Yorkston James

Il Libro dei Gaeli

Pubblicato il: 25 Agosto 2023

In tutti i prontuari di letteratura il romanzo picaresco viene definito come quel genere letterario in cui il tema principale è la lotta per la sopravvivenza del protagonista, spesso di “bassa estrazione sociale, astuto, privo di scrupoli e dalla dubbia moralità”. Se dovessimo prendere in considerazione la sopravvivenza dei protagonisti e la bassa estrazione sociale – ma certamente non l’astuzia o la mancanza di scrupoli – allora potremmo identificare “Il libro dei Gaeli” di James Yorkston una sorta di racconto picaresco dei nostri giorni, visto che è ambientato nell’Irlanda a metà degli anni ’70 e non nella Spagna seicentesca. Sopravvivenza che riguarda Fraser, Joseph e Paul, rispettivamente padre e figli, i quali, dopo la tragica morte della madre, si trovano isolati nella campagna irlandese in uno stato di abbandono e povertà. La situazione sembra poter cambiare grazie alla lettera di un editore di Dublino apparentemente interessato alle poesie di Fraser, uomo originario della Scozia in terra straniera, ormai dedito soltanto all’alcol e appunto alle composizioni poetiche, scritte probabilmente per esorcizzare le disgrazie della sua famiglia: “Tento questi versi sperando che mi rispondano in qualche modo, che mi dicano: ‘Ed è così che vivrai. È questa la strada che ti condurrà, è qui la risposta che stavi cercando. Per adesso, però, sono dolorosamente silenziosi, Feriti, o timidi, forse. Mi guardo alle spalle troppo spesso” (pp.22).

A quel punto la decisione di partire insieme ai figli alla volta di Dublino, convinto di firmare un grande contratto. Partenza però a dir poco avventurosa, senza il becco d’un quattrino e con tutte le ulteriori difficoltà che già si prospettavano. Il racconto – questo l’espediente più riuscito – procede grazie allo sguardo infantile, ma neanche troppo infantile, di Joseph, il figlio maggiore di dieci anni, alle prese con un padre spesso indecifrabile, sicuramente molto imperfetto nel suo autolesionismo disperato, nonché col fratello minore tutto istinti infantili. Peraltro questa prospettiva, col contrasto tra l’ingenuità infantile e una realtà più prosaica spesso soltanto intuita, con i pensieri spontanei dei giovanissimi alle prese con i sempre enigmatici adulti, conferisce al romanzo dei momenti autenticamente divertenti, umoristici, che in fondo si amalgamano bene in un mondo che di divertente non avrebbe proprio nulla.

Una realtà che si fa di pagina in pagina sempre più cupa e inquietante. Se nelle prime pagine ci troviamo di fronte una ex famiglia, condizionata dal perenne ricordo della giovane madre e moglie morta, di fronte a problemi scolastici e di pura sopravvivenza; poi, dal momento in cui Fraser decide di portare con sé i figli dall’editore dublinese, le cose si complicano sempre più, diventando più spericolate, più pericolose per l’incolumità di tutti. Pericolose tanto da rischiare una tragedia finale, complice uno sfortunato incontro con un criminale dublinese. Anche se l’autentico finale, come completamento di una sorta di bildungsroman tutto interno alla famiglia, sarà meno tragico del previsto.

È soprattutto in questa seconda parte che, con un ritmo sempre più incalzante, emerge il carattere picaresco del romanzo, la personalità sorprendentemente volitiva del piccolo Joseph, con i mille espedienti messi in atto dal padre e dai bambini soltanto per ottenere un misero pezzo di pane; salvo dover ricordare che in effetti la sostanza dell’opera si basa sul racconto di una ricostruzione e di un consolidamento di affetti familiari, seppur pesantemente messi alla prova da ricordi angoscianti e da un presente squallidissimo che apparentemente non lascia scampo.

Un presente squallido in cui si rinviene qualche speranza non soltanto nelle numerose composizioni poetiche – che troviamo in calce ai capitoli – ma soprattutto nell’attività canora di Fraser, dentro e fuori i pub, che sicuramente gli potrebbe procurare più quattrini rispetto alle sue tanto preziose poesie: “e so che ora dovremo andarcene e che Padre sarà distrutto e che dormiremo sotto a un cespuglio, ma poi, dopo, viene fuori un’altra voce, però no, è la stessa voce, ma questa volta…questa volta Padre sta cantando, e il piccolo mondo del bar si zittisce un istante […] E presto l’intero locale si unisce e si scatena e io alzo lo sguardo per vedere Padre che in questo momento sta alzando la voce per la parte principale, con le braccia che si dimenano come se stesse dirigendo, con la mano che regge un’intera pinta di stout, attento a non rovesciarla, e quando la canzone finisce, quando finalmente finisce, c’è un tale applauso che sono sicuro che Padre passerà tutta la notte con loro, star per una notte” (pp.93).

Anche in questo senso possiamo cogliere delle affinità con l’autore che è un noto e stimassimo folksinger scozzese. Sotto questo aspetto non possiamo non ricordare che, da tempo, assistiamo, almeno in Italia, alla trasformazione di innumerevoli cantanti e cantautori in romanzieri – soltanto nel 2022 sono stati registrati almeno dieci libri tra i cantanti che hanno partecipato a Sanremo -, con tutto il seguito di perplessità. È vero che editor e agenti sono diventati imprescindibili nel determinare le scelte delle più grandi case editrici, interessate a vendere piuttosto che a puntare alla qualità; come è vero che molti dei libri dei nostri cantanti, evidentemente interessati a sfruttare la loro fama, sono un accorto assortimento dei temi presenti nelle loro canzoni, che poco o nulla aggiungono a quello che è stato definito “un intrattenimento consolatorio”. Intrattenimento consolatorio che, nel caso del “Libro dei Gaeli”, sembrerebbe cedere il passo a considerazioni molto più positive, almeno quelle di una lettura particolarmente fluida e ricca di accattivanti mutamenti.

Edizione esaminata e brevi note

James Yorkston, scozzese, nato nel 1971, è stato definito da John Peel “il miglior cantautore della sua generazione”. Ha iniziato la sua carriera musicale nel 2001. Nel 2023 ha pubblicato il suo undicesimo album da solista, The Great White Sea Eagle, registrato con Nina Persson dei Cardigans. Il suo esordio editoriale risale al 2011, con il memoir It’s Lovely to Be Here: The Touring Diaries of a Scottish Gent, a cui sono seguiti i romanzi Three Craws (2016) e The Book of the Gaels (Il libro dei Gaeli, Jimenez 2023).

James Yorkston, “Il Libro dei Gaeli”, Jimenez, Roma 2023, pp. 304. Traduzione di Gianluca Testani.

Luca Menichetti. Lankenauta, agosto 2023