Lattanzi Giovanni

Kambo e Iboga. Medicine sciamaniche in sinergia

Pubblicato il: 9 Aprile 2017

E’ noto che gran parte di coloro che praticano la cosiddetta medicina ufficiale non contemplano nulla che non sia applicato al di fuori dei protocolli scientifici. Una polemica speculare proviene da parte di coloro che vedono nella farmacologia moderna un ricettacolo di inconfessabili interessi economici e accademici. Sono argomenti che portano molto lontano e quindi non è questa la sede per approfondire in merito alla mentalità scientista di noti debunker. Ci riferiamo a quelli che non si sono fatti scrupoli di demolire in tutto e per tutto qualsivoglia terapia non allopatica, dall’agopuntura alle erbe medicinali. Se pure la ginnastica yoga e il termalismo sono state assimilate, più o meno esplicitamente, a pratiche “magiche”, possiamo solo immaginare cosa mai potrebbero dire delle “medicine sciamaniche” di cui scrive Giovanni Lattanzi nel suo “Kambo e Iboga”. Il primo, va ricordato, è estratto dalla secrezione della Phyllomedusa bicolor, una rana nativa dell’Amazzonia, mentre l’Iboga dalla radice della Tabernanthe Iboga, una pianta sacra usata “da tempi immemorabili dai Pigmei del Gabon e del Camerun”.

La verità è che lo “sciamano europeo”, autore del libro edito da Bibliosofica, non ha voluto raccogliere soltanto interviste e testimonianze: l’intento è stato quello semmai di evidenziare le relazioni esistenti tra una sapienza millenaria, chiaramente non riconosciuta da gran parte della comunità accademica, e le ricerche antropologiche e scientifiche (in particolare sui peptidi) che hanno visto protagonista, tra gli altri, il Professor Vittorio Erspamer. Quest’ultimo viene citato in uno scambio epistolare con Peter Gorman successivo all’analisi della secrezione del Kambo: “contiene un fantastico cocktail chimico con un potenziale terapeutico ineguagliato da nessun altro anfibio” (pp.84). Le parole “bioattivo” ed “enteogeni” presenti in queste pagine, indicherebbero inoltre che la secrezione “non agisce come un agente esterno che causa un effetto del corpo come potrebbe fare una medicina, una sostanza stupefacente o un veleno, ma permette al corpo di espletare appieno delle funzioni naturali” (pp.85).

Secondo Lattanzi quanto scoperto dal prof. Erspamer sulle possibili applicazioni dei peptidi del Kambo, coincide con i risultati ottenuti nei confronti dei tossicodipendenti: “l’attivazione della produzione endogena di endorfine interrompe il bisogno di assunzione di sostanze esterne e, in quanto bioattiva, non provoca tolleranza” (pp.129). Il titolo “medicine sciamaniche in sinergia” ci ricorda innanzitutto che Lattanzi è stato primo curandero europeo ad utilizzare in modo sinergico due enteogeni dalle proprietà sorprendenti: ovvero, al fine di facilitare “un lavoro di auto guarigione tramite la disintossicazione del corpo”,  applicare il Kambo sui Meridiani, secondo le indicazioni della Medicina Tradizionale Cinese, e poi somministrare la corteccia di Iboga ad alto e basso dosaggio.

Queste premesse fanno intuire quanto “Kambo e Iboga” sia  ricco di argomenti; e quindi ci limiteremo a ricordarne una parte, che non riguarda solo e soltanto i metodi della cosiddetta “guarigione spirituale” indotta dall’uso dei due enteogeni. Vengono dedicate, infatti, diverse pagine agli studi sull’Iboga e ibogaina, alcaloide che viene usato per risolvere i problemi legati alla tossicodipendenza, ADHD e ADD “e per attivare stati di coscienza quali sogno lucido e sonno attivo”. Altri capitoli ci raccontano di Nikola Tesla, delle sue visioni, in rapporto proprio al citato “sogno lucido” e poi dei segreti della tradizione tolteca di Don Juan e Carlos Castaneda.

Le conclusioni di Lattanzi non potevano non essere polemiche, contestando da un lato gli stati giuridici diversificati e contraddittori del Kambo e dell’Ayahuasca, e dall’altro l’idea dell’Iboga causa di dipendenza e quindi dell’indiscriminato “accorpamento dell’Ibogaina alle cosiddette droghe o sostanze stupefacenti”: “Al contrario, la corteccia della radice di Iboga e Ibogaina liberano dalle dipendenze e dalla compulsività, compiono un rimettaggio del cervello limbico riportandolo al suo stato originario di  funzionamento” (pp.148).

Il metodo del nostro “curandero” – fermo restando la premessa che “non è trattamento medico e non sostituisce trattamenti medici” –  infatti, è diverso dalle proposte di altri “facilitatori”. Lattanzi, consapevole dei guai causati da un uso indiscriminato dell’ibogaina (che è sostanza diversa dall’Iboga), ha pensato infatti “di dare dei trattamenti di Kambo come preparazione alla sessione di Iboga”: “Il Kambo ti rende più sano ed energico, in tal modo sei fisicamente pronto a sostenere l’energia dell’Iboga. Uno dei motivi per cui molte persone hanno avuto problemi con l’Iboga e l’Ibogaina, è dovuto ad una debole condizione di salute” (pp.54). Argomenti – ripetiamolo – per forza di cose controversi, tanto più in tempi in cui l’uso o il rifiuto del metodo scientifico vengono usati come una clava. Ad esempio: “l’equazione tra enteogeni e le categorie di neurotossicità e tossicodipendenza viene spesso data per scontata senza verificare neppure di cosa stiamo parlando. Si tratta di accuse incongrue in quanto essendo bioattivi, gli enteogeni – tra i quali il Kambo e l’Iboga – permettono un completo funzionamento di importanti potenzialità cerebrali e non creano tolleranza bensì sensibilità, che è il suo esatto contrario” (pp.24).

Siccome le affermazioni di Lattanzi sono state supportate da citazioni di diversi accademici, anche grazie a questa opera di testimonianze e antologia di studi antropologici e medici, possiamo scrivere senza troppe remore: “il dibattito è aperto”.

Edizione esaminata e brevi note

Giovanni Lattanzi è nato a Roma nel 1962. Si è laureato in Religioni e Filosofie dell’India e dell’Estremo Oriente con il professor Corrado Pensa che lo ha iniziato alla meditazione Vipassana. Per più di dieci anni ha praticato meditazione Zen in Francia, nella comunità buddhista di Plum Village fondata dal Maestro Thich Nath Hanh e dal 2005 è fardado della chiesa olandese del Santo Daime, il Ceu da Santa Maria. Pittore e poeta, ha tenuto mostre – personali e collettive – e performance d’arte in Europa; ha pubblicato due libri di poesie spirituali, “Dall’acqua e dal fuoco” (2006) e “Door Water en Vuur (2007). Dal 2009 facilita cerimonie di Kambo e Iboga in vari paesi tra cui Olanda, Italia, Repubblica Ceca, Finlandia, Messico e Perù e conduce workshop per aspiranti facilitatori di Kambo interessati ad imparare il suo metodo di applicazione. Vive e lavora ad Amsterdam.

Giovanni Lattanzi, “Kambo e Iboga. Medicine sciamaniche in sinergia”, Bibliosofica, Roma 2016, pp. 402

Luca Menichetti. Lankenauta, aprile 2017