Travaglio Marco

BerlusMonti

Pubblicato il: 4 Giugno 2012

“BerlusMonti” segue a ruota “Colti sul Fatto”  quale raccolta pressoché giornaliera dei corsivi di Travaglio apparsi sul Fatto tra il 2010 e il 2012: in sostanza la cronistoria dell’Italia recente, da quella  berlusconiana conclamata a quella apparentemente de-berlusconizzata. Perché “apparentemente” lo sappiamo in molti ma Travaglio con i suoi editoriali ce lo ha rammentato sempre molto bene e, come suo solito, senza fare sconti a nessuno.

“BerlusMonti” questa volta non ha avuto necessità di una prefazione: in coerente continuità col precedente  vale sempre quanto scritto da Barbara Spinelli ad introduzione di “Colti sul Fatto”. Ne consegue che il rischio di ripetersi e di non aggiungere nulla di nuovo esiste, ma in realtà proprio questi mesi di ulteriore sfascio italiano ci consentono  di approfondire ancor meglio il lavoro del nostro perfido giornalista. Difatti quando gli editoriali si basano su fatti, al di là delle legittime interpretazioni che si possono dare di essi, allora diventa più complicato raccontare gli inciuci prossimi venturi come felice evoluzione di un paese in cerca di rinnovamento e finalmente liberato dai bunga bunga. Fino a pochi mesi fa i moderati al governo avevano la faccia di Gasparri e le “cene eleganti” impazzavano. Adesso invece si parla molto di sobrietà ed effettivamente è un po’ difficile pensare a Monti che si delizia con la Fornero e la Cancellieri in una gara di burlesque e di ciocce ciondoloni.

Insomma viviamo un periodo nel quale forse è facile spacciare una ritrovata normalità istituzionale e quindi gli editoriali di Travaglio più che mai assolvono alla funzione di un giornalismo dai noi sempre poco praticato: lo svelamento di una realtà ben più triste e una continuità di comportamenti e di mistificazioni che spiegano benissimo il significato di “BerlusMonti”. In questo senso il corsivo giornaliero sul “Fatto” diventa una sorta di contro-editoriale riservato a gente come Ostellino e Panebianco da anni ci fanno lezione di bon ton istituzionale e democratico, dimenticando però di scrivere qualcosa di logico e rispondente alla realtà italiana. Tanto per capirci in “O’Stellino ‘nnamurato” il nostro perfido M. T. di bon ton ne usa proprio pochino. Qui una lunga ma significativa citazione dall’articolo: “I cortigiani del Latrin Lover sono alla canna del gas: infatti son ridotti a citare ogni due per tre gli articoli di Piero Ostellino, aggiungendo che si tratta di un commentatore del “Corriere”, dunque comunista, quindi non certo tenero, ergo attendibile. In realtà Ostellino, dopo aver trascorso la metà della vita a incensare Craxi, ha deciso di passare la seconda a beatificare B. Ma sempre precisando che lui non sta con B., anzi lui è un “liberale” [….] Il bello di Ostellino è che, qualunque cosa dica, sfugge totalmente ai normali criteri della logica. Per cui riesce addirittura a sostenere, nello stesso articolo, tre tesi incompatibili tra loro: 1) “Di fronte a un ipotesi di reato – soprattutto la prostituzione di una minorenne – è legittimo che la magistratura chiami B. a risponderne….come ogni altro cittadino”. 2) “Monitorare le persone che frequentano le abitazioni di private” di B. è “una violazione delle libertà individuali”, una “barbarie”. 3) “Alla magistratura è lecito chiedere di restare all’interno delle proprie funzioni che non sono né politiche né morali”. Ma benedett’uomo: se un pm indaga su un giro di prostituzione, è ovvio che intercetti le eventuali prostitute […]” (pag.104). Se leggiamo con attenzione tutto l’articolo non sfugge una logica stringente (quella di M.T., non quella di Ostellino), seppur nel mezzo di nomignoli che sanno tanto di cabaret.

Del resto anche molti dei titoli degli editoriali apparsi sul Fatto non li potremmo mai leggere sul paludato “Corriere”. Tra i tanti: “Via Sonniferino”, “Io rubo, tu Ruby, egli copre”, “Max, nun ce provà”, “Sondino nanogastrico”, “Dragomiro Bondev”, “Le Mills balle blu”, “Credere, obbedire, leccare”, “Evacuato Giannino”, “I rivoltagabbana”, “Pirlamento”, “Masi umani”, “I Masi comunicanti”, “L’hanno rimasto solo”, “Il patto della prostata”, “Manovra Bunga”, “La malavitosa”, “Troiate Alta Velocità”, “Renzivest”, “La cena per farli conoscere”, “I ragazzi dello zoo di Minzolingua”, “Da Patonza a Passera”, “Bocconi e bocchini”, “Lezioni schifane”, “Tu lecchi dalle stelle”, “Tecnica di un colpo di sonno”, “La mafia non esiste”, “Dell’Utri non esiste”.

In questa parziale rassegna di titoli qualcuno avrà colto note vicende e personaggi (o meglio: figuri) spesso parecchio inquietanti (o ridicoli): si parte da quell’ottobre 2010 quando Nicola Porro è stato pizzicato a minacciare di “rompere il cazzo” alla Marcegaglia (che peraltro non sapevamo dotata dell’attrezzo) e quando abbiamo scoperto che Mubarak ha mentalità molto aperta e non se la prende affatto se la sua nipotina minorenne viene affidata alle cure di una prostituta; per poi arrivare all’aprile 2012 nel quale il governo dei tecnici, in perfetto accordo con i partiti che in questi anni hanno governato e fatto finta di fare opposizione, continua a spacciarci per liberismo quello che è un osceno mix di dirigismo veterocomunista e turbocapitalismo a favore di pochi grandi gruppi; e, come sempre, a dilapidare soldi pubblici, territorio, buon senso, spacciandolo per “crescita”. Le mistificazioni son sempre quelle, che a Palazzo Chigi ci sia l’amico di Putin o il sobrio Monti e, nel denunciarle, ancora una volta dobbiamo dare atto a Travaglio di non guardare in faccia a nessuno. Editoriali che, pur tra Minzolingua e lo Zio Tibia, non si limitano al cabaret ma, come un mantra riportano a quella realtà dei fatti che è normalmente assente nei corsivi dei più noti quotidiani.

Spesso Travaglio, nelle sue battaglie per la libertà di informazione e contro la corruzione, si è accompagnato a personaggi appartenenti all’intellighentia di sinistra, anche se più volte ha espresso il proprio disprezzo per i radical chic e una certa simpatia per la democrazia israeliana. Non tanto da evitargli l’etichetta, oltre che di “giustizialista”, pure di estremista di sinistra. In realtà, anche se a modo suo e con qualche contraddizione, la sua cultura di destra e votata alla legge ed ordine, la ritroviamo spesso quando bersaglio diventano i falsi liberali, la sinistra dell’inciucio e del falso garantismo. Leggiamo in “Battisti per caso”: “Ora è finalmente chiaro perché prima il governo francese e poi quello brasiliano hanno scambiato un volgare assassino come Cesare Battisti per un irredentista che lotta per la libertà: pare che, prima che con B., avessero parlato con Clemente Mastella […]” (pag. 96).

Inoltre è piuttosto eloquente su uno dei suoi politici “preferiti”: “D’Alema ha sempre detto pubblicamente e privatamente che la magistratura è una minaccia per l’Italia. Quando indaga i politici, s’intende. E non perché sia diventato comunista, ma perché è sempre stato comunista. E i comunisti non conoscono la divisione dei poteri: per loro esiste un solo potere, quello politico, anzi partitico. Ciò che va bene al partito va bene al Paese” (pag. 85). Possiamo confessarlo senza problemi: il Travaglio che tratta da comunista D’Alema, senza volergli fare un complimento, ci piace come quando tratta da Al Pappone quel falso liberale che risponde al nome di Papi. Detto anche Culo moscio (cit. Nicole Minetti).

Edizione esaminata e brevi note

Marco Travaglio scrive per Il Fatto, l’Espresso, A, Micromega, dopo aver collaborato per anni al Giornale diretto da I. Montanelli, Repubblica, l’Unità. Tra suoi più recenti successi “Mani sporche (Chiarelettere 2007, con Gianni Barbacetto e Peter Gomez). Altri suoi libri, tra i tanti, sono “La scomparsa dei fatti”, “Montanelli e il cavaliere”, “Intoccabili”, “L’odore dei soldi, “Bravi ragazzi”, “Se li conosci li eviti”, Italia anno zero”, “Papi”, “Uliwood Party”, “Promemoria”, “Colti sul Fatto”.

Marco Travaglio,“BerlusMonti. 2010-2012. Venne il diluvio universale, l’Italia affogò, ma sull’arca dei tecnici uno solo si salvò: il solito”, Garzanti, Milano 2012, pag. 556, € 16,40

Luca Menichetti. Lankelot, giugno 2012

Recensione già pubblicata il 4 giugno 2012 su ciao.it e qui parzialmente modificata.