Morrison Toni

A casa

Pubblicato il: 29 Luglio 2014

Lotus, in Georgia, è il posto peggiore del mondo, peggio di qualsiasi campo di battaglia. Almeno sul campo c’è uno scopo, emozione, ardimento, e qualche probabilità di vincere unita a molte di perdere. La morte è una certezza ma la vita è altrettanto sicura. Il problema è che non puoi saperlo in anticipo. A Lotus lo sapevi sì in anticipo perché non c’era nessun futuro, solo lunghi tratti di tempo da ammazzare. Non c’era scopo diverso dal respirare, niente da vincere e, tolta la morte silenziosa di qualcun altro, niente a cui sopravvivere o per cui valesse la pena sopravvivere“. Insomma, Frank Money non si sarebbe mai sognato di tornare a casa, a Lotus, in Georgia. Da circa un anno è rientrato dalla Corea dove ha combattuto e perso i suoi due amici più cari per colpa di una guerra che oggi pare dimenticata. Un veterano senza presente e senza grandi speranze. Un ex soldato afroamericano a cui l’America degli anni ’50 continua a sbattere in faccia il colore della sua pelle oltre alla colpa di non essere nessuno. Frank vive i postumi di traumi di guerra che non si cancellano e che continuano a perseguitarlo anche ad occhi aperti. Le sue crisi di panico e di rabbia lo tuffano nella disperazione e lo lasciano lontano da se stesso.

È stato arrestato e chiuso in un manicomio forse per una rissa, forse perché parlava agli alberi, forse perché aveva dato di matto. Sedato e reso innocuo, il ragazzo è disteso su un letto ma sa che deve scappare. Ha ricevuto una lettera da una certa Sarah che gli chiede di tornare immediatamente in Georgia perché la vita di sua sorella Cee è in pericolo. Cee è il nomignolo di Ycidra la bambina che sua madre aveva dato alla luce quando lui era molto piccolo lungo la strada che dalla contea di Bandera, in Texas, porta a Lotus. Cee è la persona alla quale Frank tiene di più al mondo, la persona che ha sempre amato e protetto. Almeno fino al momento in cui aveva scelto di andarsene a fare la guerra in Corea. Ora deve tornare a casa per lei. “Forse era quello il motivo per cui nessuno pallottola di fabbricazione russa gli aveva fatto saltare la testa mentre tutti quelli cui era legato erano morti laggiù. Forse la sua vita era stata risparmiata per Cee, il che era giusto perché lei era stata il primo oggetto delle sue cure, un affetto disinteressato senza tornaconto né vantaggio emotivo. Aveva badato a lei prima ancora che imparasse a camminare. […] Non c’era livido o taglio di Cee che lui non avesse curato. L’unica cosa che non era riuscito a fare era stata cancellarle dagli occhi il dolore, o forse il panico, quando si era arruolato“.

Il viaggio di Frank verso casa non è rapidissimo né privo di ostacoli. Eppure durante questo riavvicinamento all’odiata Georgia sembra che Frank torni a recuperare pezzi di sé che parevano perduti. La consapevolezza di poter salvare Cee, dopo aver visto solo la morte e vissuto i suoi demoni, lo conduce verso una forma di redenzione inaspettata, quasi magica. Cee è seriamente in pericolo di vita a causa di alcuni strani esperimenti a cui l’ha indotta il medico bianco per cui lavora. Perde sangue e lo perde da tempo. Non è mestruo, come la ragazza ingenuamente pensa, ma il risultato raccapricciante di qualche assurdo test di eugenetica a cui Ycidra, come molti neri al tempo, viene sottoposta.

Il protagonista del romanzo di Toni Morrison, una volta tanto, è un uomo; eppure dentro questa storia c’è spazio per continuare a dare voce alle donne. Frank racconta il suo mondo tessendo l’impianto della vicenda, fornendo la sua interpretazione ma, accanto ad essa, la Morrison sviluppa punti di vista diversi e paralleli: quelli di Lucy, di nonna Lenore e di Cee. Ognuno dei tre personaggi femminili, infatti, rappresenta e descrive una trasposizione diversa ed intima della stessa realtà. E chi legge si ritrova ad osservare lo stesso “oggetto” da angoli diversi così da riuscire a percepirne la complessità e il fascino. Un meccanismo narrativo che consente dinamicità e fluidità di lettura. Inoltre, tra i capitoli di “A casa”, la Morrison ha inserito dei corsivi che rappresentano una sorta di memoria/confessione che Frank consegna alla scrittrice intessendo con lei (e con noi) un ulteriore livello comunicativo, proprio come farebbe una voce fuori campo in un film. “A casa” è un romanzo denso e ben scritto. Forse qualcuno potrebbe lamentare una conclusione un po’ troppo frettolosa o spicciola: credo che il succo di questa storia non sia nel finale ma nel suo intenso procedere.

Edizione esaminata e brevi note

Toni Morrison (vero nome Chloe Anthony Wofford) è nata il 18 febbraio 1931 a Lorain, una città dell’Ohio. I suoi genitori erano giunti lì dopo essere sfuggiti al razzismo del Sud più profondo. Toni studia presso la Howard University di Washington e si specializza in letteratura inglese alla Cornell University. Diventa docente universitaria e sposa Harold Morrison, da cui prende il cognome e da cui divorzia qualche anno più tardi. Dal 1964 al 1983 lavora presso l’editore Random House di New York e cura la pubblicazione di vari autori afroamericani. Il suo primo romanzo, “The bluest eye” è pubblicato nel 1970. A questo fanno seguito “Sula” (1973), “Song of Solomon” (1977), “Tar Baby” (1981) e “Beloved” (1987). Negli anni ’90 escono “Jazz” e “Paradise”. Nel 2003 viene pubblicato “Love”, nel 2008 “A mercy” e nel 2012 “Home”. Toni Morrison è anche autrice di diversi libri per bambini, di testi teatrali, di un libretto d’opera e di svariati saggi ed articoli. Ha vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 1993 e il Premio Pulitzer per “Beloved” nel 1988. Nel 2012 il Presidente Obama le ha conferito la Medal of Freedom.

Toni Morrison, “A casa“, Pickwick, Sperling & Kupfer, Milano, 2014. Traduzione di Silvia Fornasiero. Titolo originale: “Home”, 2012.

Pagine Internet su Toni Morrison: Sito ufficiale / Wikipedia / Scheda Premio Nobel / Intervista RSI Rete Due / Enciclopedia delle Donne