Rihani Ameen

Juhan

Pubblicato il: 16 Novembre 2019

“Il femminismo ai tempi dell’Impero Ottomano”, potrebbe essere un buon sottotitolo per questo libro. Ci troviamo ad Istanbul durante la prima guerra mondiale, l’Impero Ottomano, “il grande ammalato” come ci abituano a chiamarlo a scuola, sta in piedi solo grazie al supporto militare dei tedeschi che difendono le coste dagli sbarchi della Triplice Intesa. Formalmente si tratta di un’alleanza, ma nella realtà quella tedesca è un’occupazione che buona parte della popolazione locale non approva, in particolare proprio ad Istanbul.

Qui vive Juhan, giovane donna, attivista politica, giornalista, figlia di uno dei funzionari più rispettati dell’impero e rinomata per la sua bellezza. Juhan crede che la posizione di subalternità in cui si trova la donna sia da imputare principalmente agli uomini e invita quindi le altre donne a ribellarsi prendendo di mira alcune delle tradizioni musulmane che secondo lei sono ormai sorpassate, una su tutte, la poligamia. Lei stessa si era sposata, facendo giurare al marito di non prendere nessun’altra moglie. Lui in un primo momento aveva accettato, cambiando poi però idea e costringendo così Juhan a divorziare e a tornare a vivere con suo padre per non venire meno ai suoi ideali.

Si pensa che questo personaggio sia stato ispirato da una figura realmente esistita, Halide Edip (1884-1964), scrittrice, giornalista e traduttrice turca che fu la prima, nel 1919, a prendere la parola in una delle pubbliche piazze di Istanbul. Secondo alcune fonti, sarebbe stata anche la prima a togliersi pubblicamente il velo alcuni anni prima.

L’autore del libro, il libanese Ameen Rihani, è universalmente riconosciuto come un promotore dei diritti delle donne, fece parte di quegli intellettuali che decisero di rifugiarsi negli Stati Uniti a causa dell’opprimente clima politico sotto il governo ottomano e che da oltreoceano osservò con attenzione gli sviluppi della sua inevitabile caduta.

La trama del libro è abbastanza ottocentesca: intrighi di palazzo, scambi di messaggi tramite la servitù, ufficiali dell’esercito, un padre buono ma severo, un amore difficile e tragico. Juhan vede il suo attivismo come l’inizio di una rivoluzione socio-culturale che inevitabilmente colpirà il suo popolo e porterà finalmente all’emancipazione della donna musulmana. Lei stessa è percepita come un ponte tra occidente ed oriente, è credente e cerca di seguire tutti i protocolli che si addicono ad una donna del suo rango, ma è stata educata secondo la cultura occidentale, parla francese, scrive su un giornale locale, agisce di propria iniziativa. Considera la sua come una vera e propria Jihad contro la tirannia dell’uomo: al giorno d’oggi sarebbe sicuramente una figura interessante da vedere in un dibattito con alcuni esponenti delle varie destre europee.

Ritengo che sia sempre difficile per un uomo, scrivere una storia con protagonista una donna e viceversa, il rischio di cadere dentro stereotipi e convinzioni che spesso ci vengono inconsciamente inculcate è sempre alto. Considerato il periodo in cui è stato scritto, questo romanzo è decisamente attuale, ma non è perfetto: alcuni paragrafi dove si descrivono le reazioni emotive di Juhan sono un po’ troppo spinti e si avvicinano pericolosamente alla concezione della donna come isterica e irragionevole: “si mise a singhiozzare convulsamente. Nel suo petto ansante e rovente infuriava una tempesta di sentimenti contrastanti; e l’oscurità, quando chiuse gli occhi, l’atterrì”.

Da non trascurare sono anche Prefazione e Introduzione e Postfazione, spesso si è tentati dal saltarle ma in questo caso risultano molto utili per contestualizzare il tutto. Alla fine è anche presente un utilissimo Glossario, utile ai meno ferrati sulle terminologie dell’Impero Ottomano.

Ho trovato questo libro estremamente interessante: ci dà un realistico spaccato della vita durante gli ultimi anni dell’Impero Ottomano e ci presenta una figura di donna tutt’altro che banale e decisamente innovativa, non solo per i suoi tempi ma anche per i nostri, considerando la crescente ignoranza verso l’Islam e la sua concezione della donna. Lo consiglio a coloro che s’interessano d’impero ottomano ma soprattutto alle donne che vogliono avere qualche punto di riferimento sul femminismo nel secolo scorso.

Edizione esaminata e brevi note

Ameen Rihani, (1876-1940), poeta, narratore, drammaturgo, saggista, giornalista, attivista politico e nazionalista libanese, è considerato il fondatore della letteratura siro-americana e uno dei principali esponenti della rinascita culturale araba.

Ameen Rihani, “Juhan”, cura e traduzione di Francesco Medici, prefazione di Isabella Camera d’Afflitto, Stilo Editrice, 2019.