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Tav sotto Firenze. Impatti, problemi, disastri, affari e l’alternativa possibile

Pubblicato il: 13 Novembre 2011

Chi voglia scrivere di “Tav sotto Firenze” potrà trovarsi nell’incertezza se definire il libro un saggio di resistenza civile –  una versione cartacea di Report tanto per intenderci – oppure una sostanziosa opera scientifica, nobilitata una folta schiera di accademici ed esperti nel ramo urbanistica ed ingegneria. Quale che sia la definizione più adatta è un dato di fatto che gli aspetti tecnici e quelli più propriamente politici (rectius: truffaldini) qui descritti non siano facilmente scindibili: le incongruenze e le assurdità progettuali e scientifiche proprie del tunnel Tav sotto Firenze non si spiegano se non si considerano gli interessi così pervicacemente portati avanti da quella casta di bulimici che specula ai danni del territorio e delle casse statali.

Necessaria però una premessa ad uso di chi non è fiorentino e di coloro che pur abitando in quel di Firenze – ovvero la maggior parte dei cittadini – ancora non sanno di cosa tratta il libro. Ormai da anni è in piedi un progetto per costruire una stazione dedicata all’Alta Velocità, completamente in sotterranea ed un tunnel, lungo più di 7 chilometri, nel bel mezzo della città. Tunnel con tanto di effetto diga, tale da portare i lavori sino alla profondità di 120 metri e così sventrando il tessuto urbano da parte a parte: da qui la denuncia di danni incalcolabili ai delicati equilibri idrogeologici di Firenze ed al suo inestimabile patrimonio ambientale, territoriale, edilizio, culturale, storico, paesaggistico. Un progetto, come si evince nell’opera collettiva edita da Alinea, che dal punto di vista ingegneristico e del modello di esercizio ferroviario, mostra più difetti che pregi. Quindi legittima la domanda come mai dopo un travaglio durato anni per affinare la progettazione e perfezionare le procedure autorizzative, si sia arrivati comunque ad una scelta che presenta il calcolo costi/benefici più svantaggioso in termini economici, sociali e ambientali. A questo punto inevitabile ricordarsi di quelle poche voci nel deserto dell’informazione che da anni denunciano il sistema tutto italiano basato sul general contractor – proprio il cosiddetto “modello Tav” – tale da spolpare le casse dello Stato spacciando per progresso e crescita quella che in realtà è spartizione truffaldina di risorse pubbliche, ambientali, territoriali. Del resto facendo semplicemente esercizio di realismo, e senza scomodare le menate spacciate per estremismo ed antagonismo,  non ci vuole molto per accorgersi come ormai la grande impresa italiana, palesemente decomposta, non sia in grado di risolvere i problemi italiani, anche per come è costituita con la sua intricata rete di subappalti. Una grande impresa, i relativi sponsor e politicanti che poppano prebende più o meno palesi, non è nemmeno interessata ai problemi più urgenti e cogenti della nostra Italia –  la difesa del territorio, il dissesto idrogeologico –  perché in quel caso  sarebbero le piccole e medie imprese le più adatte a lavorarci, con relativo (ed autentico) indotto in termini di posti di lavoro. “Tav sotto Firenze”, frutto di anni di lavoro volontario e coordinato di scienziati,  accademici, esperti locali e tecnici professionisti, è quindi la storia di un progetto apparentemente senza senso, oltre che devastante, ma che ha una logica coerente con quanto denunciato da Ivan Cicconi nel suo recentissimo “Il libro nero dell’Alta Velocità”: costa da 5 a 8 volte di più rispetto un alternativo progetto di Tav in superficie. Scontato quindi che l’alternativa, semplice, ragionevole e già perfettamente prospettata da anni, non sia mai stata presa in considerazione dalla catena dei decisori investiti di responsabilità in materia: “riadattare con pochi tocchi la rete ferroviaria già esistente in superficie e ricollegarla ad un sistema di trasporto locale multimodale che trasformi l’Alta Velocità in un vantaggio tangibile per i suoi utenti e per tutti i cittadini” non è proprio contemplato da coloro che spacciano i loro intrallazzi per esercizio di necessario progresso versus ideologici cavernicoli. Recenti le dichiarazioni di Rossi, il presidente della Regioni Toscana, che ci ha detto, palesando quasi sofferenza, come tutto questo venga fatto “per i nostri figli”. Questa cosa ricorda un po’il “mi sacrifico per voi” di quel tipo incatramato sceso in politica nel ’94, ma non sono le uniche frasi di questi progressisti cementificatori che meritano di essere ricordate.

Il libro nasce con la collaborazione di quei comitati, di Tiziano Cardosi  e di tutti i cittadini, che si sono mobilitati per contrastare il progetto e che proprio ieri (1 dicembre 2011) sono stati definiti da Mauro Moretti “quattro fessi”. Questo il clima, questi i personaggi con i quali avranno preso a che fare i fiorentini, peraltro in gran parte disinformati con buona pace di coloro –  a cominciare da Rossi, Renzi e di tutta quella banda là –  che hanno parlato di “cantieri di cristallo”. Proprio perché di cristallo non s’è visto nulla, ma semmai silenzio, mordacchia, minimizzazione, fino – tanto per fare l’esempio più recente – alla farsa della inaugurazione blindata ai cittadini dello scavalco tra le stazioni di Rifredi e Castello sul nodo Alta Velocità, il libro a cura di Ziparo, Pizziolo, De Zordo, pur con un approccio che privilegia nettamente le analisi tecnico-scientifiche, rappresenta un’opera di verità, destinata a tutti coloro che non vogliano rimanere ipnotizzati dal mantra che “l’opera va fatta perché altrimenti non c’è lo sviluppo”. Gli scritti, oltre che dei curatori, sono di Vincenzo Abruzzo, Daniela Anceschi, Roberto Budini Gattai, Paolo Celebre, Mauro Chessa, Angelo M. Cirasino, Teresa Crespellani, Silvano Fabrizio, Antonio Fiorentino, Perla Gianni, Stefano Lenzi, Manlio Marchetta, Vittorio Maschietto, Massimo Perini, Franco Poli, Giovanni Vannucchi. Tanti interventi per analisi puntuali e tali da svariare su più fronti.

Questa una breve panoramica di alcuni degli argomenti ed articoli divisi tra quattro parti e un’appendice (gli impatti del sottoattraversamento, i danni da maggiori impatti di tunnel e nuova stazione, la “lezione” del Mugello, l’alternativa di superficie): Storicizzazione ed evoluzione procedimentale del progetto – Franco Poli; Osservazioni al quadro di riferimento progettuale della penetrazione urbana AV di Firenze – Vittorio Maschietto, Perla Gianni; Valutazione delle trasformazioni del sistema trasportistico – Vincenzo Abruzzo; La formazione storica del contesto: il caso Fortezza da basso – Paolo Celebre; ambientale e sistema urbano – Giorgio Pizziolo; La componente suolo e sottosuolo nello studio di impatto ambientale del progetto di penetrazione urbana dell’AV a Firenze – Teresa Crespellani; Uscire dalla trappola del sottoattraversamento – Alberto Ziparo; Evidenze tecniche e decisioni politiche, dal Mugello a Firenze: le procedure del disastro – Maurizio De Zordo; Effetti idrogeologici e ambientali della nuova stazione AV di Firenze – Teresa Crespellani; Le quattro maggiori criticità contenute nel progetto esecutivo del passante con stazione AV – Massimo Perini; La stazione ai Macelli: impossibile e dannosa per la città policentrica – Manlio Marchetta; Il Mugello e la TAV; Le carenze della V.I.A.: iter procedurale e quadro di riferimento normativo; L’alternativa di superficie: storia, tracciati, nodi e opportunità – Vincenzo Abruzzo; TAV del Mugello, quanta acqua e denaro hanno inghiottito quelle gallerie? – Mauro Chessa; Processo di primo grado per i danni ambientali causati nel Mugello dai lavori per la linea AV Firenze-Bologna: Requisitoria del PM dott. Gianni Tei (Firenze, 3 e 10 Aprile 2008) – estratti a cura di Maurizio De Zordo.
Come potete leggere è frequente il parallelo con lo scempio avvenuto in Mugello.

Lo scrive chiaramente AlbertoZiparo (pag. 17): “Realizzando senza una opportuna valutazione ambientale, il megatunnel della Tav, si sono modificate strutturalmente le caratteristiche ecologiche di quello che era uno dei più importanti comprensori ecoagricoli d’Europa ed oggi ne paghiamo le conseguenze: crolli, dissesti, decine di torrenti e fiumi che si sono prosciugati, ma soprattutto l’assetto idrogeologico completamente alterato, senza comprendere la natura delle trasformazioni. Questo può ripetersi, amplificato, a Firenze […] Nel Rapporto dimostriamo i rischi del progetto di sottoattraversamento in campo, e la fattibilità del passaggio in superficie, assai più agevole […] grandissime preoccupazioni dovute all’enorme impatto ambientale, soprattutto idrogeologico, subito dal centro di Firenze. Si tratta infatti  di suoli e sottosuoli – densamente abitati, e prossimi al patrimonio storico-artistico che vale solo citare – appartenenti al delicato sistema del bacino dell’Arno, notoriamente fragile e da mettere urgentemente in sicurezza (con una spesa simile ai 2,5 miliardi di euro ad oggi previsti per il Sottoattraversamento)”. Rimandando alla lettura dei singoli interventi, tutti caratterizzati da un linguaggio tecnico ma nello stesso tempo potabile –  dedicandoci un po’di attenzione – anche per i non addetti ai lavori, mi pare opportuno chiudere con un brano presente a pagina 49: “fatte salve le considerazioni riguardo l’inutilità funzionale [n.d.r. del tunnel Tav], il danno permanente ambientale ed urbanistico e i costi pesantissimi dell’opera in oggetto, si sottolinea l’insostenibilità di una cantierizzazione più che decennale che segnerà tutta la città di Firenze per più di una generazione, recando offesa alla salute dei cittadini, al patrimonio e all’economia”.

E’ un libro scritto volutamente con intenti anche scientifici da professionisti del settore, e quindi la polemica politica ne risulta un effetto collaterale seppur scontato. Ma come lettori e soprattutto come persone informate, tra le tante colpevolmente disinformate, possiamo pure prendere spunto da quanto contenuto in “Tav sotto Firenze” per replicare al sindaco, il presunto rottamatore Renzi, che, dopo qualche traccheggiamento e tenendo saldamente i piedi in due staffe, con prassi ben poco rottamatrice ma semmai molto in linea con un sistema truffaldino, ha pensato bene di accodarsi a Moretti, Rossi, cooperative e compagnia, minimizzando l’impatto dell’opera e soprattutto spacciando questo appecoronamento per esercizio di decisionismo. Più o meno dicendo “però poi dopo tanto tempo è doveroso prendere una decisione e andare avanti”. A parte che decisionismo è anche dire dei “no”, non possiamo che prendere atto di come il presunto “nuovo” ci faccia ancora una volta ricordare – e qui mi cito – le parole contenute al termine dell’ottimo libro di Ivan Cicconi “Il libro nero dell’Alta Velocità”: “i partiti strutturalmente catalizzatori di illegalità e ladri di risorse, ladri di democrazia e ladri di futuro, ladri di tutto”.

Edizione esaminata e brevi note

Alberto Ziparo, professore di Pianificazione Urbanistica e Analisi e Valutazione Ambientale all’Università di Firenze, coordina da anni studi a sala nazionale sugli impatti di grandi infrastrutture e su approcci innovativi, di tipo territorialista, nella pianificazione di Area Vasta.

 Maurizio De Zordo, architetto e urbanista, funzionario della Regione Toscana, è da lungo attivo nella lista di cittadinanza perUnaltracittà di Firenze, dove collabora con il Comitato contro il sott’attraversamento TAV con una intensa attività pubblicistica e di ricerca.

 Giorgio Pizziolo, docente di Analisi e Pianificazione Territoriale all’Università di Firenze e professore all’International Institute for Advanced Studies in System Research, conduce e guida da anni ricerche sulla percezione sociale e la progettazione relazionale del paesaggio.

TAV sotto Firenze. Impatti, problemi, disastri, affari; e l’alternativa possibile. (a cura di Alberto Ziparo, Maurizio De Zordo, Giorgio Pizziolo), Alinea Editrice, Firenze 2011, p. 368, con 54 tavole a colori e in bianco e nero

Luca Menichetti, per Lankelot, dicembre 2011