“Sapevo dove stavo andando. Lo sapevo ancora prima di andare in quel locale. Forse era sbagliato e sarò giudicato per questo. Ma il mondo da cui provenivo è morto e la terra che ho amato per tutta la vita è cosparsa di rifiuti, la nostra acqua è inquinata e i nostri valori sono stati messi in vendita” (p.226). Ritroviamo così il detective Dave Robicheaux, che riflette su quanto gli è capitato nella sua complicatissima vita, e soprattutto su quanto ancora sta capitando intorno a lui e alle poche persone a cui tiene veramente. Una vita complicata che molti lettori americani – purtroppo non i lettori italiani – avranno conosciuto fin dal 1987, anno di prima pubblicazione di “The Neon Rain” e che adesso giunge come a dover espiare, ancor più di prima, le sue innumerevoli contraddizioni di veterano della guerra in Vietnam. Contraddizioni, frustrazioni, o per meglio dire autentici furori, che affiorano al momento di indagare una serie di raccapriccianti omicidi apparentemente ispirati dalle carte dei tarocchi. Supportato dal fedelissimo Clete Purcell, dalla figlia Alafair e dalla giovane collega Bailey Ribbons – per la quale proverà un’attrazione quasi imbarazzante per un uomo della sua età – , Robicheaux, nel tentativo di comprendere la logica di tanto sangue, si ritroverà alle prese non soltanto con killer psicotici, con colleghi corrotti, sfruttatori della prostituzione, ammanicati con esponenti della mafia, ma pure con il mondo apparentemente sfavillante di Hollywood, di cui fa parte a pieno titolo il celebre regista Desmond Cormier, un ex ragazzo sanguemisto, poverissimo, conosciuto molti anni prima “piegato su una panchina di ferro vicino alla cattedrale di St.Louis, come una creatura non evoluta di un epoca passata” (p.8).
Un repertorio umano quanto mai variegato che James Lee Burke in “New Iberia Blues” riesce a rendere protagonista di vicende criminali tutte collegate tra loro e tali da rappresentare con efficacia un genere noir finalmente apparentato col mistery. Anche grazie alla continua alternanza di dialoghi brutali, estremamente realistici, con i monologhi di un Robicheaux che, pur segnato pesantemente da tremendi rimpianti e da tutto quello che gli è capitato nel corso degli anni, continua ostinato, spesso in rotta con il suo capo Helen Soileau, ad andare avanti nelle indagini affidandosi più all’intuito che ad autentici indizi; ma soprattutto ossessionato da un senso di giustizia che pare sfuggirgli perennemente: “I poliziotti come Devereaux facevano parte del sistema. Noi li creavamo, li nutrivamo e li progettavamo, sempre a nostro discapito e sempre senza imparare nulla dall’esperienza”(p.73).
Sono davvero tante le elucubrazioni del detective cajun, in tutta evidenza scatenate dalla presenza di elementi tra l’ambiguo e lo squilibrato: tipo Antoine Butterworth, amico – non si sa in che termini – di Cormier, oppure Hugo Tillinger, evaso texano accusato di aver sterminato la propria famiglia; ed ancora Chester Wimple, un omino che “non rientrava in una categoria”, che “aveva eliminato persone con un punteruolo da ghiaccio nella metropolitana di New York, nei palchetti di un ippodromo e a una riunione della Camera di Commercio nel New Jersey. Non aveva mai passato un giorno in carcere”.
Ma l’abilità di James Lee Burke sta nel far sì che tutto scorra senza alcuna pesantezza – magari proprio grazie al susseguirsi della narrazione esterna con quella interna, in prima persona – tra le conversazioni di personaggi che, con le loro doppiezze e psiche malata, mostrano una società fatta di ostentazione di ricchezza e nello stesso tempo di povertà materiale e morale, microcriminalità, malavita e pregiudizio razziale.
Tirando le somme “New Iberia Blues” rappresenta al meglio la natura ibrida e contaminata del noir americano che, nel descrivere le tensioni interraziali, la difficoltà di distinguere i buoni dai cattivi, l’opposizione all’ordine costituito dei protagonisti, ci racconta con disincanto molto della natura umana e soprattutto del suo lato oscuro.
Edizione esaminata e brevi note
James Lee Burke (Houston, 1936), autore di oltre 40 romanzi, circa la metà dei quali con il detective Dave Robicheaux come protagonista, è uno dei pochissimi autori ad avere vinto due volte l’Edgar Award, il prestigioso premio al miglior mystery americano dell’anno.
Nato in Texas, vive tra il Montana e la Louisiana.
James Lee Burke, “New Iberia Blues”, Jimenez, Roma 2023, pp.488. Traduzione di Gianluca Testani.
Luca Menichetti. Lankenauta, gennaio 2024
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