Scalzi John

L’ultima colonia

Pubblicato il: 20 Novembre 2014

La vita del settantenne John Perry sembra essere diventata finalmente tranquilla: congedato dalle Forze di Difesa Coloniale, dove aveva servito con un corpo di ventenne, vive con Jane Sagan (anche lei ex militare delle FDC, creata pochi anni prima da un assemblaggio di dna, tra cui quello della defunta moglie di Perry) e la figlia adottiva Zoe, ed è diventato amministratore e difensore civico del tranquillo pianetino di Huckleberry, popolato da un gran numero di immigrati indiani. Dopo aver sventato il piano stragista di Boutin, lo scienziato parzialmente resuscitato nel corpo del soldato Jared Dirac, i combattimenti, nel violento universo conteso dall’Unione Coloniale e dalle altre razze aliene, sembrano definitivamente abbandonati; come del resto sono stati abbandonati, sia da Perry che da Jane, i loro precedenti corpi verdastri, geneticamente potenziati e adatti ad affrontare le situazioni più improbabili e pericolose. Una tranquillità che sconfina nella noia ma che presto sarà infranta dall’arrivo di una vecchia conoscenza, il Generale Rybicki. Non certo una visita di cortesia perché subito giunge una proposta che lascia pochi margini di scelta: ai due coniugi viene affidata la guida del governo di Roanoke, un pianeta prossimo ad essere colonizzato dagli umani. Superate la iniziali titubanze John e Jane, accompagnati dalla figlia e dai suoi due mostruosi Obin, si danno da fare per portare a termine la missione, anche se ben presto si renderanno conto che le cose non stanno proprio come erano state loro raccontate; non fosse altro che la destinazione non è più Roanoke ma un pianeta del tutto sconosciuto. La coppia di ex FDC non avrà soltanto a che fare con una natura ostile, con creature pericolose e con coloni riottosi alla disciplina. I problemi più gravi e letali provengono dagli stessi capi dell’Unione: la popolazione guidata da Perry rischia di fare la parte dell’esca, col rischio di finire incenerita, per permettere la distruzione delle astronavi del cosiddetto Conclave, una federazione di razze extraterrestri che intende limitare la colonizzazione degli umani. Presi tra due fuochi, nel vero senso della parola, il maggiore John Perry e il tenente Sagan, alla quale è stato restituito un corpo nuovamente potenziato, dovranno salvare la pelle e nel contempo sventare le ciniche trame dei loro superiori. L’epilogo della trilogia riporterà l’arzillo vecchietto con corpo di ventenne alla madre patria Terra – sarà il lettore a scoprire come – pianeta da tempo emarginato a causa dello strapotere tecnologico e militare dell’Unione Coloniale, ma in parte ancora legato a sani principi democratici. John Scalzi sa bene che per rendere davvero interessante una storia, anche se la priorità è quella di intrattenere il lettore, non è sufficiente una trama ben congegnata, con qualche colpo di scena al momento giusto. Occorre anche altro: ad esempio la rappresentazione di conflitti etici, proprio come avviene nella trilogia, di prospettive future inquietanti e tutt’altro che improbabili (vedi la manipolazione genetica), di situazioni che richiamano la spregiudicatezza dei governi contemporanei (il sempreverde imperialismo dei cosiddetti stati democratici e il vizio di manipolare l’informazione) contrapposti ad una società civile probabilmente più idealista e meno corrotta.

L’aver voluto insistere su strategie fin troppo macchinose, con alieni e umani che sembrano tanti piccoli Frank Underwood (ndr: l’immenso bastardo di “House of Cards), alcuni dialoghi che ricordano gli extraterresti fin troppo umani di “Star Trek” (tutti elementi che ci ricordano lo Scalzi consulente creativo per la televisione), non ci permettono considerare “L’ultima colonia” quale migliore romanzo della serie di “Old Man’s War”; ma è altrettanto vero che i leitmotiv, già presenti in “Morire per vivere” e “Le brigate fantasma”, non cambiano più di tanto: dilemmi e inquietudini emergono senza soluzione di continuità tra le pagine di una scrittura disinvolta e ricca di irriverente autoironia. Altrimenti non avremmo letto del gamerano Charles Stross (una sorta di tartaruga con dna umano creata per vivere nello spazio privo di aria), guarda caso omonimo dello scrittore britannico specializzato in hard science fiction. Anche alcune affermazioni apparentemente più banali, come quelle messe in bocca a Savitri, la capricciosa assistente di Perry alle prese con le difficoltà della colonizzazione (“Passare da un palmare a un quaderno degli appunti è traumatico”) hanno un loro perché: l’ennesima conferma di come la letteratura di fantascienza, malgrado gli scenari futuri, in realtà ci abbia sempre detto molto del nostro presente.

Edizione esaminata e brevi note

John Scalzi, (Fairfield, 10 maggio 1969) è un giornalista e scrittore americano. Con il suo primo romanzo Morire per vivere (Gargoyle 2012) ha vinto il John W. Camp­bell Award 2006 come miglior scrittore esordiente e lo stesso libro è stato anche finalista al Hugo Award come miglior romanzo dell’anno. Ha pubblicato inoltreLe Brigate Fantasma (Gargoyle 2013), Zoe’s Tale e The Human Division. Con Redshirts ha vinto il Hugo Award per il miglior romanzo e il Locus Award per il miglior romanzo di fantascienza. È autore inoltre di saggi e racconti. È stato consulente creativo per la popolare serie televisiva di fantascienza Stargate Universe e fino al 2013 è stato presidente della Science Fiction and Fantasy Writers of America.

 John Scalzi,“L’ultima colonia”, Gargoyle (collana Extra), Roma 2014, pag.315. Traduzione di Benedetta Tavani

Luca Menichetti. Lankelot, novembre 2014