Zweig Stefan

Maria Stuarda. La rivale di Elisabetta I di Inghilterra

Pubblicato il: 1 Dicembre 2013

Maria Stuarda. Penso a questa donna e, immancabilmente, mi vengono in mente le scene del film “Elizabeth: The Golden Age” di Shekhar Kapur. Mary Stuart, interpretata da Samantha Morton, si muove lentamente verso il patibolo nella sua veste rossa. Ha i capelli raccolti e la pelle diafana: impeccabile e regale fino all’ultimo istante. Sale sul patibolo appositamente allestito e viene fatta inginocchiare. Solleva il capo e lo sguardo verso un trono vuoto, quello che doveva essere occupato da Elisabetta I d’Inghilterra, sua perenne rivale. Poi torna ad appoggiarsi sul ceppo. E’ pronta. Il boia, qualche istante più tardi, la decapiterà. E’ l’8 febbraio 1587 e nel Castello di Fotheringhay, per la prima volta nella Storia, una “regina consacrata da Dio” subisce la pena capitale. Dopo di lei ci saranno altri sovrani che faranno la stessa fine, Maria Antonietta in primis.

Le scene del film sono toccanti, persino romantiche. La cronaca dell’esecuzione di Maria Stuarda scritta da Stefan Zweig, invece, è decisamente più cruda. Lo scrittore austriaco riporta, con dovizia di dettagli, la sequenza di questo omicidio. Prima dell’esecuzione, la condannata prega Dio ad alta voce e in latino, in aperta opposizione al pastore protestante di Peterborough, il dottor Fletcher, che porta avanti il suo sermone. Quando quest’ennesimo, feroce, immancabile conflitto tra religioni cessa, nella stanza torna il silenzio. I carnefici col volto coperto si inginocchiano di fronte a Maria Stuarda e le chiedono perdono “per la morte che sono costretti a darle“. La regina cattolica dismette il mantello nero e l’abito marrone scuro. Appare così la luminosa sottoveste di seta rossa che ha scelto di indossare assieme a dei guanti dello stesso colore affinché il colore del suo sangue non fosse smaccato: sottile dettaglio estetico che una regina non poteva trascurare. Recita l’ultima preghiera: “In te, Domine, confido, ne confundar in aeternum”, Signore, confido in te, non ne resterò delusa. Poi l’atroce atto si compie. Il primo colpo non va a segno, ha solo picchiato sulla testa. Il secondo colpo “ferisce in profondità la nuca e fa sgorgare il sangue con violenza“. Solo il terzo colpo decapita veramente Maria Stuarda. Quando il boia afferra la testa della regina per mostrarla agli astanti, però, gli resta in mano solo la parrucca, il capo rotola via sul pavimento. Alla fine riesce a prenderlo e ciò che i nobili presenti osservano è solo il capo di una vecchia coi capelli grigi e rasati. Scrive Zweig: “Per un quarto d’ora ancora le labbra tremano convulsamente dopo aver trattenuto con sovraumana violenza l’orrore di un essere vivo, e si sente stridore di denti“. Uno spettacolo macabro e ferocemente inquietante.

Maria Stuarda ha avuto un destino caratterizzato da una sfortuna costante. Ed è soprattutto al fato che Zweig imputa la tragica fine della regina cattolica di Scozia. Lei, a differenza della sua antagonista per eccellenza, la regina protestante Elisabetta I d’Inghilterra, non è nata sotto una buona stella. Mary è regina di Scozia a soli sei giorni di vita. Cresce nella ricca e raffinata corte francese di Enrico II, dove giunge bambina, diviene regina di Francia a soli 17 anni grazie al matrimonio, celebrato nell’aprile del 1558, con Francesco II. I suoi rapporti con Caterina de’ Medici non sono idilliaci ma Maria Stuarda riesce a tenerle testa grazie ad un carattere tenace e ad un’intelligenza brillante. La giovane regina è amata da artisti e poeti che le dedicano numerosi versi. Lei stessa scrive poesie e dimostra di possedere sensibilità e talento. La malasorte, però, è in agguato: nel 1560 Francesco II, la cui salute non è mai stata perfetta, muore e Maria Stuarda non è più regina. Torna così in Scozia dove trova un Paese che non conosce e sudditi che non la conoscono.

Il conflitto tra cattolici e protestanti è rimasto immutato negli anni. Ma Maria Stuarda, pur essendo una fervente cattolica, non persegue gli “eretici” e lascia che molti dei suoi Lord continuino a tramare alle sue spalle, con il supporto economico e fattivo di Elisabetta che, dalla sua Inghilterra, muove per decenni denaro ed agenti segreti. Le figure delle due regine sono descritte da Zweig in maniera eccellente. Lo scrittore ne tratteggia la psiche, ne disegna i volti, ne rappresenta le debolezze e, soprattutto, ne delinea i forti contrasti umani, culturali e politici. Nonostante Elisabetta continui a rivolgersi a sua cugina Maria definendola “cara sorella“, tra le due donne persiste un contrasto che va oltre la differenza puramente religiosa. Elisabetta ha conquistato la corona con estrema difficoltà, Maria l’ha ottenuta senza alcuno sforzo e, soprattutto, potrebbe aver diritto di sedere sul trono inglese. Una minaccia che Elisabetta conosce e che cerca di scongiurare con ogni mezzo.

La politica, in quest’epoca “machiavellica”, è fatta di delitti e vendette, tradimenti e complotti, inganni e doppiezze. I matrimoni vengono celebrati solo per opportunità. Maria Stuarda si sposa per ben tre volte ed ha un figlio. Elisabetta no. Le rimarrà attaccata per sempre l’etichetta di “regina vergine” nonostante i numerosi amanti. Le due regine sono diverse anche in questo. Il loro conflitto, spesso nutrito da slealtà ed ipocrisie, si muove sul filo delle parole appena accennate e di perfidie personali. Sono agli opposti e sanno di esserlo ma sanno anche che nessuna delle due è subordinata all’altra. Entrambe regine, entrambe discendenti dalle potenti famiglie Stuart e Tudor. Eppure la scaltra Elisabetta riesce a tenere prigioniera l’impulsiva Maria. Una prigionia lunga venti anni e messa in atto grazie a perversi meccanismi di Stato, difficilmente giustificabili. Così come è difficile giustificare la condanna capitale della regina di Scozia. Un processo farsa che si conclude con una sentenza di morte. Alla fine la volubile Elisabetta, la donna più potente del mondo, vuole che una macchia tanto grave non sporchi il suo nome. Fingerà di non aver saputo, di essere stata tenuta allo scuro dell’avvenuta esecuzione di una regina sua pari. Rovescia la colpa sullo storico consigliere Cecil per mostrare al mondo di aver ragione. Neanche Giacomo VI, figlio di Maria Stuarda, le si oppone, nemmeno lui cerca la verità per spiegare l’assassinio di sua madre. E’ solo un uomo pavido ed opportunista: mira semplicemente a quel trono d’Inghilterra sul quale siederà dopo la morte di Elisabetta.

“Maria Stuarda. La rivale di Elisabetta I di Inghilterra” è una delle migliori biografie che abbia mai letto. Zweig è artefice di un autentico capolavoro. Ha studiato montagne di documenti e ha ricostruito con intelligenza l’esistenza di due personaggi storici estremamente complessi ed affascinanti. La figura di Maria Stuarda viene privata di tutte quelle vesti che, nel corso dei secoli, scrittori, pittori o musicisti le hanno messo addosso. Viene ricondotta con esattezza dentro il suo tempo. Zweig, infatti, ha anche il merito di descrivere storicamente tutti gli eventi. E di certo non potevano mancare i riferimenti alle tragedie di Shakespeare il quale, considerando le realtà del tempo, non deve aver compiuto sforzi immani per costruire quegli intrecci e quegli intrighi che lo hanno reso celebre. Lo stile di Zweig è accurato ed elegante, come sempre. La sua scrittura penetra nelle profondità della Storia ma si muove con agilità anche nelle anime dei personaggi che ha scelto di raccontare. Anche in questo caso dimostra di essere una delle voci più potenti e valide del ‘900. Un autore che vale sempre la pena leggere e rileggere e che non finirò mai di consigliare a chiunque.

Edizione esaminata e brevi note

Stefan Zweig nasce a Vienna nel 1881 da una ricca famiglia ebraica. Si laurea in Filosofia nel 1904. Appassionato viaggiatore, ha modo di conoscere numerosi luoghi del mondo e di incontrare alcuni tra i più importanti esponenti della cultura del tempo: Auguste Rodin, Hermann Hesse, James Joyce, Ferruccio Busoni. Zweig diviene famoso come romanziere, traduttore, biografo e librettista. La sua produzione letteraria è ricca e molto varia, anche se in Italia non tutti i suoi libri sono stati tradotti. Nel 1934 Zweig lascia l’Austria per spostarsi in Inghilterra e nel 1940 si trasferisce definitivamente negli USA al pari di tanti altri esuli ebrei. Il 22 febbraio del 1942, a Petrópolis, cittadina a nord di Rio de Janeiro, Stefan Zweig muore suicida assieme alla seconda moglie Lotte Altmann.

Stefan Zweig, “Maria Stuarda. La rivale di Elisabetta I di Inghilterra”, Bompiani, Milano, 2013. Traduzione di Lorenza Pampaloni. Titolo originale: “Maria Stuarda”, 1935.

Pagine Internet su Maria Stuarda (Mary Stuart): Wikipedia / Enciclopedia delle donne / Rai Storia (video) / Enciclopedia Treccani

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