Dennis Patrick

Zia Mame

Pubblicato il: 11 Febbraio 2010

Zia Mame è un delle figure letterarie più brillanti e vivaci che mi sia capitato d’incontrare: donna colta, intelligente, irresistibilmente simpatica, disinibita, eccentrica, alternativa, raffinata, provocatrice, intraprendente e fascinosa.

Seguire le sue avventure significa divertirsi e bandire la noia, passando sia attraverso le vicende dell’America dalla fine degli anni Venti al dopoguerra, sia attraverso la crescita e la formazione del nipote Patrick che, rimasto orfano, le è stato affidato dall’età di undici anni.

Zia Mame garantisce al ragazzo un’educazione anticonvenzionale e la frequentazione di ambienti culturali e artistici decisamente originali. Qualche volta esagera, come quando lo iscrive a una scuola in cui tutti – insegnanti e allievi – fanno lezione completamente nudi. Dopo sei settimane di frequenza, il rigido amministratore legale dei beni di Patrick scopre la faccenda e il ragazzo viene mandato, com’era volontà paterna, in un collegio estremamente tradizionale e severo. Zia Mame non si perderà d’animo e continuerà a esercitare la sua influenza sul nipote durante le vacanze e in ogni occasione possibile, non esitando all’occorrenza a intrufolarsi nelle austere stanze del collegio, con esiti esilaranti.

Affascinante e bella, ecco come la zia si presenta all’inizio del romanzo:

Aveva i capelli cortissimi, con una frangetta tagliata dritta che arrivava a lambire l’arco, molto accentuato, delle sopracciglia. Il suo abito di seta terminava in un lungo strascico a ricami d’oro. Anche le pantofoline che indossava erano d’oro. Ai polsi invece tintinnavano braccialetti di giada e d’avorio. Le unghie, sicuramente le più lunghe che avessi mai visto, erano coperte da un delicato smalto verde acqua. Alle labbra scarlatte era languidamente appoggiato un interminabile bocchino di bambù.” (p.24)

Patrick le vuole subito molto bene, forse proprio per la sua eccentricità e le sue stravaganze, il suo essere sempre sopra le righe, volgendo a proprio favore anche le circostanze più avverse (c’è addirittura un tentato omicidio ai suoi danni).

Durante la grande Depressione del ’29 la zia perde tutte le sue ricchezze e s’ingegna – spirito intraprendente e dinamico – a fare i lavori più diversi: rispolvera il suo passato di attrice, si scopre arredatrice, copy per una casa editrice, commessa. Alla fine trova un ricco marito del Sud, che la lascerà, dopo soli tredici mesi, vedova afflitta ed erede di un cospicuo patrimonio. Poiché l’eterno lutto non fa per lei, risorgerà dalle sue ceneri come la Fenice e, dopo un viaggio in Europa con la sua amica Vera, tornerà con una vocazione letteraria più brillante ed effervescente di prima.

Nel frattempo Patrick cresce, diviene adolescente alle prese con i primi amori, poi verrà la guerra e andrà soldato (nei servizi di sussistenza), sarà ferito, tornerà, cercherà moglie….

All’eccentricità e all’irrequietezza di zia Mame paiono corrispondere il desiderio di normalità e di tranquillità di Patrick, che in fondo ambisce a una casa, una famiglia, una vita regolare.

La zia però lo coinvolge sempre nelle sue avventure, fa parte del suo metodo educativo: niente rigidità, intraprendenza, apertura alle novità, capacità di cogliere le occasioni. Zia Mame ha sempre sfidato le regole – guida da sempre senza patente – il perbenismo, le convenzioni, ha avuto amori con uomini molto più giovani di lei, ha frequentato i personaggi più strambi, ma è sempre stata d’animo buono, “prontissima ad abbandonare la propria vita per gettarsi a capofitto in quella di qualcun altro”.(p.163)

La leggerezza la caratterizza: la zia aleggia simpaticamente sulla realtà, non se ne fa mai corrompere, in fondo, seppur metamorfica, è fedele a se stessa e al suo stile inconfondibile, la si direbbe un dandy con le gonne.

Straordinaria è la varietà del suo abbigliamento, degno di una sfilata di moda: può permettersi d’indossare tutto, la troviamo in un trionfo di balze, crinoline e organze, in stile Rossella O’Hara di “Via col vento”, quando si reca al Sud, nella terra d’origine del marito, poi vestita da cavallerizza, in tweed per le occasioni sportive, oppure sexy ed elegante, coperta di gioielli, provocante e raffinata dama, infine avvolta nel sari indiano, tutta presa da una nuova passione per la cultura orientale.

Zia Mame è sempre all’altezza del compito, aggiornata, colta, francofila e anglofila, senza pregiudizi. Sua è l’arte della conversazione, per la quale ritiene necessario un linguaggio sempre appropriato, per questo abitua il nipote a segnarsi su un quaderno le parole difficili, che lei stessa poi provvede a spiegargli.

I personaggi di questo romanzo dialogano moltissimo con ironia, serietà e con vivacità, di tutto si parla in uno scoppiettante susseguirsi di equivoci, trovate, colpi di scena degni delle migliori commedie.

Nato come raccolta di racconti, la struttura a episodi singoli rimane evidente nonostante l’escamotage letterario inventato da un brillante editor per renderlo un romanzo organico. “Zia Mame” diverte e intrattiene, crea buonumore e regala un senso di levità e di eleganza.

Sullo sfondo, la fine degli anni Venti (l’età del jazz, raccontata più drammaticamente da Fitzgerald) e gli anni Trenta, quel periodo leggendario in cui pareva che tutti fossero ricchi, con quell’eccesso di apparenza e di oggetti – l’arredamento ha un suo ruolo non secondario nell’accompagnare l’ evoluzione della moda e del gusto di zia Mame – e poi la guerra, momento in cui anche la zia si sente in dovere di dare il suo contributo in opere filantropiche, con esiti disastrosi e grotteschi, e infine il ritorno alla normalità.

Rifiutato da ben diciannove editori, quando uscì nel 1955, “Zia Mame” vendette due milioni di copie e rimase per due anni in testa alle classifiche. Ne furono tratti uno spettacolo teatrale e una riduzione cinematografica (il testo si presta molto a questo scopo).

Articolo apparso su lankelot.eu nel febbraio 2010

Edizione esaminata e brevi note

Patrick Dennis (Evanston-Illinois 1921-New York 1976), scrittore statunitense, pseudonimo di Edward Everett Tanner III. Altro suo pseudonimo fu Virginia Rowans. Iniziò con ghostwriter, pubblicò sedici romanzi sotto diversi pseudonimi. La vita privata fu particolare, noto per i suoi comportamenti eccentrici e per l’abitudine di spogliarsi in pubblico nei contesti meno adatti, nel 1948 sposò l’aristocratica Louise Stickney, da cui ebbe due figli, ma in seguito fu al centro di relazioni omosessuali, divenendo popolare sulla scena gay di Greenwich Village a New York.

In seguito a varie vicende perdette tutto il suo patrimonio e trascorse l’ultima parte della sua vita come maggiordomo, in incognito, in California.

Patrick Dennis, Zia Mame, Milano, Adelphi 2009. A cura di Matteo Codignola. Titolo originale: Aunte Mame. An irriverent Escapade.

Links: http://it.wikipedia.org/wiki/Patrick_Dennis

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/06/17/zia-mame-il-romanzo-per-un-estate.html

http://www.ilfoglio.it/recensioni/146

Adattamento cinematografico: “La Signora mia zia”, titolo originale “Auntie Mame”, regia di Morton Da Costa con Rosalind Russell, Forrest Tucker, Coral Browne, Fred Clark, Roger Smith, Jan Handzlik, Peggy Cass, Joanna Barnes, Pippa Scott, Lee Patrick. (U.S.A. 1958).

A Raffaella, che mi ha regalato momenti di allegria