Messina Antonio

Le cupole di Illyu

Pubblicato il: 11 Marzo 2024

Poco prima di morire Edgar Allan Poe scrisse una poesia intitolata “A dream within a dream” che appunto diceva: “Tutto ciò che vediamo o sembriamo non è altro che un sogno in un sogno”. Parole di un grande artista celebre per la sua poetica pervasa di elementi angosciosi e ingannevoli.

Da questo punto di vista il nuovo romanzo di Antonio Messina poteva tranquillamente essere introdotto dalla citazione di Poe, anche se, proprio per la trama presente in “Le cupole di Illyu”, ancor meglio parafrasata con “non è altro che un delirio in un delirio”.

Come la si voglia vedere la dimensione del sogno, inteso anche come delirio, rimane l’ingrediente più suggestivo dell’opera di Antonio Messina. Leggendo “Le cupole di Illyu” qualcuno potrebbe ricordare quello che disse un personaggio di Matrix: “Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? […] Come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà?”. Realtà e illusione che viene collocata in un contesto futuro del tutto distopico: il protagonista, Javier, almeno in apparenza, sopravvive a Nazca nel 2149, mondo afflitto da siccità, povertà, fame, ma soprattutto minacciato da un governo totalitario che, con la mano spietata dei cosiddetti Sabotatori, saccheggia e opprime la gran massa dei cittadini. Libertà negata da Caronte, una presunta intelligenza artificiale, che impone ai cittadini l’assunzione di pillole: quel tanto da controllare umori, comportamenti, coscienze. Assunzione che, a quanto pare, può portare a devastanti effetti collaterali, visto che subito sappiamo di Javier alle prese con continue ed estenuanti visioni che porteranno il protagonista a ignorare i confini tra il mondo reale e quello immaginato e a immergersi in delle realtà o immaginazioni parallele che lo porteranno in luoghi plumbei, in città in rovina percorsi da “anelli danzanti”: “Javier con il cervello in fiamme si sforzava di capire come uscire vivo da quel labirinto, guardava a quel mondo inospitale e si chiedeva semmai fosse riuscito a salvarsi. E…Neva, gli Anelli Danzanti, le rovine, la Città di Pietra battuta dal gelido vento, i peduncoli pulsanti? Possibile che la pillola l’avesse narcotizzato a tal punto da fargli perdere il lume della ragione?” (pp.30).

Dimensione onirica, dove Javier incontrerà delle donne forse realmente conosciute, che, di volta in volta, però sembra infrangersi per ripiombare nelle vesti di “sonnambulo” vessato, brutalmente interrogato e rinchiuso nel putridume di una cella. Rinchiuso perché accusato di essere “uno scarto di semina”, un criminale politico da eliminare. Il motivo lo si capisce durante la fase iniziale di un interrogatorio: “Capisco, ma qui a Nazca ci sono ancora individui malati di protagonismo che leggono le opere di Platone e di conseguenza odiano di Seminatori, uomini dannosi per la società, noi ci siamo evoluti, le idee dei vecchi filosofi sono morte e sepolte, ora c’è Caronte, i Sabotatori e noi che cerchiamo di amministrare onestamente la nostra opulenta città” (pp.85).

Un linguaggio ipocrita che ci riporta a tematiche distopiche in cui, anche senza impegnare troppa fantasia, potremmo scorgere problemi attuali, tipo i pericoli di una società condizionata dalla mancanza di cultura e reale informazione; oppure, quando si legge del “campo delle gabbie sospese”, il cinismo di liberarsi delle persone non più produttive; oppure ancora alle libertà negate da un sistema che ti alimenta di inganni.

Se quindi in questo contesto apocalittico, peraltro ricco di suspense proprio per il continuo alternarsi di prospettive, si potrebbe pensare a “Le cupole di Illyu” alla stregua di un autentico romanzo distopico che, come gran parte dei romanzi distopici, voglia innanzitutto denunciare le storture, i pericoli reali esistenti nel nostro presente, alla fine ci rendiamo conto che, grazie alla sorprendente conclusione, non è soltanto pura distopia ma, sconvolgendo ancora una volta il procedere tra mondi alternativi, sembra approdare ad una dimensione del tutto terrena, ad un racconto tragico e plausibile di qualcosa che purtroppo ai nostri giorni ancora accade.

Edizione esaminata e brevi note

Antonio Messina, è nato a Partanna (TP). Ha pubblicato “L’Assurdo Respiro delle Cose Tremule” (2003), il fantasy filosofico “La Memoria dell’Acqua”, nuova edizione (Il Foglio 2010), “Le Vele di Astrabat”, nuova edizione (Il Foglio 2010), la silloge “Dissolvenze” (Il Foglio 2008), il fantasy ambientato nel mondo dei videogiochi “Ofelia e la Luna di Paglia” (Il Foglio 2009), il romanzo di fantascienza “Nebular” (Il Foglio 2011), la silloge “Mitologie Domestiche dell’Anima” (Il Foglio 2013), e il romanzo di fantascienza “Accenni D’autunno” (Il Foglio 2014). Alcune sue liriche sono state pubblicate in antologie poetiche. È autore anche di “Laura e il treno per Elinur e altri racconti”. Vive a Padova.

Antonio Messina, “Le cupole di Illyu”, Onirica edizioni (collana “Visioni”), San Giuliano Milanese 2023, pp. 136.

Luca Menichetti. Lankenauta, marzo 2024