Garrard John, Garrard Carol

Le ossa di Berdičev. La vita e il destino di Vasilij Grossman

Pubblicato il: 17 Ottobre 2020

Si dice spesso come l’opera e la vita dei grandi scrittori sia inseparabile, oppure come sia legata ad un doppio filo, e così via. Certamente non sarà stato sempre così, ma di sicuro nel caso di Vasilij Grossman appare in tutta evidenza, grazie all’appassionata ed approfondita biografia di John Garrard e Carol Garrard, come le vicende personali e quindi storiche, quelle più terribili della seconda guerra mondiale e del periodo staliniano, siano state determinanti perché  venisse alla luce “Vita e destino”; e poi causassero la precoce fine dello scrittore.

Una fine che per lungo tempo, potremmo dire, ha interessato non soltanto quella fisica di Grossman, ma soprattutto la sua opera, la sua memoria. La colpa dello scrittore, un tempo “ardente sostenitore della patria sovietica” fu quella infatti di aver voluto raccontare lo sterminio degli ebrei pianificato dai nazisti su suolo sovietico: un argomento che, vista la collaborazione allo sterminio di molti cittadini russi e ucraini, in epoca stalinista era tabù. Tanto che le autorità sovietiche cancellarono, o tentarono di cancellare, ogni traccia degli assassini di massa. Sterminio che avvenne anche a Berdičev, dove trovò la morte sua madre. Così John e Carol Garrard: “Ma ora egli doveva adempiere alla promessa che aveva fatto a se stesso di riportare ciò che era accaduto a sua madre a Berdičev e, per estensione, a tutti gli ebrei nell’Ucraina occupata. In secondo luogo, egli era determinato a raccontare l’intera storia di Stalingrado e a onorare i soldati che vi avevano combattuto e che vi erano morti, ma il cui sacrificio stava già subendo il destino di venire dimenticato per consentire a Stalin e al Partito comunista di prendersi il merito della vittoria [ndr: malgrado i terribili errori strategici del dittatore sovietico]. Così facendo, Grossman si mise in rotta di collisione con le autorità sovietiche per i rimanenti vent’anni della propria esistenza” (pp.268).

Del resto è un dato di fatto che il governo sovietico, persino prima della fine della guerra, iniziò a cancellare ogni traccia della Shoah; “anche le prove documentarie prodotte dalla propria Commissione straordinaria sulle atrocità naziste vennero sepolte in archivi inaccessibili” (pp.453). Una prospettiva storica che giungeva quindi alla conclusione “centrale secondo cui i due grandi regimi totalitari, quello nazista e quello sovietico, non erano tra loro contrari, ma immagini speculari l’uno dell’altro […] Grossman vide come sia Hitler che Stalin avevano fondato il proprio potere su un estremismo nazionalistico dagli elevati effetti emotivi sulle popolazioni. Come evidenziato in “Tutto scorre”, mentre Hitler aveva in mente una gerarchia razziale fondata sul sangue, Lenin ne aveva una parallela basata sulle classi sociali” (pp.325). Già da queste parole possiamo cogliere come “Vita e destino”, a partire da avvenimenti specifici, aggredisse le stesse basi ideologiche del regime, in questo modo rappresentando “per il marxismo-leninismo una minaccia ben più seria di tutto ciò che Solženicyn pubblicò, anche successivamente, in Occidente” (pp.368).

“Le ossa di Berdičev” è quindi un libro che solo in parte possiamo definire strettamente biografico: è semmai un grande racconto di un’epoca di illusioni, in primis quelle del giovane Vasilij Grossman, di disillusioni terminate nel sangue (“Grossmam sembra essere il primo scrittore ad aver esplorato le strategie di sopravvivenza adottate dai sopravvissuti del Grande Terrore”, pp.187), di pogrom antisemiti aggiornati al tempo dei nazisti (“Berdičev  […] offre un indizio per comprendere l’ampiezza e la rapidità con la quale ebbe luogo la Shoah nell’Ucraina occupata: la diffusa collaborazione della popolazione locale nell’assassinio dei concittadini ebrei”, pag.240), delle motivazioni più recenti di tale scempio (“Ora i kulaki sopravvissuti si erano rivoltati contro i russi e gli ebrei in quanto capri espiatori per le atrocità commesse contro le loro famiglie da parte del governo sovietico”, pp. 257).

Il fatto è che Stalin, come scoprì pesantemente proprio Grossman, non voleva che la guerra fosse ricordata per quella che fu veramente; perché avrebbe svelato i fallimenti imbarazzanti dello stesso Stalin per le catastrofiche perdite nelle fasi iniziali del conflitto “e, di lì in avanti, la crudele condotta della guerra da parte sua” (pp.297). Crudeltà del resto dispensata nei confronti di Grossman anche in epoca post-staliniana: il manoscritto di “Vita e destino”, il suo capolavoro, viene sequestrato dal KGB e lo scrittore muore senza vederne la pubblicazione, non prima di vedersi censurare tutte le sue altre opere, finendo annichilito come persona e artista. “Le ossa di Berdičev” è un testo che racconta, quasi con pathos, le vicende personali di Grossman, le sue debolezze e le sue altrettante espiazioni (ad esempio il costante pensiero nei confronti della madre, uccisa a Berdičev, come se sentisse di averla abbandonata); ma sempre in rapporto alla sua opera letteraria (frequenti i paralleli tra personaggi fittizi  e personaggi reali) e al contesto politico.

Un testo che potrà dispiacere i negazionisti tipo Losurdo o Ludo Martens, quelli che, tanto per capirci, tentano di riabilitare la memoria di Stalin; ma appunto per questo motivo sono pagine utilissime per comprendere la grandezza di Grossman come persona e come letterato, nonché le spietatezze della vita sovietica in quegli anni, di quel mondo letterario e giornalistico.

Edizione esaminata e brevi note

John Garrard è professore di Letteratura russa all’Università dell’Arizona. Con la moglie Carol ha raccolto una vasta documentazione su Grossman ora donata alla Houghton Library dell’Università di Harvard.

John Garrard, Carol Garrard, “Le ossa di Berdičev. La vita e il destino di Vasilij Grossman”, Marietti 1820 (collana “Le lampare”), Bologna 2020, pag. 488. Traduttore: Roberto Franzini Tibaldeo, Marta Cai. A cura di Giovanni Maddalena, Pietro Tosco.

Luca Menichetti. Lankenauta, ottobre 2020