Il secondo dei tre volumetti della collana Elettra di edizioni effequ, che per me sono stati come sassi di fiume lucidi, levigati e duri, lo “lancia” con mano esperta Francesca Manfredi, che con “Bestiario parentale” ci porta in una intensa e breve autofiction a tratti sconfinante nel saggio, analizzando la situazione femminile degli ultimi decenni in un miscuglio di amarezza e speranza. Francesca è figlia di un padre che si allontana dopo aver vissuto in simbiosi con lei per i primi due anni, ricoprendo lui il ruolo di badante mentre la moglie va al lavoro e porta a casa lo stipendio. Un padre sfortunato ma anche pigro, come lo definisce lei stessa, un padre che in quel periodo iniziale del loro rapporto le appare solo attraverso i racconti di famiglia ma che risulta presente e accudente in quei primi due anni come nessun padre mai, almeno tra quelli da lei conosciuti:
«Uno schema familiare inverso a quello consueto: mia madre lavorava, mio padre rimaneva a casa ad accudirmi. Lei si alzava presto per andare al lavoro, lui si svegliava con me per portarmi al parco. Da bambina associavo questi racconti alla struttura sociale dei leoni: le femmine a caccia, i leoni sorvegliano il territorio e difendono i cuccioli»
Un padre-leone dunque, che dopo la separazione dalla moglie, diventa il padre che gioca, che offre solo svago e che quando va a prenderla a scuola si trattiene al campetto a tirare calci al pallone con i compagni di classe della figlia. Un padre felino giocoso che paradossalmente tutti i coetanei le invidiano. E anche lei, crescendo, lo invidia, almeno inizialmente. Lui era libero, lui aveva tempo per giocare con la vita e lui si dedicava al lavoro intellettuale mentre la donne della famiglia, la madre e la nonna materna, alle incombenze pratiche:
«Alla controparte femminile della mia famiglia ho sempre invidiato l’indipendenza. Utilizzando un concetto piuttosto dibattuto, per anni ho sostenuto di essere cresciuta in una famiglia matriarcale. A cominciare da una questione numerica: i componenti di sesso femminile erano e sono in maggioranza. Autorità genitoriale, gestione domestica e attività economiche erano indubbiamente detenute da loro, nella maggioranza o nella totalità. Solo successivamente ho iniziato a capire che tutto quello che mi sembrava rispondere a un equilibrio e a un ordine naturale, e nel quale trovavo perfino un motivo di vanto, conteneva in sé un prezzo decisamente alto.»
Solo crescendo e osservando e scrivendo, Francesca si rende conto che l’autonomia femminile può incistarsi, diventare una fortezza inespugnabile che più che proteggere genera isolamento, portando a un disequilibrio e portando avanti una sfida infinita, tutto per far capire a se stesse e agli altri che le donne sono in grado di fare tutto.
Ma dio che fatica, dio che ingiustizia. Che voragine, scrive Francesca: « […] adesso, forse per la prima volta nella storia, dove una serie sterminata di figlie e figli definiti dall’assenza paterna inizia a rendersi conto dell’entità di questa voragine», tutto questo ha il sapore della sconfitta, della solitudine di entrambe le parti, quella delle madri e quella dei padri. E questi figli e figlie stanno iniziando a rimboccarsi le maniche per riempirla, questa buca profonda che, forse, è già meno profonda del secolo scorso.
Edizione esaminata e brevi note
Francesca Manfredi è nata a Reggio Emilia nel 1988 e vive a Torino. I suoi racconti sono apparsi sul Corriere della Sera, Linus, Pantagruel, nell’antologia Brave con la lingua (Autori Riuniti, 2018) e sulla rivista statunitense Shenandoah. Con la raccolta Un buon posto dove stare (La nave di Teseo, 2017) ha vinto il Premio Campiello Opera Prima. Nel 2019 è uscito il suo romanzo, L’impero della polvere (La nave di Teseo), finalista al Premio Dolores Prato.
Francesca Manfredi, “Bestiario parentale”, edizioni effequ (collana “Elettra”), pp. 65. seconda edizione maggio 2023
Elena Marrassini. Lankenauta, Aprile 2024
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