“Tempesta” (titolo originale “Remorques”) viene presentato, in primis, come il libro che Primo Levi ha letto durante la sua ultima notte ad Auschwitz. È stato un medico greco in fuga dal lager a lasciarglielo. E Levi lo legge e lo rilegge per ore ed ore. D’altro canto è il primo libro che ha la possibilità di tenere tra le mani dopo un intero anno senza letture. Ma di questo importante momento della vita di Primo Levi e dei simboli che “Remorques” racchiude, ha diffusamente scritto Andrea Cortellessa nella nota critica al libro di Roger Vercel (leggibile, in versione ridotta, anche in questa pagina pubblicata su Doppiozero).
L’episodio legato a Primo Levi è toccante e degno di ogni considerazione, ma io voglio fermarmi un po’ prima. Voglio fermarmi a “Tempesta”. Il romanzo è uscito nel 1935 e nel 1941 è stato trasposto sul grande schermo con il titolo originale, “Remorques“. La pellicola è interpretata da Jean Gabin e sceneggiata, tra gli altri, da Jacques Prévert. In Italia il film “Remorques” arriva pochi anni più tardi con il titolo “Tempesta”. La casa editrice Nutrimenti ha deciso di pubblicare la prima traduzione italiana del romanzo (a cura di Alice Volpi) scegliendo di conservare lo stesso titolo del film in lingua italiana.
“Tempesta” è un libro che, per almeno le prime cento pagine, sembra uscito dalla penna di Conrad o di Kipling o di Melville. Sono sincera: non ho mai amato molto i romanzi di avventura né le storie di mare e capitani coraggiosi. Neppure da bambina. Per questo la prima parte del libro di Vercel è stata per me piuttosto faticosa. Il capitano Renaud, protagonista di “Remorques”, è un autentico lupo di mare. Un uomo determinato, pragmatico e molto sicuro di sé. Almeno in mare. Una notte di tempesta, nel mare di Bretagna. Renaud è a letto, accanto a sua moglie Yvonne. La donna, da quando è malata, è divenuta più ansiosa e fragile di sempre. Sa che suo marito può essere chiamato in ogni momento per soccorrere qualche nave in pericolo. Ed è proprio ciò che avviene. Renaud è il comandante del rimorchiatore di salvataggio Cyclone, in servizio di assistenza a Brest, e quella notte arriva una richiesta d’aiuto dall’Alexandros, una nave a vapore greca: avaria del timone.
Inizia così la pericolosa avventura del Cyclone, del suo capitano e del suo equipaggio. La tempesta ruggisce ferocemente ma il rimorchiatore, bersagliato dalle onde, dalla pioggia e dal vento, deve a tutti i costi raggiungere la nave greca. Il mare è furente e il viaggio dura parecchie ore. Nel frattempo Vercel si prende tutte le pagine che vuole per tracciare le personalità degli uomini del Cyclone. Dall’Alexandros continuano ad arrivare richieste di aiuto e messaggi da parte di un equipaggio nel panico. La narrazione si fa sempre più tesa: Vercel conosce perfettamente le tecniche letterarie del genere e sa sfruttarle con talento, ricorrendo ad una grande abilità descrittiva e ad un pathos che sa tenere ben incollato il lettore al romanzo.
Non voglio raccontare come finisce l’avventura del Cyclone perché non credo sia corretto anticipare null’altro. Posso però dire che il personaggio del comandante Renaud mi ha molto affascinata. Non perché sia un capitano ardimentoso e sprezzante, ma perché è un uomo che, come tutti gli uomini, ha timore di ciò che non può controllare. Perché quando si trova al capezzale di sua moglie Yvonne agonizzante diventa pavido ed insicuro come tutti gli esseri umani posti al cospetto della morte. Ed è in questa seconda fase del romanzo che mi sono appassionata veramente alla storia. Forse perché è tornata ad una dimensione a me più congeniale. Perché ho capito che “Tempesta”, oltre a racchiudere un’avventura di mare e di temerari marinai, è anche la storia di un uomo che ha paura e, di fronte alla consapevolezza del suo disagio e della sua inettitudine di fronte a ciò che non sa accettare, non può far altro che scappare.
Edizione esaminata e brevi note
Roger Vercel è il nome d’arte di Roger Delphin Auguste Crétin. Nato a Mans nel 1894 e morto a Dinan nel 1957. Ha preso parte alla prima guerra mondiale al termine della quale, nel 1921, diviene insegnante di Lettere. Nel corso della sua vita ha scritto numerosi racconti, romanzi e anche dei testi teatrali ottenendo diversi riconoscimenti. Nel 2011 è nata un’aspra polemica, in Francia, in merito ad un articolo fortemente antisemita che sembrerebbe essere stato scritto da Vercel (sotto pseudonimo) e pubblicato dal quotidiano “L’Ouest-Eclair” il 16 ottobre 1940.
Roger Vercel, “Tempesta“, Nutrimenti, Roma, 2013. Traduzione di Alice Volpi. Nota critica di Andrea Cortellessa. Titolo originale: “Remorques”, Editions Albin Michel, Parigi, 1935.
Pagine Internet su Roger Vercel: Wikipedia (fr)
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