Bigazzi Giuseppe, Vestita Ciro

La farmacia e la dispensa del buon Dio

Pubblicato il: 26 Agosto 2006

E’ un po’ inevitabile che  trasmissioni di successo, anche quelle palesemente taroccate, diventino pretesto per pubblicazioni editoriali. Questa volta però il risultato è di tutto rispetto. Merito degli autori, Bigazzi e Vestita, che hanno scritto un manuale agile e chiaro quale strumento di consultazione rapida per quanti vogliano una infarinatura nel campo dimenticato delle erbe, delle loro funzioni terapeutiche ed applicazioni gastronomiche. Il tutto con il loro consueto approccio entusiasta, ruspante al limite del semplicismo.

Ciro Vestita è medico dietologo e fitoterapeuta a Pisa, noto soprattutto al pubblico toscano per le sue frequenti apparizioni in reti locali (Italia 7) dove ha sempre dispensato semplici ed economicissimi consigli: tante dritte per evitare di ingerire con superficialità preparati chimici e sostituirli magari con insospettabili prodotti naturali. Beppe Bigazzi che dopo una carriera di grande manager ha conosciuto una seconda giovinezza  dedicandosi alla sua passione di sempre: la gastronomia. Lo sanno bene coloro ascoltavano su Uno Mattina le sue appassionate disquisizioni, con accenti quasi mistici, su salumi, ortaggi, cioccolate e quant’altro. Entrambi sono noti al grande pubblico anche per la loro partecipazione a La prova del cuoco, la trasmissione condotta da Antonella Clerici su Rai 1. Da qui “La farmacia e la dispensa del buon dio”. A parte l’ovvio pretesto di sfruttare il successo televisivo, il libro nelle intenzioni degli autori ha uno scopo meno prosaico: dimostrare che pensare alla salute senza dimenticare il palato sia non solo possibile, ma anche economico e molto “no-global”.
“Alimentarsi e curarsi con le piante spontanee” è sottotitolo dell’opera. Apre le danze l’acacia,  le cui frittelle risultano essere il top per iniziare una dura giornata di lavoro. E poi la beccabunga, lenticchia, ravanello, rosmarino e santoreggia, per finire con la zucca. In fondo al volume abbiamo sia l’indice alfabetico delle piante, sia l’indice delle malattie: una sommaria illustrazione di  come possono essere contrastate ricorrendo a una sana alimentazione. “Da buon medico – scrive Vestita – ho sempre pensato che di colesterolo sia più la gente che ci campa che quella che ci muore. E un’alimentazione sana è la prima arma contro la colesteromia elevata”. Ogni erba presenta una scheda: una parte riguarda la “farmacia” ovvero le proprietà, le indicazioni per le patologie; l’altra la “dispensa” ovvero la parte a cura di Bigazzi (la cosa risulta lampante visti gli accenti “mistici”) ove si descrivono le possibili utilizzazioni alimentari, con eventuale ricettina inclusa.

Non dovete pensare che il libro sia una delle solite guide fitoterapiche: innanzitutto il linguaggio è molto semplice, con una funzione più divulgativa che altro e poi non poche delle utilizzazioni delle erbe, ortaggi, frutti che vengono descritte sono ormai diventate inconsuete; nel panorama editoriale ormai sono una autentica rarità. Probabile che descrizioni in merito alle utilizzazioni di tutte questi preziosi e poco considerati vegetali si possano trovare in qualche testo specialistico oramai di argomento  forse più antropologico che gastronomico.

Un appunto però va fatto: le schede sono supportate solo da disegni del vegetale preso in esame. Se è vero che per una melanzana o un ribes non si sentiva particolarmente il bisogno di immagini, magari per  erbe più inconsuete come  la nepetella, la rapunzia, il raponzolo, poteva essere il caso di presentare delle foto. Al di là di tutto per una prima infarinatura in quel campo sterminato che è proprio di Galeno e di Artusi, “La farmacia e la dispensa del buon Dio” può essere un valido supporto; non fosse altro perché si legge in un battibaleno. L’approccio mistico – ruspante di Bigazzi e la chiarezza esemplare di Vestita hanno contribuito alla realizzazione di questo piccolo libro che una volta tanto non è la solita dimenticabile emanazione editoriale dalla solita trasmissione di successo. E’ un libro dignitosissimo, con  un approccio che si potrebbe definire no-global: un chiaro invito a riscoprire sapori dimenticati, salutari; e pure quanto mai economici. Alla faccia dei Mac D.

Frittelle di acacia: Fiori di acacia (il grappolo intero), 100 grammi di farina, un cucchiaio di acquavite, (non indispensabile), 1 uovo, sale, acqua (possibilmente gassata e fresca), sale olio extravergine abbondante. Esecuzione: si fa la pastella mischiando la farina col rosso d’uovo e gli altri ingredienti; l’acqua si versa pian piano fino ad ottenere una pasta omogenea, scorrevole ma non troppo liquida. Si fa riposare e, al momento dell’utilizzo, si aggiunge la chiara montata a neve e si amalgama bene. Si prendono i singoli grappoli di fiori di acacia (robinia), si passano nella pastella e si friggono, uno per volta, a fuoco alto. Si salano sul piatto.

Un volume che ha Firenze, forse anche causa la toscanità del duo Bigazzi – Vestita, ha avuto un successo inaspettato: sono state necessarie ripetute ristampe.

Edizione esaminata e brevi note

Giuseppe Bigazzi, Ciro Vestita, La farmacia e la dispensa del buon Dio, Rai Eri (collana: Zapping), pp. 231

Recensione già pubblicata su ciao.it il 22.05.2003 e qui parzialmente modificata.

Luca Menichetti. Lankelot, agosto 2006