Joy David

Queste montagne bruciano

Pubblicato il: 5 Giugno 2022

“Queste montagne bruciano” è il primo romanzo del giovane autore americano David Joy pubblicato in Italia grazie a Jimenez edizioni, che non è nuova ad iniziative editoriali meritorie. Nel caso specifico poi il merito non sta soltanto nell’averci fatto conoscere uno scrittore validissimo ma nell’aver proposto un genere che, a quanto pare, dalle nostre parti non sembra mai aver avuto una particolare diffusione: il “country noir”, detto anche black country oppure thriller rurale; ovvero vicende, pur sempre incentrate su un’indagine del lato oscuro dell’uomo e della società mettendone a nudo la corruzione e il degrado, ma questa volta ambientate in territori remoti o ai margini dimenticati della cosiddetta globalizzazione. Esattamente le condizioni nelle quali si trovano i  protagonisti del romanzo, alle prese con il territorio occidentale della Carolina del Nord, al confine con il Tennessee, nel mezzo delle aree tribali degli indiani Cherokee, delle loro montagne e dei loro secolari boschi, perennemente devastati da incendi. In questo contesto, bellissimo e disagiato nel contempo, vivono l’attempato e disincantato Raymond Mathis, vedovo e padre di un giovane tossico; Danny Rattler, un altro tossico di etnia cherokee, perennemente a caccia di una dose, grazie alle sue abilità di ladruncolo; gli agenti della DEA Ron Holland, il capo, e Rodriguez nelle vesti di infiltrato, che tentano fino all’ultimo di arrivare al pesce grosso del traffico di stupefacenti. La morte per overdose di Ricky, il figlio di Raymond, scatenerà una vendetta feroce contro gli spacciatori che, come effetto collaterale, cambierà nettamente sia la vita di Rattler, sia le indagini di Holland e Rodriguez. È proprio dal momento in cui Ray Mathis, grazie alla sua capacità nel percorrere di notte le foreste e grazie ad un compagno esperto di esplosivi, si sarà vendicato facendo esplodere i rifugi degli spacciatori che si generano tutti gli eventi che potremmo definire più propriamente “noir” e che porteranno alla sorprendente scoperta del responsabile del narcotraffico. Ma al di là della vicenda poliziesca, che pure prende l’avvio dopo diverse pagine, l’aspetto più interessante del romanzo, e che più coinvolge, è il racconto, sempre con in primo piano i sentimenti dei protagonisti, della corruzione morale che ha portato un popolo e il suo ambiente allo sfascio: “Cherokee era un’altra città adesso. Il casinò aveva cambiato tutto […] Era in corso un rinascimento, cosa che avrebbe dovuto riempire Denny di orgoglio, invece gli dava un senso di vuoto e di vergogna. Lui era quello contro cui i forestieri puntavano il dito, l’indiano ubriacone, l’indiano tossicodipendente che accettava solo l’assegno della tribù da spararsi in vena. Nella sua mente, sentiva ancora il suono del tamburo, vedeva ancora suo zio che danzava a torso nudo tutto sudato nell’aria umida odorosa di caprifoglio, e desiderava tanto poter tornare indietro” (pp.241).

La tossicodipendenza, motore della vicenda noir, quindi diventa a sua volta effetto di qualcosa di più profondo, sempre ben evidenziato da David Joy: “Il tessuto che un tempo definiva le montagne andò in briciole e fu rimpiazzato dalla gente di fuori che costruì seconde e terze case sulle dorsali e fece schizzare i valori immobiliari così in alto che le poche persone del posto che erano rimaste non riuscivano più a pagare le tasse sulle loro proprietà. Ovviamente c’erano le droghe […] Era la cura illusoria per la povertà sistemica, il risultato di aver anteposto per duecento anni i margini di profitto alle persone […] Non era una questione solamente economica. Non erano le droghe. Era un abbandono dei valori. Era la conseguenza di aver scambiato il duro lavoro con le comodità. Era la conseguenza di aver ritenuto lo Starbucks dei dintorni un luogo più importante del portico di casa” (pp.257).

Di fatto “Queste montagne bruciano” è un noir decisamente anomalo in quanto, pur con tutta la crudezza propria del genere, non ha la pretesa di rispondere definitivamente a domande capitali ed etiche; semmai, grazie all’intervento di diverse prospettive – dal drogato, al poliziotto, all’anziano abitante del luogo – emerge una rappresentazione, molto malinconica, del declino dell’America rurale. Una gran malinconia che però ci risparmia un finale del tutto sconsolato, in quanto almeno nel caso dell’anziano Raymond, che pure ha perso quasi tutti i suoi affetti, si delinea una presa di coscienza tale da “riparare anche le cose più fragili e rotte”.

Edizione esaminata e brevi note

David Joy autore di romanzi e racconti, collaboratore di riviste quali Time e New York Times Magazine, con Queste montagne bruciano ha vinto l’edizione 2020 del prestigioso Dashiell Hammett Prize, che annualmente premia il miglior romanzo crime di Stati Uniti e Canada. Tra i suoi romanzi: The Line That Held Us (vincitore nel 2019 del Southern Book Prize) e Where All Light Tends to Go (di prossima pubblicazione per Jimenez). Appassionato di pesca, alla quale ha dedicato diversi saggi e racconti, è curatore della raccolta Gather at the River: Twenty-Five Authors on Fishing. Vive a Tuckasegee, Carolina del Nord.

David Joy, “Queste montagne bruciano”, Jimenez, Roma 2022, pp. 256. Traduzione di Gianluca Testani.

Luca Menichetti. Lankenauta, giugno 2022