Parisini Marcus

Il mio caro vecchio lupo

Pubblicato il: 31 Luglio 2006

Difficile dare una definizione di lupo che vada oltre la classificazione di Linneo e nel contempo sia sintetica: il riferimento non è solo al canis lupus, ma alla bestia dalle molteplici sembianze, diverse quanto sono le culture e le mentalità umane, metafora che trascende le estrinseche pelosità materiali; sicuramente un animale dotato di forte carica simbolica.
Una complessità ben colta da Marcus Parisini nel suo “Il mio caro vecchio lupo”: disegni realizzati con acquerello, grafite, penna e inchiostro-matite colorate, inchiostro di china, penna a sfera ed introdotti da alcune riflessioni sull’animale, idealtipo di una natura più immaginata che reale.
Alla parte iconografica sono affiancate massime, brani di pensatori, letterati antichi e moderni, nativi americani, che dal lupo (e non solo) traggono metafora del rapporto animale – natura – uomo in virtù proprio del messaggio di libertà proveniente dal mondo del citato peloso; non più tratteggiato come simbolo costante di malvagità, aggressività, gratuita ferocia (pensiamo alle numerose storie, leggende, e licantropume assortito, che nascono con Fedro e proseguono per tutto il ‘900).
Alcuni esempi: “L’universo non è stato fatto per l’uomo più che per l’aquila o per il lupo: ogni cosa fu creata non nell’interesse di qualche altra cosa ma per contribuire all’armonia del tutto, affinché il mondo potesse risultare assolutamente perfetto” (Celso); “Ululato: Era una musica selvaggia e indomita, echeggiava tra le colline e rompeva le valli. Provai uno strano brivido lungo la schiena. Non era una sensazione di paura, capite, ma una specie di fremito, come se avessi peli sul dorso e qualcuno li stesse accarezzando” (A. Orton); “Non esistono i lupi, esiste solo l’idea che abbiamo dei lupi” (Anonimo); “Gli animali tentano sempre l’impossibile, e riescono” (Goethe); “Il mondo ha bisogno del sentimento, di orizzonti inesplorati, dei misteri, degli spazi selvaggi. Ha bisogno di un luogo dove i lupi compaiono al margine del bosco, non appena cala la sera, perché un ambiente capace di produrre un lupo è ambiente sano, forte, perfetto” ( G. Weeden).
Il libro è introdotto da alcune pagine di Parisini: è l’apoteosi del lupo, ove l’autore, con approccio filosofeggiante, e forse con qualche volo pindarico di troppo, ci spiega l’idea base che ha animato la sua opera, auspicando un’autentica conoscenza della specie “canis lupus”: “Preparare questo libro sul lupo mi ha dato la possibillitá di sfiorare la mia animalitá”, “Privilegiare il ritratto e quindi tentare di far parlare gli occhi del lupo, utilizzando soltanto una matita o una penna, é stato come aprire una crepa nella “superficie interiore” e poter dialogare con l’anima dell’animale….”.
Chiude una descrizione dal punto di vista scientifico (peso medio, altezza al garrese, abitudini, il branco etc etc).
I disegni, dinamici, perlopiù di ambientazione invernale, partono sempre dallo sguardo profondo dell’animale, per poi passare al corpo, al pelo: Parisini ha tentato di “far parlare gli occhi del lupo” e nello stesso tempo di coglierne “la plastica dinamicità dei movimenti, il mistero dell’animale, la maestosa dignità”.
Pare ci sia riuscito e non c’è da meravigliarsi se andiamo a leggere la biografia dell’autore.
Nato a Genova nel 1966, consegue la maturità artistica frequenta prima la Facoltà di Architettura a Firenze e poi l`Accademia di Belle arti di Brera a Milano.
A soli 22 anni abbandona la città per andare a vivere in montagna, in una borgata a 1300 metri di altitudine in alta Valle Grana (CN) dedicandosi a cavalli, capre, alveari ed ovviamente all’attività di disegnatore
Malgrado un’abitazione che fa molto Heidi, Parisini non è affatto isolato dal mondo: ha tre figli, una moglie, insegna illustrazione presso l’Accademia di Belle Arti di Cuneo e all’Istituto di Design Europeo di Torino.
Inoltre ha collaborato con Airone, Bell`Italia, illustrato due volumi per la Fabbri Editore, e sue opere sono state presentate in mostre e nei musei di scienze naturali di Genova, Aosta, Torino, Trento e Firenze (nel gennaio di quest’anno presso la Specola).
Nel 2002 ha pubblicato sempre per Biblioteca dell’Immagine “L`anima degli animali”, raccolta nella quale si è dedicato a linci, orsi, cervi, aquile reali, camosci, volpi.

“Gli sguardi del lupo entrano nel cuore, scavano nell’anima, sguardi stupendamente significativi, che hanno lasciato il segno anche dentro di noi”.

Edizione esaminata e brevi note

Marcus Parisini, “Il mio caro vecchio lupo”, Biblioteca dell’Immagine 2003, pp. 96,
volume illustrato formato cm. 33×21

Pubblicato su ciao.it il 6 maggio 2004 e, modificato, successivamente su lankelot.eu

Luca Menichetti. Lankenauta, luglio 2006