chiude con una tragedia del mondo adulto.

Facilmente leggibile, sebbene abbia pochi discorsi diretti, lo stile tocca a volte punte di enfasi nelle scene amorose

L’acquisita consapevolezza dei propri desideri conduce a una certezza fondamentale, che è il punto d’approdo della vicenda:

Seppi: l’amore esige espressione. Non può rimanere silenzioso, non può restare muto, essere buono e modesto; non può, mai, essere visto senza essere ascoltato. L’amore deve echeggiare in bocche oranti, deve essere la nota più alta, quella che infrange il cristallo e rovescia tutti i liquidi”. (p.167).

Articolo apparso su lankelot.eu nel luglio 2011

Edizione esaminata e brevi note

Cìntia Moscovich, (Porto Alegre 1958) scrittrice, giornalista e professoressa di Teoria letteraria brasiliana. Il suo primo romanzo è “Mamma, perché sono grassa?” (Cavallo di Ferro 2009).

Cìntia Moscovich, Due uguali, traduzione di Cinzia Buffa, Roma, Cavallo di ferro 2011.