Fuschetto Max

Popular Games

Pubblicato il: 30 Luglio 2021

“La verità è che la vera musica non è mai difficile. Questo è soltanto un termine che funge da schermo, che viene usato per nascondere la povertà della cattiva musica”. Queste parole, attribuite a Claude Debussy, ci sono tornate alla mente quando anni fa tra le recensioni all’album “Popular Games” di Max Fuschetto, si poteva leggere, pur tra mille apprezzamenti, che quella non era musica facile e non era musica per tutti. Un giudizio che di primo acchito può lasciare perplessi, soprattutto dopo aver ascoltato i brani di Fuschetto, spesso caratterizzati da una notevole comprensibilità, che qualcuno potrebbe anche definire semplicità espressiva. La verità è che “Popular Games” congiunge l’apparente disimpegno del pop all’approccio colto della classica contemporanea, all’autenticità della musica etnica: il tutto con uno stile, già riconosciuto dalla critica, “esoterico” e “colloquiale”. Insomma, musiche sicuramente non convenzionali ma che difficilmente costringerebbero l’ascoltatore, anche quello più ottuso, a sforzarsi per coglierne la piacevolezza. La “non facilità” semmai la possiamo interpretare in altro modo; ovvero considerandone al limite proprio la “difficoltà” nell’intuire una volta per tutte le innumerevoli suggestioni musicali – e non solo strettamente musicali – che hanno guidato il compositore. Da questo punto di vista ci viene in aiuto il bellissimo booklet di “Popolar Games” dove Fuschetto racconta, come fosse un diario, le esperienze, la tecnica, le sensazioni, i ricordi, gli incontri con gli altri musicisti, che poi hanno portato alla composizione di ogni brano dell’album: “le difficoltà a volte rendono le cose più intriganti e misteriose; ed ecco che dopo qualche anno mi è venuto naturale battere un’altra pista, quella dell’immaginazione, e mi sono incamminato verso quella direzione”. E poi ancora: “L’attenzione è tutta rivolta al suono e alla forma! […] Prima di effettuare altri ampliamenti calcolare le misure esatte. Definita la forma si passa ai particolari”.

Leggiamo – e in realtà ascoltiamo – pure delle citazioni di grandi musicisti. Citazioni che rimangono tali e non certo facili duplicazioni, al limite suggestioni, influenze – da Bill Evans (“Bill’s mood”) ai Beatles (per “Beat of blue” da un arrangiamento di “Happiness is a Warm Gun”) – fino a giungere al recupero della tradizione musicale arbereshe, ovvero quella degli albanesi d’Italia, che nel disco è rappresentata dalla bellissima voce di Antonella Pelilli in “Valle valle” e “Portami con te”. Un recupero musicale che evoca sonorità balcaniche, quasi arabeggianti e che soprattutto si accorda felicemente con gli intenti compositivi di Fuschetto, in tutta evidenza votati alla ricerca di sonorità che – ripetiamolo – accolgono l’elettronica come gli strumenti acustici per un risultato volutamente corale o polifonico che dir si voglia. Motivo per cui lo stesso Fuschetto ha ripetutamente citato i suoi compagni musicali nella sua avventura compositiva: Pasquale Capobianco alla chitarra, Daniele Brenca al contrabasso, Giulio Costanzo alle percussioni, Salvatore Cuccaro al trombone, Girolamo De Simone al pianoforte, Maurizio Ferrara al flauto, Silvano Fusco al violoncello, Vittorio Fusco al violino, Luca Incoronato al fagotto, Franco Mauriello e Pericle Odierna ai clarinetti, Elena Pozzuto all’arpa, Daniela Polito interprete vocale in Fase Rem, la già citata Antonella Pelilli, Irvin Luca Vairetti voce in Harsh Voices

Peraltro, come ci fa intendere lo stesso Fuschetto (“nel costruire molte volte mi sono imbattuto in una sequenza di suoni o in una nuvola di timbri la cui forma mi ricordava quelle immagini casuali che avevano attraversato la mia infanzia e adolescenza”) queste composizioni rappresentano anche il tentativo, a nostro avviso riuscito, di trasformare immagini in linee sonore. Ad esempio in “Fase rem” è del tutto evidente come l’immagine del movimento degli occhi si trasformi in una sorta di persistente altalena sonora. Come in “Saltarello” di primo acchito si coglie l’immagine dell’antico ballo tipico delle regioni del centro Italia, ma poi altrettanto velocemente si entra in un’atmosfera quasi inquietante e ipnotica.

Un album musicale che avrà sicuramente avuto un percorso ed esiti diversi dal successivo “Mother Moonlight” ma lo stile di Fuschetto è tale da permettere anche per “Popular Games” un’autocitazione: “una musica realizzata con molta misura, per sottrazioni, per brevi allusioni, che ha così mostrato come la varietà dei brani, la complessità può svilupparsi, e nel miglior modo possibile, proprio grazie a pochi ingredienti di qualità, sapientemente dosati per un pubblico che non potrà certo non essere di bocca buona”.

  1. A sud delle nuvole
  2. Yee mon ye lo
  3. Ye moon ye lo reprise
  4. Valle valle
  5. Fase rem
  6. Bianco su nero
  7. Portami con te
  8. Canzone del nord
  9. Beat of blue
  10. Harsh voices
  11. Salterello
  12. Bill’mood

Edizione esaminata e brevi note

Max Fuschetto, è nato a San Marco dei Cavoti (BN) e vive e lavora a Napoli, svolgendo attività di compositore, oboista, sassofonista e insegnante di musica. Ha realizzato alcuni dischi a cominciare da “Frontiere” (2005). Il 2010 è l’anno di “Popular Games, un disco di composizioni originali che è stato presentato in anteprima a Rai Radio Tre nella trasmissione Il terzo Anello e File Urbani nonchè trasmesso, nel maggio del 2013, dalla Deutschlandfunk Radio Berlin insieme ad una lunga intervista. Max Fuschetto ha inoltre realizzato musica per cortometraggi: “Midsommar” (2012), Dignity (2015) di Monica Mazzitelli e DERT (2016) dei fratelli Mario e Stefano Martone. Lavora come compositore ed esperto di elettronica per il gruppo ” Percussioni Ketoniche ” per le quali ha scritto Nuragas (2010) un brano per campanacci e elettronica eseguito all’ Auditorium Parco della Musica di Roma, al Festival di Ravello, il Forum Universale delle Culture (2014), la Perdonaza de L’Aquila e di nuovo a Napoli con i Tenores di Bitti. Il 2015 rilascia l’album Sùn Nà pubblicato da Hanagoori Music (distribuzione Audioglobe). Ha collaborato inoltre con Enzo Avitabile (Lotto infinito), col compositore americano Robert Carl, con lo scrittore napoletano Maurizio Di Giovanni, con il chitarrista della storica band progressive degli Osanna, Pasquale Capobianco, ed il S. Carlo di Napoli (1989 e 2017). Nel 2018 pubblica Mother Moonlight.

Max Fuschetto, “Popular Games”, CD Hanagoorimusic, 2017

Luca Menichetti. Lankenauta, luglio 2021