Ghelli Simone

L’ora migliore e altri racconti

Pubblicato il: 21 Marzo 2011

Questa raccolta di racconti sembra uscita da uno stato di dormiveglia. L’autore, nella sua premessa iniziale, pone l’accento su tre elementi portanti: l’acqua, il sogno, la follia; sono certo caratteristiche importanti all’interno del narrato, e facenti parte della sua scrittura, ma da lettore il senso complessivo che ne ho avuto, appena terminata la lettura, è stato quello di uno stato di dormiveglia. Sarà forse stato un influsso inconscio del primo racconto, che dà il titolo anche alla raccolta, dove “È una forma d’intimità, quella che più avvicina la scrittura al sonno.” (pag. 17).

Il protagonista parla della parola scritta, della scrittura, della sua incapacità di scrivere nelle ore notturne, “Proprio non ci riesco. A scrivere di notte, dico. Anche se la mia testa gira bene, c’è questo piccolo problema delle palpebre.[…] Dopo una cert’ora a me vengono giù. Si fanno pesanti come asciugamani bagnati.” (pag. 15). Sono, forse, a ben guardare, racconti da occhi semichiusi, come su una spiaggia battuta dal vento, a guardare l’orizzonte marino. Mi riporta, questo, al porto sepolto ungarettiano, ma le mie sono semplici associazioni, nient’altro. Dicevo poco fa dello stato di dormiveglia perché è una condizione di semicoscienza, e queste storie sembrano stare sul limite, in un equilibrio che è costante mancanza e ritrovamento temporaneo di esso. L’autore scrive che sono racconti scritti nell’arco di sei anni, alcuni pubblicati già su riviste on-line e cartacee, su antologie edite, e rendono l’idea di un percorso sviluppatosi nel tempo, come stazioni di una linea ferroviaria. Raccontano momenti di confine, zone di passaggio, crisi personali, cercano di indagare come l’esterno influisca sugli individui, dalla chiusura di una fabbrica alla frequentazione di un manicomio, dal perdersi in strade dai nomi di filosofi, ad una luce che fa volgere lo sguardo altrove rispetto al solito. La scrittura succede ed asseconda il materiale narrativo, per farsi tramite di esso. Una cosa da non leggere, prima dei racconti, è a mio avviso la premessa, che toglie un po’ il gusto della scoperta di ciò che segue, anche se posso, credo, capirne la necessità per l’autore. Solo che, lo ammetto, mi ha all’inizio condizionato nella lettura, cosa che invece non avrei voluto sentire. Leggetela alla fine, allora, così da confrontarla con le vostre impressioni. A me hanno lasciato una curiosità riguardo a prove di più ampio respiro, intendendo con questo non solo un romanzo, ma pure racconti più lunghi, essendo questi davvero come sorsi d’acqua, ognuno dal sapore leggermente diverso. Una prova, questa de L’ora migliore e altri racconti, che mi ha interdetto, perché la sento come prodromica verso altro, una strada sotterranea, o subacquea. Riprendo le parole che aprono la raccolta: “Non potrò dunque mai scrivere / veramente a caso e senza disegno, / sì da almeno sbirciare, traverso il subbuglio / e il disordine, il fondo di me?” (Tommaso Landolfi). L’impressione è che l’autore, al fondo, ancora non sia arrivato, ma la via mi sembra tracciata.

Edizione esaminata e brevi note

Simone Ghelli (Cecina (LI), 1975. Scrittore e critico cinematografico. Ha pubblicato due saggi – “L’Atalante di Jean Vigo” (Traccedizioni, 2000) e “La tradizione grottesca nel cinema italiano” (L’Orecchio di Van Gogh, 2009) – e due romanzi – “L’albero in catene” (NonSoloParole, 2003) e “Il Pigneto liberato” (0111 Edizioni, 2008). Dal 2009 è redattore della rivista cinematografica “Close up. Storie della visione”. Nello stesso anno ha dato vita, insieme ad altri autori, al collettivo “Scrittori Precari”.

andrea brancolini 21 marzo 2011

Simone Ghelli in rete:

un’intervista http://creativascrittura.blogspot.com/2008/06/trucchi-e-sfida-di-intervista-con.html

http://www.scrittorisommersi.com/autori/simone-ghelli/

http://scrittoriprecari.wordpress.com/

Edizioni Il Foglio: http://www.ilfoglioletterario.it/index.html