Feliciani Giovanni

L’individualismo radicale di Max Stirner

Pubblicato il: 18 Dicembre 2021

Umberto Eco, nel suo celeberrimo saggio, scrisse che “l’esperienza di ricerca imposta da una tesi serve sempre per la nostra vita futura”. Onestamente non siamo certi se questa citazione sia proprio quella adatta per inquadrare la vita professionale e culturale di Giovanni Feliciani, ma è certo che in “Individualismo radicale di Max Stirner”, recentemente pubblicato per i tipi di Bibliosofica, nonché opera tratta dalla tesi di laurea dell’autore, di sicuro ritroviamo gran parte dei pensieri che Feliciani ha coltivato fino alla fine. Tematiche che, come scrive Guido Simone Neri, nella prefazione, testimoniano “la sua lotta incessante contro l’omologazione delle opinioni, dei gusti, delle mode letterarie e filosofiche del momento, per affermare senza compromessi, la sua proposta culturale ed esistenziale, se vogliamo anche utopica, probabilmente eccessivamente idealista per molti, ma di certo di stirneriana memoria” (pp.23).

L’analisi del pensiero di Stirner diventa così l’occasione per ricostruire una diversa idea di anarchismo – molto diversa rispetto il sentire comune – incentrando il discorso sulla libertà individuale senza condizioni, sulla capacità di libera scelta, piuttosto che sulla rivendicazione violenta di un’assenza di regole e di leggi. Difatti Feliciani, nel raccontare l’autore di “Unico” e soprattutto nel rivendicare la necessità di scrollarsi di dosso tutti gli schemi ideologici, parla dell’opera di Stirner come un “profondo canto alla vita, una violenta affermazione dell’individuo, della persona umana sulla strada del continuo superamento” (pp.45). Ma soprattutto ha voluto evidenziare il discusso rapporto tra Stirner, l’anarchismo e la sua presunta relazione con Nietzsche, nonché – oggetto di capitoli specifici della sua tesi – con le correnti anarchiche che poi porteranno, nel corso degli anni, al nichilismo russo e al terrorismo.

Innanzitutto, sempre secondo Feliciani, Stirner che “non si è mai sognato di edificare una qualsiasi dottrina”, e piuttosto “ha voluto unicamente eliminare la dimensione del Sacro da ogni particolare concezione riguardante la morale, la legge, la società, l’umanità” (pp.65), può essere considerato un individualista ma – lo ripetiamo ancora – certamente non un anarchico nel senso che oggi si dà alla parola anarchia. Quello che si coglie, di pagina in pagina, tra innumerevoli citazioni di antichi e meno antichi studiosi, delle affinità tra il filosofo tedesco e coloro che anni dopo furono coinvolti in atti di terrorismo anarchico è semmai il rappresentarsi la distruzione in stretto rapporto col rinnovamento. Tanto da leggere un brano di Camus, tratto da “L’uomo in rivolta”: “Si può credere che anch’essi [ndr: i giovanissimi che in Russia “pretesero di liberare quaranta milioni di mukig”], pur riconoscendo il carattere inevitabile della violenza, tuttavia confessassero che essa è ingiustificata…Per loro, come fino a loro per tutti gli uomini in rivolta, l’omicidio si è identificato con il suicidio” (pp.97).

Ancora quando viene affrontato il rapporto ideale tra Stirner e Nietzsche, Feliciani afferma che l’autentico punto d’incontro tra i due pensatori iconoclasti, pur non potendo essere ricondotti ad una medesima matrice filosofica, culturale, politica e sociale, sta proprio nel loro rivolgersi agli uomini. Uomini “Unici”, “proprietari” nella versione di Stirner, che, in virtù della loro assoluta mancanza di passività e rassegnazione, non hanno più necessità di Stato e società, semmai a forme di associazione e di fratellanza. Allo stesso modo Nietzsche – e così venendo meno alla concezione più nazistoide cui è stato sottoposto per anni – identificherebbe questo superamento in un “Superuomo” che non è da intendersi “come un ente al di sopra degli altri uomini ma come il fine ultimo dell’uomo, di tutti gli uomini” (pp.102).

Sono tutte concezioni che difficilmente possono essere inquadrate in una qualche traiettoria precisa di pensiero, tanto che una delle più felici citazioni di Feliciani per tentare – ma solo tentare – di definire Stirner è dello stesso Stirner: “Vagabondo dello spirito”.

“Vagabondo dello spirito” come intuiamo, leggendo i suoi scritti, essere stato lo stesso Giovanni Feliciani.

Edizione esaminata e brevi note

Giovanni Feliciani, (Siena, 1951 – Roma, 2017) è stato libraio, bibliotecario, ricercatore.
Ha fondato e ha diretto la Casa Editrice Bibliosofica, a Roma, presso la quale ha pubblicato: “Biblius. Libro dei Libri”(1999); “Bibliosofia. Scienza del Libro e della Lettura” (2011); “Vivere al ritmo della radicalità; nella storia”, (2015); inoltre ha curato, la raccolta di studi “La Biblioteca Pubblica. Antologia degli scritti di Virginia Carini Dainotti” (2014) e insieme ad altri il volume “La Cultura brucia. Anna e la libreria uscita nella Roma degli anni ’70” (2010). È stato cofondatore della collana di Studi Storici, Filosofici Umanistici “Tempora”.

Giovanni Feliciani, “L’individualismo radicale di Max Stirner. Nichilismo e terrorismo nell’Europa della seconda metà dell’Ottocento”, Bibliosofica, Roma 2021, pp. 120.

Luca Menichetti. Lankenauta, dicembre 2021