Coppola Francis Ford

ll Padrino: Parte III

Pubblicato il: 7 Febbraio 2009

Siamo nel 1979, a New York: Michael Corleone (Al Pacino), sessantenne, fisicamente mal messo, è tormentato dai rimorsi e stanco di violenza; ha raggiunto in qualche modo una parvenza di rispettabilità: venduti i casinò ha utilizzato i servizi della Banca vaticana, dedicandosi a delle interessate opere di beneficenza, tanto da ottenere un’onorificenza della Santa Sede.
Alla festa che segue, mentre Mary (Sophia Coppola), la figlia di Michael, si innamora a prima vista del cugino Vincent Mancini (Andy Garcia), l’ex moglie Kay (Diane Keaton) chiede a Corleone di permettere al loro figlio Tony, che non gradisce gli affari del padre, di intraprendere la carriera di cantante lirico. Sarà esaudito pur dopo molte resistenze.
Micheal accoglie alle proprie dipendenze il nipote Vincent, figlio illegittimo del defunto Sonny, che lo mette in guardia contro il mafioso Joey Zasa (Joe Mantegna).
Vincent si dimostra violento com’era suo padre: una grana in più per lo zio contrario all’amore nato fra lui e Mary, primi cugini.

Nel frattempo Corleone è entrato in una grossa operazione finanziaria, l’Internazionale Immobiliare, vincendo l’ostilità di alcuni azionisti che non gradiscono un mafioso come loro socio, grazie all’aiuto di un arcivescovo dall’animo evidentemente molto poco francescano.
L’affare alletta anche i capi delle famiglie mafiose che vorrebbero partecipare all’affare; ma Michael rifiuta, perché l’operazione, nelle intenzioni, risulterebbe finalmente pulita.
I boss ne parlano in una riunione ad Atlantic City, nella quale Corleone, dopo essere stato minacciato da Zasa, assiste alla strage dei presenti, compiuta mitragliando da un elicottero, e dalla quale lo salva Vincent. Zasa, responsabile materiale della carneficina sarà massacrato da Vincent.
L’ordine era venuto dal potente boss Lucchesi, al quale obbedisce oramai anche l’anziano capo Don Altobello (Eli Wallach), che i Corleone pensavano loro amico. Superato a stento un attacco di diabete, Michael parte per la Sicilia: è prossimo il debutto del figlio al teatro Massimo di Palermo, nella “Cavalleria rusticana”.
Giunto in Italia, l’aspirante ex Padrino confessa i suoi peccati al Cardinale Lamberto (Raf Vallone), che sarà eletto Papa di lì a poco col nome di Giovanni Paolo I…!!!!!….., e di cui conosce la fama di santità….

In relazione alla professionalità degli interpreti c’è davvero da dire molto poco: sono tutti degli eccellenti attori a cominciare dal solito Al Pacino per continuare con Andy Garcia e Jo Mantenga. Ben altro discorso riguarda regia, sceneggiatura, soggetto. E qui il nostro Coppola ha toppato e parecchio, probabilmente mal consigliato o semplicemente disinteressato a dare una parvenza di realismo all’ultimo capitolo della saga mafiosa. In compagnia dell’invecchiato Mario Puzo (me lo ricordavo scrittore volgarotto e sopravvalutato, ma dotato di una certa efficacia narrativa) ha imbastito una storia complessa e potenzialmente di grande presa emotiva; una sorta di tragicissimo melodramma moderno fatto di sangue, violenza, passione. Potenzialmente però: si alternano grandi momenti, che ricordano i due precedenti capitoli, a cadute di gusto e banalità assolutamente ridicole.
Il film regge bene fin tanto che l’ambientazione rimane americana; poi giunti in quel di Sicilia lo sbraco dei luoghi comuni e del trito e ritrito diventa totale. Non ci viene purtroppo risparmiata una Sicilia rurale, col mafioso coppola e lupara – munito già obsoleto al tempo del prefetto Mori.
Coppola e Puzo si capisce che di italiano ormai hanno solo il cognome. Per non parlare del terrificante pastrocchio storico-politico che ci viene propinato. Da sempre, nel cinema (e non solo), la storia è oggetto di disinvolta manipolazione. Basti pensare all’ultimo film di Paolo Benvenuti: una dichiarata operazione di revisionismo da sinistra ove risulta che l’eccidio di Portella della Ginestra è stato commissionato direttamente da Papa Pio XII, dal futuro Papa Paolo VI, De Gasperi, la CIA, Don Sturzo, la X MAS, Scelba, Truman, ed ovviamente Andreotti.

Ma se nel Padrino III gli  intenti politici non sono affatto evidenti, balza agli occhi semmai un frullato di luoghi comuni imbastito per esigenze di spettacolo, che si sommano a stereotipi molto americani. Il film, nella sua ambientazione sicula, mette insieme un collage di controverse vicende italiane, più o meno mascherate, quali il suicidio – omicidio Calvi, Marcinkus e lo IOR, Gelli, il presunto avvelenamento di Papa Giovanni Paolo I, gli evidenti intrecci mafia politica.
Una notazione: quando Calo si reca da Lucchesi per fagli la pelle, prima di scannarlo esclama il leggendario “Il potere logora chi non ce l’ha!” di andreottiana memoria.
Se qualcuno ha parlato di “cadute di gusto” ci sarà pure un perché.. Tutto questo ambaradan (scannamento del simil-Calvi, uccisione dell’Arcivescovo, avvelenamento del Papa) è concentrato durante la rappresentazione della Cavalleria Rusticana al Massimo di Palermo, luogo di un’impressionante serie di ammazzamenti ed agguati. Notazione musicale: incredibilmente la scena della processione, sicuramente di grande presa emotiva, viene posticipata verso la fine dell’opera, quando gli omicidi crescono di intensità. Non c’è stato nessuno dei nostri benevoli critici cinematografici che abbia notato questa castroneria. Per non parlare del mediocre Turiddu di Franc D’Ambrosio, se proprio vogliamo insistere con la  musica, che non aiuta certo a risollevare le sorti di questo terzo capitolo della saga. Si vocifera di un Padrino IV con James Gandolfini.
Tocchiamo ferro.

Edizione esaminata e brevi note

Anno di produzione 1990
USA
Regia: Francis Ford Coppola
Attori: Al Pacino (Michael Corleone)
Diane Keaton (Kay Adams)
Talia Shire (Connie Corleone)
Andy Garcia (Vincent Mancini)
Eli Wallach (Don Altobello)
Helmut Berger (Frederic Keinszig)
Richard Bright (Al Neri)
Franco Citti (Calo)
Sofia Coppola (Mary Corleone)
Franc D’ambrosio (Anthony Corleone)
Donald Donnelly (Arcivescovo Gilday)
Bridget Fonda (Grace Hamilton)
George Hamilton (B.j. Harrison)
Joe Mantegna (Joey Zasa)
Don Novello (Dominic Abbandando)
John Savage (Padre Hagen)
Raf Vallone (Cardinal Lamberto)
Soggetto: Mario Puzo
Sceneggiatura: Francis Ford Coppola, Mario Puzo
Fotografia: Gordon Willis
Musiche: Carmine Coppola
Montaggio: Lisa Fruchtman, Barry Malkin, Walter Murch
Costumi: Milena Canonero
Scenografia: Alex Tavoularis
Dean Tavoularis

Recensione pubblicata originariamente nel 2003 su ciao.it e qui modificata

Luca Menichetti. Lankelot, 7 febbraio 2009.