“Ciò che a Roland piaceva era la conoscenza dei movimenti della mente di Ash incalzata lungo le pieghe e le svolte della sua sintassi, improvvisamente tagliente e limpida in un epiteto inatteso. Ma queste lettere morte lo turbavano, perfino fisicamente, perché erano solo inizi.”
Un giovane studioso inglese, Roland Michell, trova alla London Library, tra le pagine di un libro appartenuto allo scrittore ottocentesco Randolph Henry Ash, due minute di una lettera dello stesso indirizzate a una donna misteriosa, che si scoprirà essere la poetessa Christabel La Motte.
Da questa scoperta nasce un fitto intreccio di personaggi, storie, scoperte sorprendenti, ricerca storico-filologica, con continui rimandi dall’Ottocento a oggi e viceversa, come in un gioco di specchi.
Si scoprirà un segreto amore del passato, ma anche i protagonisti, Roland e Maud, una studiosa coetanea di Roland e discendente di Christabel, verranno coinvolti nella vicenda, visiteranno gli stessi luoghi di Ash e Christabel, una possessione li pervaderà. E non sono loro gli unici interessati alla scoperta, altri personaggi ruotano intorno ai due poeti vittoriani…
Romanzo coltissimo, pieno di riferimenti dotti alla letteratura, al mito, alla critica, con descrizioni di personaggi del passato e del presente e di luoghi del sapere (biblioteche) evocati con minuzia di particolari e senso di fascinazione, la ponderosa creazione della professoressa Byatt non è esente da rallentamenti, da un indugiare quasi compiaciuto sulla propria erudizione e cultura.
La conoscenza di Freud e Lacan non manca ai suoi personaggi, le escursioni nell’interpretazione femminista del mito di Melusine (la donna-serpente) e comunque nell’universo femminile ottocentesco lanciano molti spunti che spesso rimangono riservati a chi abitualmente si occupa di questi argomenti.
Potremmo dire che il romanzo lascia trapelare un’overdose di cultura che cresce su sé stessa, dimostra la preparazione dell’autrice, ma non rende sempre agile lo snodarsi degli eventi. Questo il difetto principale di un libro per altri versi interessantissimo e polisemico.
Il coinvolgimento dei vari personaggi nella ricerca, il cambiamento che ne scaturirà per le loro vite denotano un’influenza potente della letteratura sulla vita, un coinvolgimento totale nello studio di uno scrittore, tanto da entrare quasi nel suo stesso pensiero.
“All’inizio Roland lavorò con la curiosità assorta con cui leggeva qualsiasi scritto di Randolph Ash. Questa curiosità era una specie di familiarità divinatoria: conosceva il funzionamento della mente dell’altro, aveva letto quel che lui aveva letto, fatto proprio il suo caratteristico uso di sintassi ed enfasi. La sua mente poteva balzare avanti e sentire il ritmo del non letto come se lo scrittore fosse lui, e sentisse nel cervello il ritmo fantasma del non ancora scritto”.
La letteratura cambia dunque la vita, è così nel presente ed è stato così nel passato: un minuzioso recupero dei testi di Ash e La Motte, un’analisi serrata, che farà letteralmente parlare le opere ottocentesche, conferirà un andamento sempre più veloce all’intreccio con un finale sorprendente.
Il primo contatto tra Ash e Christabel è epistolare ed è interessante vedere come riescano a trattare argomenti assai impegnativi: religione, fede, progetti letterari alternati a ricordi personali e vita quotidiana.
Fino all’incontro personale e all’innamoramento.
Preceduto da un racconto di Christabel e seguito da un poema di Ash, l’epistolario tra i due è inserito in una sorta di cornice che pare voler rivelare come la vita reale si rifletta poi per metafore, immagini, spie linguistiche nell’opera letteraria.
Compito degli studiosi sarà anche rintracciare questi indizi.
“I critici letterari sono detective per natura” dice Maud. E Roland svolge le sue considerazioni sull’epistolario: “La corrispondenza, aveva scoperto Roland, è una forma narrativa che non prevede alcun esito finale, alcun epilogo. La sua epoca era un’epoca dominata dalle teorie narrative. Le lettere non raccontano alcuna storia, perché non sanno, di riga in riga, dove stanno andando. […]
Le lettere, infine, non escludono soltanto il lettore come co-autore, o interprete, o indovino, ma escludono il lettore in quanto lettore, essendo scritte, se sono lettere vere, per UN Lettore.”
Ecco presentarsi allora i problemi della critica letteraria e dell’interpretazione dei testi.
I vari personaggi coinvolti nella ricerca sembrano rappresentare vari modi di approssimarsi ad un testo. Abbiamo così: Mortimer Cropper, ricco prefessore americano, vanesio ed elegante, colleziona cimeli di Ash, visita i luoghi in cui l’autore è vissuto e ha viaggiato, è un tipo pieno di sé, è un ambizioso cultore del bello e coltiva un rapporto feticistico con il suo autore, sente di dover possedere quanti più suoi oggetti sia possibile. Eppure, nonostante il potere, è un uomo vuoto, incosistente. “Curava il proprio corpo, l’uomo esteriore, con una puntigliosità che avrebbe prodigato anche all’uomo interiore, se avesse saputo chi era, se non avesse sentito che tutta quella parte era coperta da un fitto velo.”
Beatrice Nest è invece una studiosa di Ellen Ash, la moglie di Randolph Henry Ash, è arcigna, gelosa dei propri documenti, una donna della quale vengono evidenziati i difetti e i complessi con implacabilità da parte dell’autrice.
Leonora Stern è una studiosa femminista americana, impetuosa e vivace, fisicamente grande e vistosa anche nell’abbigliamento. Dopo varie esperienze sentimentali eterosessuali, le sue preferenze sono orientate verso altre donne.
Ha attraversato nelle varie fasi del suo impegno: strutturalismo, post-strutturalismo, marxismo, decostruzionismo e femminismo.
James Blackadder è il professore universitario di Roland, un vero barone, che tratta male i suoi studenti, cura l’edizione critica di Ash, non ha grandi capacità, ma è uno studioso preciso. In alcuni momenti Blackadder vede che “tutti i suoi pensieri sarebbero stati pensieri di un altro, tutto il suo lavoro lavoro di un altro”. Si sente piacevolmente subordinato ad Ash, non è un creativo, ma ormai non si dispiace per questo.
Infine Maud e Roland, i due giovani studiosi che rifaranno lo stesso viaggio di Ash e Christabel, vedendo i loro stessi luoghi, sembrano incarnare il modo più corretto di condurre una ricerca critica, sono attenti e preparati, sanno cercare con passione, stabilire connessioni tra i testi. A loro va la preferenza dell’autrice.
“Roland pensava […] che lui e Maud erano coinvolti in un intreccio o destino che sembrava, o almeno poteva, non essere il loro intreccio o destino bensì quello di quegli altri due. […] Trovandosi nel mezzo di un intreccio, poteva succedere loro di comportarsi come se ne facessero parte.”
Ancora una volta la letteratura e la vita s’intrecciano, possedendo coloro che vi sono coinvolti e, tra un’epoca e l’altra della storia, s’instaurano, attraverso gli scritti, rapporti e connessioni.
“Esistono – di uno stesso testo – letture fatte per dovere, letture che registrano e sezionano, letture che sentono un fruscio di suoni mai uditi, che contano piccoli pronomi grigi per diletto o per istruzione […]
Ci sono letture personali, che cercano di afferrare significati personali […]
Ci sono – credetemi –letture impersonali – in cui l’occhio della mente vede le righe muoversi in avanti e l’orecchio della mente le sente cantare e cantare.
Di tanto in tanto ci sono letture che fanno rizzare e tremare i peli sul collo, il nostro vello inesistente, quando ogni parola brucia e splende aspra e chiara e infinita ed esatta, come pietre di fuoco, come stelle puntiformi nel buio – letture in cui la consapevolezza che conosceremo ciò che è scritto in maniera diversa o migliore o soddisfacente, precorre qualsiasi capacità di dire ciò che sappiamo o come lo sappiamo.”
articolo apparso su lankelot.eu nell’ottobre 2006
Edizione esaminata e brevi note
ANTONIA SUSAN BYATT (Sheffield 1936), il suo vero cognome è Drabble, studiosa e scrittrice inglese. Laureata in Lettere, ha intrapreso la carriera accademica. Specialista nella letteratura romantica e vittoriana, ha scritto molti saggi e ha partecipato a molti programmi culturali della Bbc. Dal 1983 ha lasciato l’insegnamento per dedicarsi all’attività letteraria e saggistica. Ha esordito nella narrativa con L’ombra del sole (1964). Altre opere: Il gioco (1967), La vergine in giardino (1978), Natura Morta (1985), Zucchero e altre storie (1987), Possessione (1990), Angeli e insetti (1992), il genio nell’occhio d’usignolo (1994), La torre di babele (1997).
ANTONIA SUSAN BYATT,Possessione, ed. La Biblioteca di Repubblica, Roma 2003. Traduzione di A.Nadotti e F.Galuzzi.
Dal romanzo è stato tratto anche un film: Possessione, una storia romantica. Regia di Neil Labute. Interpreti principali: Gwyneth Paltrow, Aaron Eckhart, Jeremy Northam, Jennifer Ehle, Lena Headey.
Un romanzo così complesso è stato ridotto a storiellina romantica, guardabile, ma davvero riduttiva. Buona per distrarsi una sera e riposarsi un po’.
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