Mazzetti Loris

Tav. Il treno della discordia

Pubblicato il: 3 Aprile 2012

Leggiamo nella quarta di copertina: “Questo libro non è pro o contro il Tav. Questo libro spiega la questione Tav”. Loris Mazzetti, con questa sua opera, ha voluto dire sicuramente qualcosa di più rispetto l’informazione taroccata ed omissiva che i media nazionali dedicano a questo argomento. Argomento che non è soltanto la Val di Susa – del resto ogni progetto dovrebbe essere trattato per quello che è, senza generalizzazioni – ma proprio il sistema contrattuale del Tav, imbastito su ispirazione di Pomicino e poi di Lunardi. Tutta roba made in Italy, unica al mondo. Lo sappiamo: per andare oltre roba tipo “non possiamo staccarci dall’Europa”, bisogna armarsi di santa pazienza, bazzicare internet (e comunque sfrondare tante pagine inutili e piene di ideologismi d’accatto), leggersi le incasinatissime leggi italiane, i saggi di Cicconi, Calafati e di pochi altri onesti.  “Tav. Il treno della discordia” è chiaramente un “instant book” , come ammette lo stesso Mazzetti: “La mancanza di informazione attorno al Treno alta velocità mi ha spinto a scrivere questo libro. L’idea mi è venuta assistendo a due trasmissioni televisive. La prima è stata la puntata di Servizio Pubblico di Michele Santoro in onda il primo marzo 2012. A confrontarsi sul Tav c’erano il segretario del Partito democratico Pierluigi Bersani e il segretario nazionale della Fiom, Maurizio Landini ..[…]” (pag. 13). Degli instant book il libro di Mazzetti possiede pregi e difetti: linguaggio comprensibile, senza quelle complicazioni che allontanano i non “addetti ai lavori”, i problemi ambientali, progettuali, finanziari, giuridici affrontati a grandi linee, spunti che rimandano a testi ben più approfonditi, vuoi per comprendere il sistema contrattuale truffaldino che caratterizza i progetti Tav, vuoi per analizzare i gravi limiti dell’informazione italiana.

Alle domande se il Tav (in particolare quello in Val di Susa) sia un’opera necessaria, senza la quale l’Italia rimarrebbe tagliata fuori dai flussi europei, oppure se si tratti di un inutile spreco di denaro che non apporterà alcun beneficio effettivo, realizzato solo per favorire gli interessi economici di alcuni, Mazzetti, pur nelle strette di poco più di 150 pagine, risponde sinteticamente con la cronologia dei fatti, descrivendo la controversia con le parole tecnici, dei politici, dei sindaci, il problema del finanziamento europeo, il  versante francese della Torino–Lione. La scelta dell’autore di  far parlare noti contendenti “No Tav” e “Si Tav” si è dimostrata azzeccata: le interviste a Luca Mercalli, climatologo, presidente della Società metereologica italiana e ad Andrea Debernardi, rappresentante del comune di Sant’Antonio di Susa, presso l’Osservatorio Torino-Lione, contrapposte all’intervista al ministro Passera (La Stampa 6 marzo 2012), dicono molto.  Da un lato buon senso, moderazione, nulla che assomigli ad un black block, dati verificabili o comunque contestabili, dall’altro (Passera) rassicurazioni, grandi principi chiamati Europa, crescita, progresso, zero dati. Insomma tutte affermazioni basate sulla fiducia, senza che il nostro ministro “tecnico” abbia portato un numero o un dato verificabile. E difatti all’intervista di Passera replica (vedi pag. 103) il prof. Angelo Tartaglia, ordinario al Politecnico di Torino, punto su punto, con un articolo presente anche in rete, sul sito del Fatto quotidiano e altrove.

La domanda di Mazzetti a Mercalli sui “No Tav” che non isolano i violenti era inevitabile; ma altrettanto ovvia la risposta che ribadisce come il movimento sia “estremamente liquido” e che comunque la presenza di antagonisti esagitati non può far dimenticare le tante persone pacifiche (ma imbestialite) e un problema oggettivo (costi, ambiente, legislazione, debito pubblico) che prescinde dall’indole dei manifestanti. Leggiamo un brano dall’intervista con Debernardi, sempre nello specifico della Val di Susa: “Con Ponti in varie occasioni abbiamo ripreso i conti di quest’opera. Abbiamo sostenuto più volte – numeri alla mano – che l’opera non ha un equilibrio tra costi e benefici. Non tanto perché non dia benefici, quanto perché ha dei costi stratosfericamente alti. Per l’opera Lione – Torino parliamo di qualcosa come venticinque miliardi di euro” (pag. 148). A fronte di queste cifre, ed altri dati come l’effettivo utilizzo dell’opera, i danni ambientali (si veda il recente esempio del Mugello), fanno abbastanza raccapriccio le pagine del libro dedicate alle dichiarazioni dei nostri politici, quasi tutti “Si Tav” senza se e senza ma (e conoscendo il sistema magna magna di denaro pubblico, ottimamente descritto da Cicconi, non ci stupiamo affatto). Non poteva mancare Cota, il presidente leghista della regione Piemonte col suo “La Tav rappresenta un’apertura psicologica all’Europa”, oppure l’affidabilissimo ex premier Papi (“La Tav è un’opera alla quale non si può rinunciare e che ha tutte le garanzie dal punto di vista ambientale”). La novità di questo elenco degli orrori semmai è che nel mazzo ci stanno anche i “tecnici”, e non soltanto quel Passera che, con le sue frequentazioni, già si sapeva da che parte stava.

Leggiamo di Clini e della Cancellieri, la quale, tra “opera fondamentale” e “sono state fatte importanti modifiche al progetto per cui siamo ad un punto di non ritorno”, pare vivere in un mondo diverso da quello di Mercalli; che invece ci ricorda come “il tracciato è variato perché quello delle Ferrovie dello Stato passava senza considerare lo scalo merci di Orbassano, per la cui ristrutturazione sono stati spesi molti miliardi. E quindi il tracciato è stato semplicemente sposato dalla sinistra idrografica della Valle alla destra idrografica ..[…] quindi è stata una decisione interna al gruppo proponente” (pag. 58). Leggendo queste pagine c’è il rischio di porsi domande a dir poco inquietanti: se questi nuovi ministri sono stati scelti per la loro competenza, crème della crème dell’accademia e delle professioni, allora i cialtroni – quelli veri – come stanno messi?

Edizione esaminata e brevi note

Loris Mazzetti (Bologna, 1954), regista e giornalista, è dirigente di Rai Tre e scrive per il «Il Fatto Quotidiano». In tv ha realizzato con Enzo Biagi Il Fatto, RT Rotocalco Televisivo, Cara Italia, con Fruttero & Lucentini L’Arte di non leggere, con Fabio Fazio Che tempo che fa, con Roberto Saviano Vieni via con me. Ha scritto Il libro nero della Rai, La macchina delle bugie (Bur), e con Enzo Biagi Era ieri, Quello che non si doveva dire, L’Italia del’ 900 (Rizzoli). Ha curato i libri su Enzo Biagi Io c’ero e I quattordici mesi (Rizzoli). Per Aliberti ha scritto con Don Andrea Gallo Sono venuto per servire e con Nino Di Matteo Assedio alla toga.

Loris Mazzetti, TAV. Il treno della discordia. Conoscere le ragioni della controversia che dalla val di Susa ha invaso l’Italia, Aliberti, Aliberti, Roma 2012, pp. 160

Luca Menichetti. Lankelot, aprile 2012