De Prophetis Fabrizio

Colpevole d’innocenza

Pubblicato il: 25 Ottobre 2020

I lettori più accorti probabilmente si saranno resi conto che subito dopo la fine della brevissima stagione di “Mani pulite” nel campo dell’editoria si sono moltiplicati memoriali e biografie di politici e personaggi implicati in inchieste di corruzione, concussione e così via. Libri che in sostanza promuovevano una cultura garantista, lamentando l’esistenza di un feroce giustizialismo, di inchieste orientate politicamente, di giudici spietati alla Davigo. A distanza quasi trent’anni, se pensiamo all’ultimo saggio di Manconi – Graziani, pare che poco sia cambiato. Fermo restando che, per molti di noi, magari a causa di nostri limiti, le parole “garantismo” e “giustizialismo” assumono tutt’ora un significato parecchio ambiguo. Come dire: parole usate a capocchia.

Questa premessa ad un libro autobiografico che tratta un caso di chiara malagiustizia forse non è del tutto superflua proprio per sottolineare che “Colpevole d’innocenza” di primo acchito non c’è sembrato affatto scritto sulla scia dei citati memoriali. La disavventura dell’incolpevole – ripetiamolo: incolpevole – Fabrizio De Prophetis inizia infatti nel lontano 1985 quando una mattina si presenta alla soglia del suo appartamento romano la Guardia di finanza e lo arresta. L’accusa è pesante: corruzione per aver percepito bustarelle con lo scopo di trattare più velocemente delle pratiche relative ai pagamenti per lavori di opere pubbliche. Come De Prophetis riuscirà a scoprire da lì a poco, l’accusa si basa sulle parole di un presunto pentito, per la precisione il ragioniere capo del comune di Nuoro a sua volta accusato di peculato, falso ideologico, corruzione, concussione ed emissione di assegni a vuoto. Da quel momento gli saranno riservati giorni umilianti, ovvero preda di un sentimento piuttosto scontato per chi, in arresto, ancora non sa bene di cosa è accusato, sballottato da carcerieri, spesso arroganti, prima 5 giorni nel carcere di  Regina Coeli a Roma, poi 10 giorni nel carcere di Badu e Carru a Nuoro ed infine 45 giorni agli arresti domiciliari. Una reclusione che gli farà conoscere diversi detenuti con i quali sostanzialmente si creeranno delle solidarietà e dei sentimenti di amicizia; come con i compagni di cella di Regina Coeli, in particolare con lo slavo tuttofare prodigo di consigli. Diverso discorso in quel di Nuoro quando De Prophetis sarà rinchiuso in isolamento e avrà a che fare con le diverse fazioni di detenuti. Difficoltà che diventeranno ancor meno sopportabili da quando incontrerà un avvocato ambiguo e un giudice la cui figura gli appare subito “deprimente e demoralizzante”; realizzando subito di trovarsi “in presenza di un soggetto complesso e con la coscienza forse sporca per quello che si accinge a fare” (pp.77). Poi per fortuna l’arrivo di un giudice intellettualmente più onesto, la versione di De Prophetis in merito alle manovre del ragioniere capo di Nuoro, gli permetteranno il ritorno ai domiciliari, fino alla definitiva scarcerazione. Anche se prima di giungere al proscioglimento, e quindi alla ricostruzione dei motivi della sua chiamata in causa e così aver dimostrato come in realtà la stessa Guardia di finanza avesse preso un granchio nel controllare i suoi conti bancari, fu costretto a subire un interrogatorio vissuto per larga parte in maniera drammatica. Interrogatorio tuttavia terminato più che bene, condotto da un magistrato che alla fine farà scoprire la sua cinica strategia: “Il giudice rimane perplesso e mi chiede di che errore si tratti, glielo spiego ridendo e porgendoglielo in modo tale che da quel momento, impossibile a spiegarsi, io non mi trovo più dinanzi ad un giudice, ma ad un amico, infatti si alza in piedi, mi allunga la mano per salutarmi, mi invita a firmare il verbale e mi chiede scusa per l’approccio violento che ha dovuto assumere: «Fa parte del nostro mestiere, dottore, se non facciamo così non riusciamo mai a cavare un ragno dal buco, il suo atteggiamento sicuro e spavaldo mi ha convinto della sua estraneità al fatto su cui indaghiamo»” (pp.164).

Peraltro “Colpevole d’innocenza” è memoriale ricco di attestazioni sul grande amore di De Prophetis per Roma, nonché chiaramente per la sua famiglia, per la moglie alla quale dedica alcune poesie scritte proprio durante la detenzione. Sconfinamenti dalla cronaca giudiziaria dura e pura che fanno ben capire la sua “grande passione per la scrittura”; anche se il contributo più interessante del libro sta in sostanza nelle precise descrizioni riferite ai luoghi della sua disavventura, al suo stato d’animo, ai suoi incontri con uomini delle istituzioni e carcerati, nonché nell’atteggiamento intellettualmente onesto ed empatico di Fabrizio De Prophetis. Tanto da non aver avuto alcuna remora ad ammettere lo spirito di solidarietà, e quasi di amicizia, che si era instaurato con alcuni compagni di detenzione. Ci potremo pure sbagliare ma, al di là di un più che comprensibile risentimento nei confronti di coloro, vuoi gli autentici corrotti, vuoi i cialtroni delle istituzioni (avvocati e il primo giudice), che lo hanno umiliato e messo nei guai, non sembra aver voluto infierire nei confronti di un sistema giudiziario che più che altro sembra fallire a causa degli eccessi burocratici, dell’ignoranza, dell’impreparazione professionale piuttosto che a causa di una totale malafede “di chi dovrebbe difenderci e tutelarci”.

Del resto è lo stesso De Prophetis a ribadire il senso di questo suo interessante memoriale: “Che dire di questa avventura: comunque non mi lamento, penso infatti che a qualcuno sia andata molto ma molto peggio di me. Non nutro alcun rancore, forse potrei prendermela con la giustizia, ma come si fa a recriminare nei confronti di un qualcosa che non esiste?” (pp.170).

Edizione esaminata e brevi note

Fabrizio De Prophetis, nasce a Marino il 1 maggio 1938 e vive a Roma dal 1943. Oggi in pensione, ha lavorato per la Cassa depositi e prestiti in qualità di Ispettore generale, mantenendo una grande passione per la scrittura. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Il tram in Italia, in Europa e nel mondo, Officina edizioni; Di testa mia, ed.Tip.Detti; La storia attraverso strade, ed.Tip. Detti; Parliamone (epigrafi di Castelli Teramo) ed. L’eco di San Gabriele. Per iacobellieditore ha già pubblicato: Di qui passò… Itinerari attraverso le epigrafi di Roma.

Fabrizio De Prophetis, “Colpevole d’innocenza”, Iacobelli editore (collana: Frammenti di memoria), Guidonia 2020, pp. 192.

Luca Menichetti. Lankenauta, ottobre 2020