Winterson Jeanette

Perché essere felice quando puoi essere normale?

Pubblicato il: 23 Giugno 2013

Jeanette è ancora una ragazzina – ha soltanto sedici anni – quando decide di lasciare la casa dei suoi genitori adottivi e di vivere in una Mini presa a prestito per poter continuare a frequentare la ragazza di cui è innamorata. La domanda che dà il titolo al libro è quella che Mrs.Winterson, la sua madre adottiva, le pone appena appresa la novità. La sorte ha dato a Jeanette una famiglia adottiva piuttosto stravagante, dominata in tutti i sensi dalla torreggiante mole di Mrs.Winterson, una donna davvero terribile, fanatica religiosa, ossessiva e nevrotica compulsiva. Appartenente alla Chiesa Evangelica Pentecostale, vive la sua fede in maniera distorta, non solo doloristica, ma anche ossessionata dalla fine del mondo e da un senso di catastrofe imminente. Pur di non andare a letto col marito – una figura poco significativa e priva di carattere – passa la notte a sfornare torte e a lavorare a maglia, ascoltando il vangelo alla radio. Tappezza la casa di post-it con citazioni bibliche, che scrive anche in appositi foglietti arrotolati e disposti nella “Scatola delle Promesse”, pronti per essere estratti a sorte e letti. A volte sono versetti inquietanti e paurosi.

Mrs Winterson condiziona pesantemente la vita della figlia. Appena scopre che è lesbica, la chiude in casa e la fa esorcizzare, sottoponendola a gravi umiliazioni, mentre gli anziani della comunità pregano per lei (ma uno di loro cerca di molestarla). Mentre la figlia tenta in tutti i modi di liberarsi e di essere felice, godendo della sua fisicità e ricercando quella tenerezza che in famiglia non trova, Mrs. Winterson odia la gioia, il sesso, il corpo, secondo lei solo l’infelicità contiene già l’idea di virtù.

Romanzo di formazione, “Perché essere felice quando puoi essere normale?” affronta numerosi argomenti importanti. Prima di tutto la condizione psicologica dei bambini adottati, che si sentono spesso sradicati, costretti a inventare se stessi, perché non conoscono le proprie origini. La scrittrice li paragona a libri cui mancano le prime pagine e questa condizione di solitudine si aggrava soprattutto se la famiglia adottante non sa dare sufficiente affetto, come succede in questo caso. La ricerca d‘amore di Jeanette si orienterà verso le donne, una pulsione spontanea per la protagonista, oggetto invece di scandalo e segno di indubbia perversione per Mrs Winterson.

Non sarà facile per Jeanette trovare un equilibrio e, alla fine, indagare sulle proprie origini e conoscere la madre naturale. Troverà aiuto e conforto nei libri, non solo nel leggerli, ma nel crearli.

Le storie sono una forma di compensazione. Il mondo è ingiusto, iniquo, inconoscibile, incontrollabile.

Nel raccontare una storia esercitiamo il controllo ma lasciamo uno squarcio, un’apertura. È una versione possibile, non è mai quella definitiva. E forse speriamo che i silenzi vengano ascoltati da qualcun altro, e che la storia possa continuare, possa essere riraccontata.

Quando scriviamo offriamo una storia e un silenzio. Le parole sono la parte del silenzio che può essere espressa.” (p.17)

La sua scrittura ospita spesso riferimenti chiarificatori alle sue opere precedenti, in particolare a “Non ci sono solo le arance”, un romanzo che Mrs. Winterson si vergogna di comperare e ordina sotto falso nome.

Non sono mai riuscita a scrivere una storia con un inizio, uno sviluppo e una fine secondo i canoni tradizionali, perché non l’avrei sentita vera. Ecco perché scrivo in questo modo, e il modo in cui scrivo è questo. Non è un metodo: sono io”. (p.143)

Il romanzo non è solo una riflessione su di sé e sul perché del proprio essere, è ben collocato nel tempo e nello spazio e non mancano presentazioni dei luoghi e della vita del paese di Accrington nel Lancashire. Ha una importanza anche la Chiesa Pentecostale che, pur nella rigidità dei dogmi e dei divieti, è pur sempre una comunità che offre sicurezze, una felicità semplice, la condivisione, un certo cameratismo, il piacere di avere qualcosa da fare tutte le sere in una città dove non c’è niente da fare.

Tutto il romanzo ruota attorno a un nucleo essenziale: l’amore. Riceverlo, darlo, accettarlo da altri, l’amore diverso e l’amore tra genitori e figli, quell’amore che anche la terribile Mrs. Winterson in qualche modo, ha dato con tutti i suoi limiti, un dono oscuro, ma non inutile.J

Edizione esaminata e brevi note

EDIZIONE ESAMINATA E BREVI NOTE

Jeanette Winterson (Manchester 1959), scrittrice inglese. Vive a Londra e ha esordito nel 1985 con “Non ci sono solo le arance”.

Jeanette Winterson, Perché essere felice quando puoi essere normale?, Milano, Mondadori 2013. Traduzione di Chiara Spallino Rocca. Titolo originale: Why Be Happy When You Could Be Normal?

Links: http://www.jeanettewinterson.com/

http://it.wikipedia.org/wiki/Jeanette_Winterson

articolo apparso su lankelot.eu nel giugno 2013