Raimondi Luca, Schittino Joe

Cerniera lampo

Pubblicato il: 7 Gennaio 2017

“Riletto oggi, a noi è parso che il romanzo avesse più di un pregio e che fosse un interessante e quasi imprescindibile preludio a tutto quello che abbiamo in seguito concepito nei nostri rispettivi ambiti” (pp.233). Così la nota degli autori di “Cerniera lampo”, pubblicato per la prima volta nel 1996 da una piccola casa editrice siciliana. Un esordio letterario che è stato riproposto, con qualche correzione e aggiornamento, dal “Foglio” di Piombino e che, a vent’anni di distanza, possiamo leggere forse con qualche consapevolezza in più in merito alle degenerazioni morali e intellettuali che animano, in quel 1994, i  protagonisti del romanzo.

La vicenda, come ancora sottolineano Luca Raimondi e Joe Schittino, è raccontata evidenziando punti di vista diversi – monologhi dei diversi protagonisti, il distacco della terza persona –  e ricorrendo “ad  una grande varietà di stili”. Un approccio che fa pensare ad una sorta di divertito esperimento letterario, che poi probabilmente, anche al di là delle iniziali intenzioni degli autori, ha comunque rivelato non pochi aspetti sgradevoli presenti nella società incivile degli anni ’90. Il tono grottesco, che in qualche modo limita il rischio di immagini troppo stereotipate e che si ripropone tra i diversi punti di vista, corrisponde a queste finalità, che siano state o non siano state del tutto volute.

E’ vero che Teo Nitschoji e Dino Armicula, due adolescenti molto diversi tra loro e  che, pur studiando nello stesso Istituto professionale Timoleonte, nemmeno si conoscono – il primo un ragazzo studioso e decisamente tranquillo, il secondo un teppistello contestatore –  sono i personaggi più presenti nel racconto, ma difficilmente potremo parlare di romanzo di formazione: in “Cerniera lampo” l’unica cosa che si forma davvero è un tragico equivoco. Due vite parallele che si incrociano loro malgrado con la crisi coniugale della giovane professoressa Lara Cuisi: una donna ammirata per la sua bellezza, odiata per la sua severità, ma soprattutto sposata ad un tal Gianfranco Perdigoni, ex carabiniere e scrittore nullafacente.

Le disavventure di questi giovani straniti si dipanano appunto tra alcuni equivoci dall’esisto forse letale e, prima di giungere ad una conclusione particolarmente drastica e imprevedibile, ci vengono raccontate in un contesto fatto di mentecatti ad ogni livello, di estremismi, di una televisione che sempre più rincoglionisce e di una politica che ormai ha molto a che fare con la televisione, di ambizioni artistiche, di teppismo di strada, di genitori che non sanno fare il loro mestiere e di  insegnanti frustrati. Quindi non soltanto adolescenti inquieti – Teo, ripetiamolo ancora, ha molti interessi, è il primo trombone nella banda comunale di Ortygia, co-direttore del giornale della scuola; mentre Dino è uno scansafatiche arrabbiato che odia il padre fascista e i suoi amici nazistoidi – ma anche personaggi più maturi che vivono decisamente male la propria professione e la propria vita familiare. La professoressa Lara, come anticipato, ha le sue ragioni per non sopportare più la presenza di un marito che si crede un “precursore”, con ridicole velleità letterarie, autore soprattutto di orrendi racconti porno – horror e  audaci poesie “sperimentali” in salsa giovanilistica: “Mi sn destato da poko x kakare ed e come se 1 nano bulgaro mi avexe sveliato kon 1 sekkiata di vino urlando indicibili bestemmie e scatenando 1 corpo di ballo ucraino sul my stomako peloso e virile” (pp.54). La reazione della gentile consorte, subito dopo aver letto il frutto delle fatiche intellettuali del suo Gianfranco, e poco prima di compiere, quasi in trance, quell’azzardo che darà via alla sequenza di equivoci, non è delle più amorevoli: “Sei un cazzone. Un ignobile buffone”. Del resto che le fonti di ispirazione del nostro letterato nullatenente siano molto particolari lo si coglie più volte nel corso del racconto: “Non  è la Rai impegnava le facoltà intellettuali di Gianfranco Perdigoni. Lara […] lo fissava mentre era intento a osservare le sinuosità delle sorridenti ragazzine. Anche lei, diciotto anni fa, poteva vantare un sorriso smagliante e una sensualità sfrenata. Ma il fervore per il suo corpo diciottenne era presto svanito ed era stato sostituito dal fervore per la letteratura” (pp. 205).

Alla fine ingenuità e frustrazione, complice l’ultimo equivoco, un trattato sul trombone, si incroceranno presumibilmente in maniera tragica. Il “presumibile” vuol dire un finale aperto che potrà spiazzare ma che forse era davvero il modo più coerente per concludere un racconto,  in cui non sono estranei elementi surreali, tutto giocato sulla casualità degli avvenimenti e su un grottesco sempre attuale.

Edizione esaminata e brevi note

 Luca Raimondi, nato ad Augusta (Sr) nel 1977, è bilaureato in Filosofia e in Scienze dell’educazione. Ha pubblicato diverse opere narrative, tra cui i romanzi Marenigma (Aracne, 2009), Se avessi previsto tutto questo (Il Foglio, 2013) e Tutto quell’amore disperso (Il Foglio, 2014). È autore anche di alcuni saggi, tra cui Nient’altro che un sogno. Pasolini e la Trilogia della vita (Bastogi, 2005), Il pensiero pedagogico di Pier Paolo Pasolini (Sampognaro & Pupi, 2006) e Comunicare la cultura (Bonanno, 2007). Collabora con il notiziario on line “Diorama”.

 Joe Schittino, nato a Siracusa nel 1977, si è diplomato all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia in Roma. Tra i suoi collaboratori e interpreti: Maison d’Éducation de la Légion d’Honneur, Novosibirsk Philharmonic Chamber Orchestra, Orchestra Filarmonica Italiana, Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari, Delta Saxophone Quartet, Ensemble Algoritmo, Klaus Rohleder, Steve Martland, Claudio Saltarelli, Angelo Cavarra, Mario Ciaccio. La sua musica. pubblicata da Suvini Zerboni, Edition Gamma, Ebert Musik Verlag e BAM, è stata eseguita e radiotrasmessa in undici Paesi europei, Russia, Taiwan e USA.

Luca Raimondi, Joe Schittino,“Cerniera lampo”, Associazione Culturale Il Foglio (collana “Narrativa”), Piombino 2016, pp. 240.

Luca Menichetti. Lankenauta, gennaio 2017

Recensione già pubblicata il 7 gennaio 2017 su ciao.it e qui parzialmente modificata.