Calandrone Maria Grazia

Splendi come vita

Pubblicato il: 26 Giugno 2021

Sono figlia di Lucia, bruna Mamma biologica, suicida nelle acque del Tevere quando io avevo otto mesi e lei appariva da ventinove anni nel teatro umano. Sono figlia di Consolazione, bionda Madre elettiva, da me fragorosamente delusa“. Si rimane maledettamente figli, sempre. La connessione di vita con chi ci ha generato e con chi ci ha cresciuto non si dissolve, a prescindere. Maria Grazia Calandrone con il suo magnifico “Splendi come vita”, a mio avviso una delle opere migliori dell’anno, ha avuto il coraggio di scandagliare nella propria e più intima condizione di figlia. Per farlo ha avuto l’altrettanto temerario ardire di ricorrere all’incanto del linguaggio poetico: non esattamente da tutti. Ma i poeti, si sa, fanno poesia anche quando non lo sanno. E in “Splendi come vita” la poesia è sospinta dentro ogni silenzio, ogni memoria, ogni respiro.

Nel 1965, a soli otto mesi, Maria Grazia Calandrone ha una nuova mamma. La donna che l’aveva messa al mondo decide di non poter andare oltre. “Non sembrano premesse favorevoli a scagionarsi dalla constatazione d’essere vivi“, scrive l’autrice quasi citando Cioran. “Ma la vita ci ignora, ignora soprattutto i pregiudizi e l’ovvio. Tutto cicatrizza, a nostra insaputa“. Come a dire che la vita, come nel titolo, splende e un po’, come direbbero altri, se ne frega. Maria Grazia diventa figlia per la seconda volta di una mamma professoressa di Lettere, più in là con gli anni e coi capelli chiari. L’amore tra Consolazione, la mamma bionda, e la piccola Maria Grazia scade quando la bimba ha solo 4 anni: “Sono caduta nel Disamore a quattro anni, quando Madre rivelò Io non sono la tua Mamma Vera“. Il dis-amore non è il contrario dell’amore, il dis-amore è una caduta dall’amore, un precipizio che somiglia alla viltà, una voragine che non ti spieghi e non vorresti, ma c’è.

Ho provato a entrare nei pensieri di quella madre. Cosa può averla indotta a confessare a una bimba di quattro anni: “Io non sono la tua Mamma Vera“? C’è una frattura, un conflitto, un fallimento, un rifiuto, un terrore, un orrore? Si vuole prima e, semplicemente, non si vuole più dopo? Oppure: madri non ci si inventa? Mamma vera è in opposizione a lei, mamma non-vera? Maria Grazia, però, deve aver capito o, almeno, sembra giustificare: “Negli anni Sessanta, i genitori si muovevano secondando la natura della quale disponevano per nascita, più raramente per cultura analitica, e agivano come meglio sapevano agire. In mancanza d’istinto parentale o lungimiranza emotiva, non consultavano lo squadrone di psicologi che oggi tende a ispezionare e circondare con cuscinetti d’ipotesi e risoluzioni profumatamente pagate (forse solo per ciò sollecitando gli auscultati a risolvere le proprie incertezze) i nostri disagi domestici e le oscillazioni nostre“.

Poi? Poi si sopravvive come fanno i figli di 4 anni, non avendo alternative né altri ricordi. La confessione della non maternità è, chiaramente, uno squarcio, “il momento della rivelazione della minuscola notizia come un parto a parole, accompagnato da abbondantissimo spargimento di sangue“. Le parole, lunghissime e potenti propaggini, come quelle citate in epigrafe, in questo libro: “Ti accompagno a parole, perché a parole sono nata da te“. Maria Grazia nata (per la seconda volta) da un “fetare” di parole: immagine prorompente e tagliente, dolorosa anche. Consapevolezza a cui si approda da grandi, nel 2020, anno in cui “Splendi come vita” è stato pensato e scritto, non nel 1969, a 4 anni. Ed è nello sprofondare dentro quel luogo esclusivo e inconfessato che è l’anima dell’autrice che si annida la grandezza di questo dolceamaro racconto poetico.

Le parole fanno musica qui, fanno silenzi e pure faville. Tutto è dentro e attorno alle parole, indissolubilmente. Crescere amando e sapendo di non essere amati, non come si vorrebbe essere amati, almeno. È una guerriglia infinita, una ricerca infinita. La ferocia di antichi sentimenti, controversi e macchinosi, che il tempo, e anche la morte, possono tramutare in consapevolezza o in indulgenza o, come nel caso della Calandrone, persino in catartica poesia:

Senza difese, torni
vita che splende.
Senza difese, splendi come vita.

Vita
abbandonata.
Vita
di tutti.
Vita che torna,

a tutti“.

Edizione esaminata e brevi note

Maria Grazia Calandrone è poetessa, scrittrice, giornalista, drammaturga, artista visiva, autrice e conduttrice Rai, scrive per «Corriere della Sera» e tiene laboratori di poesia nelle scuole e nelle carceri. Ha pubblicato numerosi libri di poesia tra cui: “La scimmia randagia” (Crocetti 2003 – premio Pasolini Opera Prima), “Come per mezzo di una briglia ardente” (Atelier 2005), “La macchina responsabile” (Crocetti 2007), “Sulla bocca di tutti” (Crocetti 2010 – premio Napoli), “Atto di vita nascente” (LietoColle 2010), “La vita chiara” (transeuropa 2011), “Serie fossile” (Crocetti 2015 – premi Marazza e Tassoni, rosa Viareggio), “Gli Scomparsi”  (pordenonelegge 2016 – premio Dessì), “Il bene morale” (Crocetti 2017 – premi Europa e Trivio), “Giardino della gioia” (Mondadori 2019) e “Splendi come vita” (Ponte alle Grazie, 2021).

Maria Grazia Calandrone, “Splendi come vita“, Ponte alle Grazie, Milano, 2021.

Pagine Internet su Maria Grazia Calandrone: Sito ufficiale / Wikipedia / Facebook