Jesurum Olga

Il personaggio muto

Pubblicato il: 14 Agosto 2015

E’ stato Victor Hugo a scrivere, probabilmente per la prima volta, del “personaggio muto”. Lo ha ricordato Olga Jesurum grazie alla citazione di un brano tratto da “Sul grottesco”: “Il luogo dove è avvenuta una catastrofe, ne diviene un testimonio terribile e inseparabile e l’assenza di questa specie di personaggio muto renderebbe incomplete nel dramma le scene più importanti della vicenda” (pp.8). In altri termini, secondo lo scrittore francese, la scenografia in ambito teatrale assumerebbe l’importanza di un personaggio, anche se muto. Anche il teatro musicale ha visto sempre più affermarsi il ruolo della scenografia e proprio questa prospettiva, negli anni, è stata oggetto degli studi della musicologa Olga Jesurum. Ne è scaturito il libro edito dall’Istituto Nazionale Studi Verdiani, storia dell’interpretazione scenografica delle opere di Verdi; e in particolare dei “Vespri siciliani”, di “Traviata”, di “Un ballo in maschera” e della “Forza del destino”. Una pubblicazione esteticamente molto ben curata, arricchita da una ricca selezione iconografica di scene e bozzetti, e soprattutto caratterizzata da una scrupolosa attenzione per l’evoluzione degli allestimenti delle quattro opere: le soluzioni adottate dai primi allestitori ottocenteschi, realizzate per lo più secondo i dettami dello stesso Verdi, passando per l’evoluzione delle idee del maestro di Busseto sul teatro musicale (ad esempio la sempre più stretta corrispondenza tra elemento visivo e componente musicale), per le novità indotte da un’organizzazione teatrale in mutamento, per approdare infine alla metà del secolo scorso con gli allestimenti – tra i tanti – di Primo Conti e di Lila De Nobili.

Due secoli di scenografia verdiana che sono stati raccontati anche sulla scorta di un confronto fra scenari. In particolare tra la fonte letteraria delle opere (“La Dame aux camelias” di Alexandre Dumas, “La signora delle camelie” di Tettoni e “La traviata” di Francesco Maria Piave) e le prime “disposizioni sceniche”, ovvero indicazioni verdiane che rappresentarono una sicura guida per lo scenografo ottocentesco, “diviso tra libertà d’invenzione e necessità della messinscena” (pp.49). Una concezione visiva che muta parzialmente con “La Forza del destino”: “il dramma spagnolo si caratterizza infatti per quadri scenici molto ampi, abitati da numerosi personaggi amalgamati in una sorta di tableau vivant” che “nel loro insieme esemplificano la varietà del genere umano” (pp.71). Da qui un mutamento anche del teatro verdiano in quanto tale: lo spettacolo si trasforma e “non si regge più sulle vicende dei singoli protagonisti, ma tutti gli elementi che nel loro insieme formano i quadri scenici vengono a formare il nuovo dramma”. E’ evidentemente una tappa di quel percorso che poi approderà alla “visione globale” del “Falstaff”, e “che condizionerà la messinscena del Novecento” (pp.87).

“Il personaggio muto” quale storia della scenografia del teatro verdiano – mentre a inizio Novecento si delineavano le nuove figure professionali del Direttore degli allestimenti scenici e del Direttore di scena – racconta inoltre l’Arturo Toscanini più autentico, il musicista che non si limitava semplicemente a dirigere la sua orchestra, e che difatti “ebbe atteggiamenti per molti versi simili a Verdi, nel controllo dell’esecuzione musicale e delle parti dello spettacolo (scenari, costumi, luci) poiché conduceva il tutto all’interpretazione musicale” (pp.96). I due secoli di scenografia verdiana, come anticipato, approdano agli anni di Primo Conti e della sua interpretazione del “Ballo in maschera” (1935), “considerata sino a quel momento la più innovativa, la più stravolgente” (pp.133); e vent’anni dopo alla Traviata con regia di Visconti, Maria Callas nel ruolo di Violetta e Carlo Maria Giulini direttore d’orchestra. Un ricordo che significativamente chiude il volume di Olga Jesurum proprio perché quell’allestimento “ha portato all’affermazione definitiva della regia del melodramma, grazie alla quale la concezione intera dello spettacolo, e con essa la scenografia, assunse un significato nuovo senza precedenti” (pp143).

Edizione esaminata e brevi note

Olga Jesurum, (Roma, 1965), ha conseguito il diploma di Pianoforte nel 1989 presso il Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, sotto la guida di Giuseppe Scotese. Nel 1993 ha vinto il Primo Premio del concorso per una Tesi di Laurea sul Teatro Musicale, indetto dall’Associazione Amici del Loggione del Teatro alla Scala. Nel 1995 ha vinto la VII edizione del Premio Rotary Giuseppe Verdi, con un progetto di ricerca riguardante le scenografie verdiane a cavallo fra i due secoli. Nel 1996 è stata nominata socio corrispondente della Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi. Dal 2003 al 2008 ha collaborato con il Teatro dell’Opera di Roma per il reperimento e gestione dei fondi delle attività di formazione ed è responsabile del progetto per il recupero conservativo dei costumi del Teatro. Dal 2006 al 2010 ha insegnato Storia della scenografia presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza (Corso di Laurea Magistrale in Forme e Tecniche dello Spettacolo).

Olga Jesurum, “Il personaggio muto”, Istituto Nazionale Studi Verdiani (collana Premio int. Rotary Club Parma G.”Verdi”), Parma 2015, pp.225 + 78 tavole a colori fuori testo.

Luca Menichetti. Lankelot, agosto 2015