La frase apparentemente assurda di una prof di Mauro Orletti, “supponiamo di supporre un metro lungo due metri”, acquista un senso come dimostrazione che “se una proposizione è vera, potrebbe esserlo anche il suo contrario e potrebbero essere vere anche tutte le proposizioni intermedie” (pp.244). Senso che si ripropone di pagina in pagina nel romanzo biografico-autobiografico di Orletti, in cui alle vicissitudini bizzarre, a volte esilaranti, altre volte drammatiche, dell’onorevole abruzzese Remo Gaspari, si accompagnano, senza soluzione di continuità, episodi – altrettanto bizzarri e divertenti – della vita dell’autore, poi sulle tracce di un Gaspari ormai scomparso: la realtà biografica, la probabile e, a volte, confessata finzione si fondono quindi in una narrazione che procede, anche con un modello umoristico, tra ricostruzioni storiche, intrallazzi, divagazioni biografiche e soprattutto autobiografiche di un giovanissimo Orletti che, negli anni ’80 – ‘90, abitava in quel di Chieti, feudo del “ministro”.
Spirito e, di fatto, struttura dell’opera manifestati grazie alle parole dello stesso Orletti: “La parte più divertente dello scrivere una biografia, specie se si tratta della biografia di un personaggio importante ma non celebre, è che certi particolari vanno cercati un po’ ovunque, affidandosi al caso. E questo vuol dire viaggiare, catapultarsi in luoghi stravaganti, parlare con le persone, fare domande, rompere le scatole e sperare che venga fuori qualcosa di buono, qualche materiale su cui lavorare” (pp.75).
Biografia trattata appunto in maniera “stravagante”, in cui il doroteo Remo Gaspari, a prescindere da tutti gli episodi comici della sua vita, incarna in pieno il sistema di potere democristiano – contesto in cui diventa comprensibile “la logica sfocata della professoressa Raposelli” del metro lungo due metri – fatto di correnti in lotta, opportunismi, clientelismi. Insomma, la rappresentazione di un’Italia del recente passato e, con molta probabilità, simile per molti aspetti all’Italia contemporanea. Da questo punto di vista Orletti non sembra affatto voler infierire nei confronti di un potente notabile come Gaspari, più volte ministro anche se sempre ricordato come il “ministro delle poste”, nonché “ministro dell’asfalto e del cemento”. Semmai ne rileva la storia complessa, fatta sicuramente anche di cinici calcoli elettorali, di iniziative ben più che discutibili. Pensiamo al Gaspari che, una volta naufragato il suo sciagurato progetto di impiantare una raffineria in Val di Sambro, “non si fa capace della sconfitta, non comprende quegli uomini e quelle donne, l’entusiasmo per un risultato che, nella sua ottica, è soltanto pomodori e peperoni, qualcosa che impedisce di portare soldi e sviluppo. Allora decide di dimenticare di far finta che non sia mai successo nulla. Non c’è libro, intervista, articolo in cui parli della Sangro chimica. Rimozione totale” (pp.205).
Ma nel “metro lungo due metri” esiste anche un Gaspari caparbio, osservato, sempre con massime dosi di ironia e sarcasmo, nel suo contesto familiare come nella sua amatissima e provincialissima Gissi, inizialmente giovanissimo avvocato, figlio di una terra periferica “ferma all’Ottocento, una società di signori (pochissimi), borghesi (pochi), contadini (la maggioranza)”(pp. 27); e, nel contempo, protagonista, seppur in un ruolo apparentemente defilato, delle più intricate vicende politiche e sociali dell’Italia del dopoguerra: come le elezioni del 1953 e il contraddittorio con Terracini; l’eterna rivalità con il collega democristiano Lorenzo Natali; la riunione degli esponenti di “iniziativa democratica” presso il convento di Santa Dorotea, premessa dell’affondamento di Fanfani segretario DC; la pericolosa gestione di Gaspari dell’alluvione in Valtellina nel 1987 con la sua”tracimazione controllata”.
Tirando le somme il “metro lungo due metri”, da un lato, soprattutto al lettore con qualche anno in più sul groppone, potrebbe suscitare un che di nostalgico – certamente non per la qualità morale dei politici del tempo, Gaspari compreso, quanto, a confronto, per la pochezza dei nostri attuali progressisti-conservator-populisti – e dall’altro permetterci, grazie alle innumerevoli divagazioni e allo stile lieve ed eccentrico, una rilettura della storia recente con uno spirito ricchissimo di ironia e autoironia.
Edizione esaminata e brevi note
Mauro Orletti è nato a Chieti nel 1977. Si è laureato in Giurisprudenza a Bologna, dove vive e lavora. Ha collaborato con la rivista “L’Accalappiacani. Settemestrale di letteratura comparata al nulla” (Deriveapprodi). Nel 2014 ha pubblicato con Quodlibet, nella collana “Compagnia Extra”, Piccola storia delle eresie. Per “La Vita scolastica” (Giunti scuola) ha scritto la favola A testa in giù. Il suo ultimo libro, Guida alle reliquie miracolose d’Italia, è uscito nel 2018 per Quodlibet. È presente in varie antologie fra cui “Almanacco Festivaletteratura”. Ha collaborato alla serie di Sky Arte “Sacra Bellezza”, sei episodi ai quali ha partecipato come ospite fisso.
Mauro Orletti, “Un metro lungo due metri”, Exòrma (collana “Narrativa”), Roma 2022, pp. 260.
Luca Menichetti. Lankenauta, luglio 2022
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