Kenna Michael

Confessionali. Reggio Emilia, 2007-2016

Pubblicato il: 9 Settembre 2017

Decisamente un gran bel libro “Confessionali” di Michael Kenna: bello grazie alla veste grafica, agli scatti del fotografo riprodotti su pagine di ampio formato, ed anche alla presenza di contributi che svelano molto di una traccia eloquente “nella ricerca tra uomo e Dio”; oppure, come scrive ancora Tiziano Ghirelli, di un manufatto che è anche “il luogo delle misericordia, lo spazio in cui si fa carne la misericordia”. L’opera fotografica prende spunto da uno scatto datato 2007: Michael Kenna, artista celebre  per i suoi paesaggi in bianco e nero ottenuti con esposizioni di molte ore, si trovava a Reggio Emilia per una sua mostra antologica e gli capitò di cogliere l’immagine di un confessionale, la sua natura architettonica, “emblema di una inespugnabile fortezza, nonostante i segni della corruzione del tempo” (Sandro Parmiggiani). Da allora, per circa un decennio, l’artista inglese è tornato nella città emiliana per completare un percorso inconsueto ma nel contempo fortemente influenzato dalla sua educazione cattolica. Un cammino di luogo sacro in luogo sacro, passando  per l’Oratorio del Cristo, visitando la Chiesa di Sant’Andrea, la Chiesa di Santo Stefano a Novellara, la Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo Apostoli, la Chiesa di Santa Maria Assunta a Gombio, la Chiesa dei Santi Cipriano e Giustina Martiri di Ramiseto, la Basilica di San Prospero, la Chiesa dell’Immacolata Concezione a Pieve Rossa; e diverse altre località del reggiano. Come ricorda lo stesso Kenna: “Le prime esperienze religiose nella città in cui ero nato e, in seguito, nel seminario di un collegio cattolico, influenzarono molto il lavoro fotografico che da allora ho perseguito”. Ed ancora: “Queste immagini di confessionali, a Reggio Emilia, simboleggiano ciò che continuo a cercare – l’invisibile attraverso il visibile, l’intangibile all’interno del tangibile, l’illusione della realtà […] questi contenitori di memorie rivelerebbero una moltitudine di segreti nascosti e compressi, confessati, scambiati e riversati in cambio di alcune preghiere e della benedizione e del perdono di un prete”.

Preso atto che al fondo di questo ritornare nelle chiese reggiane c’è un dato autobiografico, potrà apparire insolito un paesaggista dedito a fotografare questi particolari arredi religiosi. In realtà  – lo evidenzia Parmeggiani – con “Confessionali” non c’è stata alcuna svolta professionale: il percorso di artista non cambia, non fosse altro che, pur in assenza della luce e del respiro largo della natura, l’ambiente di una chiesa è spesso immerso nella penombra ed è presente quel silenzio che evoca mistero, sempre oggetto della ricerca di Kenna. In questo contesto “i confessionali s’ergono solitari contro un muro spoglio, talvolta segnato dalle ferite del tempo e dall’impossibilità, spesso dovuta alle ristrettezze economiche in cui può trovarsi una parrocchia, di porvi lenimento”.

Quest’ultima osservazione ha in fondo molto a che fare con lo scritto di Luciano Manicardi, dal gennaio 2017 priore del monastero di Bose: una storia circostanziata, molto approfondita del rito della penitenza, la sua influenza sull’Occidente (citazioni da Delumeau a Foucault) ed ancora prima dell’arredo sacro, a partire dalle parole di Carlo Borromeo che, nelle sue “Istruzioni intorno alla fabbrica ed alla suppellettile ecclesiastica” (1577) dettagliava le forme ed esigeva “che dalla parte del penitente fosse posta “un’immagine di carta del crocifisso, piamente eseguita” e che “dalla parte del confessore fosse apposta la tabella dei casi la cui assoluzione era riservata al vescovo o direttamente al Papa”. Uno scritto che in certi momenti ci è apparso quasi impietoso nella sua sincerità, tanto più se pensiamo che è opera di un religioso. Scrive Manicardi: i confessionali, “quelli di Kenna – in bianco e nero, con rigorosa assenza di figure umane – appaiono un paesaggio desolato. E così esprimono bene la realtà del confessionale di oggi, per lo più disertato dai fedeli, ma anche ritenuto spesso da confessori e liturgisti luogo non più idoneo alla confessione. Ed esprimono anche la fine di un tempo in cui la Chiesa poteva esercitare un controllo sulle coscienze e sulla vita intima delle persone”. Coerenti quindi le parole di Parmiggiani, autorevole critico d’arte, che evidenziano come i confessionali di Kenna, per lo più ritratti con una visione frontale, non rappresentino esclusivamente l’esito, “il distillato di un’operazione privata di recupero della memoria personale, ma l’epifania di simulacri universali di mistero”.

Edizione esaminata e brevi note

Michael Kenna, (Widnes, 1953) è un fotografo inglese conosciuto per i suoi paesaggi in bianco e nero. Ha pubblicato oltre venti libri fotografici. Le sue opere si trovano anche presso la Biblioteca Nazionale di Parigi , la National Gallery of Art, Washington DC , il Museo Metropolitano di Tokyo e il Victoria and Albert Museum di Londra .

Michael Kenna, “Confessionali. Reggio Emilia, 2007-2016”, Corsiero Editore (collana “La galleria”), Reggio Emilia 2016, pp. 108. A cura di Sandro Parmiggiani. Con scritti di Tiziano Ghirelli e Luciano Manicardi.

Luca Menichetti.  Lankenauta, settembre 2017