Straneo Silvio

Fiaccole di fuoco

Pubblicato il: 14 Agosto 2021

La lingua di Silvio Straneo accade come accadono le cose nei sogni e nelle favole, portando con sé la stessa luce magica, custodendo in sé gli stessi spiritelli un po’ dispettosi e le loro fantasie indomite. Con ironia divertita e leggerezza incantata Straneo attraversa le lande spesso così inospitali del linguaggio, per recare “conforto” a tutti noi, i parlanti, il conforto di una lingua fantasiosa, di un’invenzione linguistica molto rigorosa, tanto più rigorosa tanto più è divertita (l’autore è così in controllo dei propri mezzi stilistici che si avverte la sua gioia creativa, vera sorgente della poesia anche della più disperata).

Così le parole leggere si librano nell’aria come bolle di sapone, o invece pastose, materiche si lasciano impastare come fossero creta per un vasaio. Lavorio artigianale di cui si ammira la maestria e la compostezza.

Sono parole in cui è esaltata la trasognata sonorità, in un tessuto di “avvistamenti interiori” che hanno come sfondo e come motore immobile il mare, il mare di Liguria, Silvio Straneo è savonese.

Ritmi scanditi dalla metrica, paronomasie, allitterazioni, rime interne al verso, giochi linguistici che alleggeriscono il dettato, affinché in filigrana o come dietro un velo vediamo compiersi quell’avventura che noi chiamiamo poesia; “rinuncia a una comprensibilità limitante”, come nelle parole di Hugo Friedrich, che Lamberto Garzia riporta nella sua illuminante nota introduttiva. “Fuga dalla mediocrità” rincara il critico tedesco, da quella balbuzie illusoriamente informata dei fatti che noi parlanti parliamo, nel “vociferante abracadabra” che è il mondo come, giustamente, lo vide Montale.

Si accede così al canto, luogo di condensazione del pensiero, luogo di una metamorfosi del mondo tutto, come se le nostre povere parole intossicate, che usiamo per comunicare, riprendessero finalmente a respirare e risplendendo fossero guarite dal contemporaneo grigiore così di moda.

E così si procede a “vagheggiar poesia”, come vuole il sottotitolo di questa silloge, in quel vago sognante languore che permette l’atto creativo quando si smettono, come fa Straneo, i toni altisonanti e con umiltà si osservano i fiori di campo, le conchiglie, le stelle marine etc per cavare il mistero della loro musicalità tutta naturale ma la tempo stesso massimamente artificiali nella reinvenzione e rievocazione poetiche.

“Fiaccole di fuoco”, edito nel 2017 da Cicorivolta edizioni, è un libro che si è costruito intorno a un’idea di poesia estremamente moderna, nel solco però di una tradizione inevitabile come un destino; dove il poeta abbandona la stentorea solennità del vate, la sua voce impostata, e ritrova la forza e il diletto dell’infanzia, dove sentire, pensare, vivere, gioire, soffrire, giocare erano un tutt’uno. Così si rivela una voce matura che porta in sé la forza creativa dell’infanzia per la germinazione aurorale di un linguaggio rutilante di grande fascino e potenza espressiva. Vera “Lingua di nuvole/su cui volare”, questa è la lingua di un uomo che si è voluto soprattutto sognatore. Sogno di una lingua che, se inesprime l’esprimibile, come nella celebre formula di Roland Barthes, reiventa il mondo aprendolo all’incanto di un sapere segreto e profondo come il mare. Se in fondo la poesia è questo messaggio in bottiglia, come nelle parole di Bonnefoy, questo libricino sia riva per tutti noi, naufragati nel linguaggio e riemersi talvolta solo in sogno, nel sogno di una lingua creata e non solamente subita.

“Conchiglia, conchiglia
che origlia il richiamo
d’amante che tace
smaniglia due dita
su ostil carapace”

Siamo dunque in ascolto di un linguaggio proteiforme che sembra assumere su di sé tutte le variabili della quotidianità e vedere in esse il mistero; così Straneo sigilla in queste poesie l’oro di una conquistata accettazione della vita in tutte le sue forme anche minime e supera le contraddizioni e le lacerazioni che pure fanno parte del vissuto umano. Capiamo così che l’invenzione di questa lingua è l’invenzione di un mondo, in cui finalmente sentirsi nel proprio elemento, a casa propria, per quanto umanamente possibile.

Edizione esaminata e brevi note

Silvio Straneo, Fiaccole di fuoco, nota introduttiva di Lamberto Garzia, Cicorivolta Edizioni, giugno 2017

Silvio Straneo, nato a Finale Ligure, in provincia di Savona, il 21 febbraio 1973, scrive da molto tempo. Il coraggio di mettersi in gioco con una prima pubblicazione poetica risale al 2003 con “Danzando un sorriso” (Edizioni Coop. Tipograf) volume vincitore del Premio Anthia presso la Rassegna Regionale del Libro Ligure di Peagna. Da lì seguirono altre pubblicazioni poetiche tra cui nel 2009 “Fabrizio and us” e nel 2015 “Virgole di saette”, (editati da Cappello Edizioni, Savona). Fra i numerosi riconoscimenti ricordiamo il Premio Speciale come miglior autore ligure al Premio Ossi di Seppia.

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Ettore Fobo, Lankenauta, agosto 2021