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von Trier Lars
Lars von Trier è un grande paraculo. Così scrissi qualche anno fa e così mi ripeto ancora oggi dopo aver visto il suo Antichrist, opera controversa e fischiatissima dal pubblico e massacrata dalla critica in conseguenza del recentissimo passaggio al Festival di Cannes. Lars von Trier è un grande paraculo, dicevamo, ma non sempre il giochino gli riesce come era accaduto con due film moralisti, ma al contrario di Antichrist acclamati, come Idioti e Dancer in the dark (quest’ultimo anche Palma D’Oro a Cannes), perché oramai il Nostro, quando è in crisi d’ispirazione...CONTINUA...
Lars von Trier è un imbroglione, un grande paraculo, un abile incantatore di serpenti. Questo bisogna sempre premetterlo prima di lanciarsi nell’analisi di uno suo film, anche quando, novità delle novità, si dà alla commedia. Sì perché il regista danese, a due terzi della programmata e feroce trilogia americana (Dogville, Manderlay e l'annuciato ideale epilogo, che dovrebbe intitolarsi Washington), stacca dal dramma per provare nuove forme di sperimentazione tecnico-visiva, proprio attraverso la commedia. E trattandosi di...CONTINUA...
La fine del mondo secondo Lars von Trier. Ecco cosa potrebbe sembrare, a prima vista, Melancholia, nuovo tassello di una cinematografia eccessiva, disturbante, furba, ammiccante ma sicuramente originale, per uno dei più acclamati e discussi cineasti europei contemporanei. Il regista danese, anche stavolta, nella presentazione consueta a Cannes, non si è fatto mancare i motivi di polemica, con le dichiarazioni su Hitler (“in fondo lo capisco, mi fa simpatia”) e sugli ebrei (“Israele è un dito al culo”, oppure “Credevo di avere origini ebraiche, invece ho scoperto...CONTINUA...
Lars von Trier sarà anche molto amato, ma sicuramente è anche molto frainteso e incompreso, spesso da quelli stessi che lo ammirano. Fraintendimenti indotti, manovrati da lui stesso certamente a scopo pubblicitario e autopromozionale, ma sarebbe riduttivo interpretarli come marketing puro e semplice. Dalla stanza buia dell’antiumanesimo da cui guarda il mondo, Lars se la ride alle spalle di chi lo detesta, ma anche di chi lo ama. Anzi, manipolare i suoi stessi ammiratori è certamente parte del suo sottile godimento, come anche del suo nichilismo.
Con Nymphomaniac la manipolazione orchestrata...CONTINUA...
Dall’ossessione orrorifica, onirica e metafisica in Antichrist, passando per il vuoto emotivo e la conseguente distruzione del pianeta in Melancholia, si arriva al porno-soft filosofico ed esistenziale di Nymphomaniac. Si chiude dunque “la trilogia della depressione” ideata da Lars von Trier, tanto più buia e oscura quanto i motivi profondi di questo suo ultimo cinema, ma sempre degna d’ogni ribalta scandalistica prestandosi comunque a dibattito e discussione, risultato finale d’un cinema sempre in cerca di un feedback sensazionalistico...CONTINUA...
E dunque si arriva alla seconda e ultima parte dell’opera che chiude la “trilogia della depressione”. Se era la depressione che doveva trasparire, a conclusione della vicenda, possiamo dire senza ombra di dubbio che traspare pure, ma quella dello spettatore pagante. Non tanto o non solo quella di personaggi davvero poco sfaccettati e ripetitivi, perché Lars von Trier dopo una prima parte che quantomeno incuriosisce, prosegue il racconto attraverso i più banali e prevedibili clichè del sesso e delle sue possibili varianti, anche quelle più pericolose e perverse, palesando una piattezza narrativa...CONTINUA...
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