Cazzato Giampiero

Il custode

Pubblicato il: 6 Gennaio 2012

Prima di aver letto “Il custode” non conoscevo il giornalista e scrittore Giampiero Cazzato e quindi davvero non saprei dire se la sua recente collaborazione a quotidiani e periodici dell’area di sinistra antagonista, ora extraparlamentare, risponda in pieno alle sue idee politiche e i suoi articoli abbiano o non abbiano mostrato una particolare ortodossia falce e martello. Certo è che questa ortodossia non appare presente nel “Custode”, il libro che è biografia politica di Giorgio Napolitano ed anche sintesi, fino al novembre 2011, dell’attività di Presidente della Repubblica alle prese con la crisi istituzionale, la crisi economica e le parole in libertà dei nostri onorevoli. Cazzato sicuramente azzarda qua e là dei giudizi personali, peraltro anche con affermazioni critiche nei confronti delle scelte dell’estrema sinistra e sul suo stato comatoso, ma per lo più racconta i fatti per quelli che sono e fa parlare personaggi che hanno conosciuto bene Napolitano, senza per questo sottrarsi ad un giudizio sulle intenzioni e le strategie del Presidente della Repubblica.

Leggiamo a pagina 22: “L’obiettivo cui si sta lavorando al Colle, sin dal primo giorno, è quello di mettere fine alla guerra a bassa intensità tra maggioranza e opposizioni. Non in nome di un vago buonismo istituzionale, ma semplicemente perché superato un certo livello il conflitto rischia, appunto, di far venire giù l’intero edificio. E’ nel dialogo che sta la parola chiave di questi primi anni di presidenza”. E poi ancora: “Si può dissentire dal suo rigorismo finanziario, come sugli inviti alla concordia e al dialogo. Si può criticarlo aspramente per le leggi vergogna che ha firmato o l’avallo dato alla guerra in Libia. Però non si può non vedere che il Presidente della Repubblica è oggi qualcosa di più di una figura di garanzia, del neutrale arbitro di una partita giocata da altri.” Effettivamente sul “dialogo” sono state spese molte parole, molto è stato contestato a Napolitano, quanto meno nella considerazione che poi tutta questa contrapposizione maggioranza – opposizione, in costanza di inciuci, non si è mai vista, con buona pace del tanto citato  antiberlusconismo, proprio semmai della cosiddetta società civile e, visti i risultati, del tutto latitante presso Palazzo Madama e Montecitorio. E’ vero però che il ruolo del Presidente della Repubblica non è semplicemente notarile e, almeno nell’interpretazione data nel “Custode”, i silenzi, una prudenza spesso tacciata di complicità e appecoronamento da parte di chi lo voleva meno neutrale, sono stati interpretati come una tattica volta poi a disinnescare, grazie alla Corte Costituzionale, le iniziative eversive del Cavaliere ed evitare pericolosi scontri istituzionali.

Comunque la si voglia pensare è un dato di fatto, ribadito più volte tra le pagine del libro, che Napolitano, in questo grandissimo marasma chiamato Italia, è diventato il referente istituzionale più credibile per un’opinione pubblica che non sa più a che santo votarsi: si cita una percentuale di gradimento che ha toccato quota 92 per cento, mai vista prima d’ora, neppure al tempo di Pertini e Cossiga. Un Presidente quindi non più percepito come espressione di un singolo schieramento politico. Tant’è in uno schieramento, anzi in una “Chiesa”, Napolitano ha avuto le sue origini politiche e di questo Cazzato ha voluto dare conto. Napolitano è stato tra i più importanti leader di quella corrente migliorista del PCI che auspicava una convergenza col partito socialista e, alla fine di un decennale percorso politico, fu tra i primi ad ammettere quanto il partito comunista italiano fosse in ritardo sulla Storia e, a sinistra, non esistessero reali terze vie tra comunismo e socialdemocrazia: “Insomma la svolta del 1989, lascia intendere, è una svolta fuori tempo massimo, compiuta con pesante ritardo” (pag. 124). Una vita fatta anche di gravi errori, come l’avvallo all’invasione sovietica in Ungheria del 1956, anche se poi di questa ortodossia assassina ha saputo chiedere perdono. Un percorso politico che, partito dagli anni dello stalinismo e di Togliatti, di totale  drammatica contrapposizione tra gli schieramenti, arriva ai giorni nostri caratterizzati da progetti eversivi e inciuci senza freni. Nel “Custode” Napolitano viene raccontato soprattutto con le testimonianze di chi lo ha conosciuto bene, come un comunista anomalo, molto britannico nello stile; si ricorda la sua contrapposizione con Berlinguer e con gli ortodossi che guardavano all’Urss. Inoltre non mancano pagine dove abbondano affermazioni tipiche della cosiddetta “casta”, a volte grottesche, ciniche ma del tutto realistiche, a volte fuori dalla realtà e buttate là come giustificazione delle proprie marachelle. Berlinguer, rispondendo alla domanda perché ce l’avesse tanto con i socialisti: “Vedi, i democristiani commettono peccato ma almeno sanno di peccare. I socialisti lo commettono e basta” (pag. 114). ignorile, ex leader Psi: “Ho fatto una battaglia di minoranza per tenere aperta la porta al Pci e posso dire che nei momenti cruciali loro non hanno fatto la scelta socialista […] Non l’hanno fatta neppure nel 1992, nel momento in cui la crisi del craxismo era visibile e nel Psi si era manifestata una disponibilità per andare verso una federazione. A onore del vero lo stesso Craxi era entrato in quest’ottica, dal quale lo cacciò Achille Occhetto con le monetine davanti al Raphael” (pag. 99).

“Il custode” è quindi la storia politica di Napolitano ma senza tralasciare quello che accadeva nel Pci, inteso come partito unitario, e nella corrente di destra del partito. Nel capitolo dedicato ai miglioristi milanesi, al centro delle inchieste di Mani Pulite, ovviamente non poteva mancare lui: Silvio Berlusconi. In argomento un libro delle edizioni kaos come “Il baratto” potrà svelare molte cose, ma per ora basti ricordare, come ha fatto Cazzato, che nel 1988 la Finivest firmò un contrattone con la Tv sovietica. Queste le parole del Presidente (Fininvest) che già aveva definito i comunisti sovietici come persone “mitissime”: “Noi non abbiamo cattivi rapporti col Partito Comunista Italiano, e cerchiamo di averne sempre di migliori”. Non c’è dubbio che nel leggere le biografie bisogna stare attenti alle date. C’è il rischio che appaia più anticomunista e più antisovietico l’attuale Presidente della Repubblica

Edizione esaminata e brevi note

Giampiero Cazzato, giornalista e scrittore. Ha lavorato per “Liberazione”, occupandosi di politica e società e al settimanale “La Rinascita della sinistra” dove ha ricoperto il ruolo di inviato parlamentare. Attualmente collabora con “Il Venerdì” di Repubblica e con “Il manifesto”.

Giampiero Cazzato, Il custode. Giorgio Napolitano: dal PCI al Colle la difesa della Costituzione e la guida del Paese nella crisi più difficile, Castelvecchi, Roma 2011, pag. 170

 Luca Menichetti, per Lankelot, gennaio 2012