Maurensig Paolo

Il guardiano dei sogni

Pubblicato il: 23 Novembre 2006

Oltre ai bambini, tuttavia, ci sono anche gli artisti, i poeti, coloro che della fantasia fanno la loro professione; questi possono raccontare le loro favole, parlare di giganti, di streghe, di sirene senza che nessuno osi deriderli o compatirli per quello che dicono. Anzi, sono apprezzati, e a volte persino pagati perché raccontino le loro storie fantastiche.”

“…proprio gli artisti sono i depositari, coloro che hanno il compito di far sì che la credenza nelle favole, nelle saghe, nei miti, nell’esistenza di esseri soprannaturali non si estingua del tutto, perché la sopravvivenza di questi ultimi è legata strettamente ai sogni degli uomini.”

Un romanzo ricco di mistero, curatissimo nello stile, fantasioso e immaginoso, ben costruito tecnicamente e che si dilata verso generi diversi, pur rimanendo sempre fluido, elegante e ottimamente congegnato. L’autore gestisce qui una trama all’inizio lineare e poi sempre più complessa, misteriosa, a volte visionaria o decisamente onirica.

Il protagonista, che è anche il narratore della vicenda, viene colpito, mentre si trova in visita alla Biennale di Venezia, da un grave attacco di cuore e viene ricoverato in ospedale. Si ritrova come compagno di stanza uno stranissimo personaggio, che somiglia a Tolstoj vecchio: il conte polacco Antoni Stanislaw Augusto Dunin. Costui è dotato di un dono particolare: sa leggere i sogni degli uomini direttamente nelle loro menti.

La presenza di un vicino di letto aiuta il protagonista , un giornalista quarantaduenne, vedovo, a scuotersi e a guarire, le sue conversazioni col conte da un lato lo interessano, dall’altro lo mettono a disagio, perché si sente osservato e scrutato nei suoi pensieri più profondi.

Dopo le dimissioni, incuriosito sempre più, si metterà alla ricerca del conte e compirà, in una sorta di viaggio tra sogno e realtà, alcune scoperte fondamentali.

Il romanzo si muoverà talvolta verso il genere gotico (il lazzaretto), talvolta verso l’onirico, il fantastico e il fiabesco, per sfiorare, verso la fine quando il conte racconta la sua giovinezza e il duello, scene da romanzo dell’Ottocento con la descrizione della vita dissoluta tra gioco, donne e sfide degli ufficiali polacchi.

Numerosissimi sono gli spunti che l’opera suggerisce.

Elementi simbolici affiorano ampiamente laddove si descrive “il Regno” con toni fiabeschi: vi sono putti, il tema del viandante-pellegrino, l’arcobaleno alla cui base ci si dirige per raggiungere la meta, il giardino incantato con fiori e fontana, il palazzo con la damigella, lo spettacolo teatrale che si rivolge al cuore degli uomini e segna il legame tra le arti e l’animo umano.

Emerge una riflessione sull’arte e gli artisti (e proprio dalle pagine dedicate al Regno sono tratte le due citazioni poste in apertura di questa recensione) come depositari della fantasia, della visione, del sogno. Artisti che vengono in genere presi per pazzi e bugiardi.

Sull’arte discutono anche il conte e il narratore durante il loro ricovero ospedaliero, il conte dischiude nuovi orizzonti e punti di vista al suo compagno di stanza, gli mostra una libertà e una speranza insospettate, discutono di arte e sogno, di arte soggettiva come quella moderna, che nasce da sogni incontrollati e ha bisogno dei critici per essere spiegata (e neppure loro comprendono) e arte oggettiva, ancora esistente nelle icone e nelle vetrate delle cattedrali.

Il conte, da parte sua, si rivelerà essere un artista del vetro e ritiene che “Non esiste comprensione se non in seguito alla personale sperimentazione”.

Lo spazio chiuso, asfittico dell’ospedale, in cui si svolge tutta la prima parte del romanzo, lascia libera solo l’interiorità del narratore, che sogna e sente il suo sogno analizzato, scrutato dal conte, il quale a sua volta racconta di sé per aiutare il protagonista a capirsi e a capire.

Tra le pareti bianche e le apparizioni di personale sanitario, il giornalista pensa e ripensa alle parole del conte e compie una sorta di scavo interiore, riflette sulla morte, si ritrova sul letto “ a seguire i miei pensieri come fossero aquiloni colorati su un cielo crepuscolare”.

Man mano che riacquista le forze riesce anche a reimpadronirisi delle sensazioni: “Sembrava quasi che il corpo avesse preso il sopravvento, era l’unico peso e misura di questo mondo; tutto il resto ruotava al suo interno come mera recita di un dramma in cui io ero non solo attore, ma anche il luogo, il teatro stesso di quanto vi si rappresentava. Ogni sensazione, quindi, era stata disconnessa: felicità e dolore erano espressioni puramente mimetiche. […] Solo con la lenta ripresa del mio fisico, infatti, tornava a poco a poco qualche sensazione isolata e struggente, come per rammentarmi che ogni momento della vita aveva avuto una componente di dolore che a suo tempo non avevo apprezzato a sufficienza.”

Il conte dal canto suo è un personaggio per certi versi inquietante, un profondo conoscitore degli uomini, un visionario che legge un misterioso libretto nero che si rivelerà essere “il più antico manuale per la realizzazione dei sogni” e osserva che “I sogni sono come l’atmosfera per la nostra terra, essi filtrano la luce rendendola sopportabile”.

L’esperienza vissuta dal narratore con il conte sarà tale che, al suo ritorno alla vita quotidiana, si sentirà estraniato, nulla sarà più come prima e si metterà alla ricerca del suo misterioso compagno.

Un senso nuovo di libertà lo pervade, nota particolari della realtà mai osservati prima,”Ora mi trovavo di fronte a un quaderno vergine, e non si trattava più di raccogliere e di selezionare dati, ma di inventare qualcosa, di tendere la mano e cogliere dal nulla, in poche parole: di creare.[…] Chissà che cosa mi aveva spinto a mettermi sulle sue tracce. Forse volevo appagare l’inconfessabile desiderio di scoprire che la morte è solo un passaggio, un valico da superare. […]Ma non poteva essere, invece, che proprio nel timore della morte ogni uomo trovasse la spinta necessaria verso una ricerca interiore?”

La ricerca si farà sempre più intensa, si muoverà tra realtà e sogno, toccherà il tema del doppio e del sosia, vivrà atmosfere di mistero e troverà il suo epilogo nella rivelazione finale al cimitero di san Michele a Venezia.

Articolo apparso su lankelot.eu nel novembre 2006

Edizione esaminata e brevi note

Paolo Maurensig (Gorizia 1952) scrittore italiano, vive e lavora a Udine. Altre sue opere: La variante di Luneburg (1993), Canone Inverso (1996), L’ombra e la meridiana (1998), Venere lesa (1998), L’uomo scarlatto (2001).

Paolo Maurensig, Il guardiano dei sogni, Milano, Mondadori 2003.