Nolan Christopher

Il cavaliere oscuro – Il ritorno

Pubblicato il: 30 Agosto 2012

Non era semplice chiudere la trilogia. Non era semplice chiudere eppure lasciare uno spiraglio, la possibilità di una futura evoluzione della storia. In altre mani, certo, perché il geniale Christopher Nolan probabilmente si sarebbe fermato anche a quel cavaliere oscuro che s’inabissava nella tenebra dopo aver sconfitto Joker e salvato Gotham, prendendosi la colpa della morte di quello che sarebbe diventato il simbolo della “giustizia giusta”, nell’immaginifica megalopoli che aveva dato i natali al miliardario filantropo Bruce Wayne. Ma c’era da chiudere il cerchio, come detto, e Nolan si congeda dall’uomo pipistrello consapevole, a giusta ragione, di dover scrivere la parola fine su una delle saghe fantasy-cinematografiche più amate della storia della settima arte, recente e passata. Sorvolando sugli incassi stratosferici, cui andrà incontro anche questo terzo capitolo, pellicole come Batman Begins e Il cavaliere oscuro si sono rivelate come il meglio del meglio del fumetto portato sul grande schermo, grazie a un’esplosiva miscela di visività, ritmo, senso del cinema, grandi attori e scrittura di livello per il genere. Pertanto chiudere, che è sempre più difficile che aprire, era un’impresa che nascondeva numerose insidie anche per una squadra rodata e di indubbio talento come quella messa in campo da Nolan in questi anni. Possiamo dire, già in sede d’introduzione, che la prova è stata superata brillantemente dal regista londinese, il quale porta sullo schermo un epilogo, Il cavaliere oscuro –  il ritorno, ancora una volta ricco di pathos, di storie e sottostorie, di inquietanti paralleli che alludono all’attualità e di quell’adrenalina purissima che è una componente fondamentale del suo cinema.

Siamo nuovamente a Gotham, a otto anni da quando Batman si è eclissato in seguito alla morte del procuratore Harvey Dent, ricordato e celebrato a causa di una menzogna necessaria a creare un eroe senza maschere in cui tutti possano specchiarsi e riconoscersi. Bruce Wayne vive nascosto nella sua grande casa, lontano dal mondo e dall’oscuro cavaliere che fu, annichilito da una dolorosa perdita e gravato nel fisico, oramai definitivamente scisso dalla sua maschera di supereroe. Ma se è una falsa verità che tiene in piedi la pace e la giustizia apparente di Gotham, qualcuno nelle sue viscere medita di riportare le tenebre sulla città. Un nuovo e pericoloso criminale dal volto occultato è pronto a far sua la ribalta, qualcuno che è nato nell’oscurità e che dall’oscurità ha tratto forza. Il suo nome è Bane, e costringerà Batman a tornare di nuovo in scena. La posta in gioco, come consuetudine vuole, è la sopravvivenza di Gotham e della sua popolazione. Ma non tutto ciò che appare, ancora una volta, è come sembra essere.

Quello che rende Batman il più affascinante degli eroi in costume (al pari di Spiderman, per chi vi parla, ma per motivi del tutto differenti) è proprio il così detto lato oscuro, l’intrecciare le sue vicende con anime scisse, corrose dentro, tormentate, mascherate, complesse. Lì dove le ombre, più che i colori netti, spiegano molto di ciò che sono i personaggi, della natura ambigua degli esseri senzienti, di noi esseri umani. Nolan fa proprio per intero lo spirito di Bob Kane regalandoci una trilogia in cui l’azione,  più che mai predominante, non ci distoglie dai veri motivi della storia. Maschera e volto, si diceva, e anche Il cavaliere oscuro – il ritorno fa proprio il principale sottotesto dei capitoli precedenti, immaginando personaggi che svelano la loro reale natura a poco a poco. Non esistono personalità tagliate con l’accetta, ma psicologie e storie personali complesse, ancorché non sempre approfondite nel giusto modo. Ma quel che conta è l’innesco, la sensazione di instabilità che Nolan offre allo spettatore attraverso lo specchio alterato dalla celluloide, deformando sovente i volti più per ingannare la prima impressione che se ne potrebbe ricavare che per colpire visivamente chi guarda. La visività, in Nolan, è al totale servizio della dinamica, del ritmo, e anche in questo terzo capitolo dall’abbondante ora descrittiva (sono quasi tre in tutto) l’azione non solo non manca ma è amplificata, turbinante e progressiva nell’ora conclusiva e ovviamente decisiva. Certo non tutto è perfetto nel meccanismo articolato immaginato da Nolan, e certi squilibri narrativi sono evidenti, nonostante la sceneggiatura regga e regga bene nell’economia globale del racconto. Le storie di alcuni personaggi fondamentali andavano approfondite meglio, e l’introduzione poteva essere più agile. Ma il cinema di Nolan ha bisogno di tempo e spazio, e anche tre ore o quasi, nella fattispecie, danno la sensazione di essere poche rispetto a ciò che il regista britannico ci lascia intendere sia il suo senso del cinema e dell’arte. Questa è una considerazione doverosa, perché ci fa comprendere la magniloquenza di un cinema che è comunque compresso rispetto alla sua effettiva potenzialità ideale, e nonostante ciò ai massimi – e difficilmente superabili – livelli per il genere.

Anche ne Il cavaliere oscuro – il ritorno i personaggi nuovi sono affascinanti e mai monodimensionali, a partire da un villain che sembra mettere alle corde Batman più ancora di quanto aveva fatto Joker. Anche in questo caso Bruce Wayne/Batman dovrà confrontarsi con le sue paure inconsce più remote, dovrà sprofondare nell’abisso per ritrovare la luce e vincere definitivamente i suoi demoni. Non a caso risputano cave profonde e pipistrelli, non a caso è ancora una volta l’anima e non il corpo del nostro eroe a patire le pene di una vita vissuta comunque sul confine tra la luce e il buio, in una perenne zona d’ombra. Il Bane di Tom Hardy è convincente e per certi versi anche affascinante, feroce e malvagio ma meno nichilista del Joker incarnato da Ledger. C’è in effetti un motivo celato e non materiale nel suo desiderio di annientare Gotham e gettarla nel caos e nell’anarchia. Il problema, se così lo si può definire, per Hardy/Bane è l‘ideale confronto, anche visivo, con uno dei più riusciti e affascinanti cattivi della storia del cinema, quel Joker reso immortale dalla memorabile performance di Heath Ledger che ha contribuito a fare de Il cavaliere oscuro forse il più bel lungometraggio su un fumetto mai realizzato. Se Christian Bale è, come al solito, un po’ penalizzato dal ruolo e dai suoi affascinanti antagonisti, questa volta anche Morgan Freeman, Gary Oldman e Michael Caine risultano lievemente sottotono perché meno al centro della vicenda. Nolan resuscita anche Matthew Modine, da anni lontano dal grande schermo che conta e regala uno dei ruoli più interessanti al poliedrico Joseph Gordon-Levitt, ideale futuro Robin, semmai ci sarà un seguito non nolaniano. Bellissima Anne Hataway, nelle succinte vesti di una Catwoman assai diversa da quella di burtoniana memoria, e sempre affascinante Marion Cotillard nei panni di un personaggio ambiguo e sorprendente, che incarna perfettamente l’idea di specchi opposti rovesciati e anime doppie che Nolan ci pone davanti a più riprese lungo l’arco dei tre film. Divertente il cameo di Cillian Murphy, che ritorna in alcune emblematiche sequenze della città sotto assedio.

Il Cavaliere Oscuro

Doverose lodi per l’apparato tecnico che è, come nelle opere precedenti, di assoluto livello: Wally Pfister alla fotografia, Lee Smith al montaggio e Hans Zimmer alle musiche sono il vero cuore pulsante del cinema di Nolan, il quale con il suo genio visivo e questi artisti a disposizione potrebbe filmare anche l’elenco del telefono e risultare egualmente interessante.

Ancora una volta il regista londinese espone Gotham al pericolo catastrofe, divertendosi a lasciar sprofondare la città in una nuova Apocalisse imminente legata niente meno che a un pericolo nucleare. Ma c’è davvero poco di allegro nella parabola conclusiva dell’uomo pipistrello, il quale si ritrova ancora una volta calato in una vicenda cruda e dolorosa, nella quale la corruzione e la criminalità sfumano lasciando pian piano posto al dubbio ed a un epilogo un po’ melò, stemperato soltanto dalle lapidarie battute di Catwoman. Immaginando forse un ennesimo ritorno, o lasciando comunque spunti per nuove storie. Affidate ad altri, beninteso, perché Nolan, come ha sapientemente fatto Sam Raimi con Spiderman, ha detto basta dopo tre. Il numero perfetto, non a caso, nella vita come al cinema.

Il cavaliere oscuro – il ritorno è più che un degno epilogo per un personaggio dal fascino misterioso come Batman, è un nuovo gioiello del cinema di genere e di Nolan in particolare, che a conti fatti non tradisce le attese, nonostante una storia che non sorprende più di tanto e che inevitabilmente paga dazio al meraviglioso capitolo precedente. Stiamo parlando comunque di livelli d’eccellenza, e di una pellicola – che in home video perderebbe molto del suo fascino, è evidente – che non ha cedimenti in quasi tre ore di durata e che conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che Christopher Nolan ha un senso del cinema comune a pochissimi colleghi, attualmente, nel dorato mondo della settima arte.

Federico Magi, agosto 2012.

Edizione esaminata e brevi note

Regia: Christopher Nolan. Soggetto: Bob Kane, Christopher Nolan, David S.Goyer. Sceneggiatura: Jonathan Nolan, Christopher Nolan. Direttore della fotografia: Wally Pfister. Montaggio: Lee Smith. Scenografia: Nathan Crowley, Kevin Kavanaugh. Costumi: Lindy Hemming. Interpreti principali: Christian Bale, Gary Oldman, Tom Hardy, Joseph Gordon-Levitt, Anne Hathaway, Marion Cotillard, Morgan Freeman, Michael Caine, Matthew Modine, Alon Aboutboul, Ben Mendelsohn, Burn Gorman, Daniel Sunjata, Nestor Carbonell, Chris Ellis, Reggie Lee, Tyler Dean Flores, Liam Neeson, Cillian Murphy, Josh Pence. Musica originale: Hans Zimmer. Produzione: Christopher Nolan, Emma Thomas, Charles Rowen per Sincopy, Legendary Pictures, Warner Bros Pictures. Titolo originale: “The Dark Knight Rises”. Origine: USA, 2012. Durata: 164 minuti.