Per me Nicola Pezzoli prima di essere Nicola Pezzoli è Zio Scriba, quello de “Il linkazzo del skritore”. Blogger dissacrante e polemico, chiacchierone e divertente. È autore di post in cui vomita spesso tutto il suo disprezzo nei confronti della brutta letteratura, della brutta editoria e della brutta italiA, come la chiama lui. Nella sua irriverenza, sa rimanere comunque leggiadro e, di sicuro, uno dei pregi che mi hanno attratto fin dai primi istanti, è il suo naturalissimo talento nel maneggiar parole: le smonta, le rimonta, le inventa, le appiccica, le frantuma e le materializza come meglio crede. Un’arte non da poco. Sul blog di sé dice “Natural Born Writer, Umorista, Battutista, Poeta Pentito, Gambler Esistenziale, Spirito Libero, Fotografo Dilettante, Dodecasessuale (sesso più, sesso meno), Accarezzatore di Gatti, Passeggiatore Solitario, Edonista Moderato, Romantico Disilluso, Pensatore in Proprio, Puttaniere Sporadico, Eremita Periodico, Ozioso Vizioso, Gay Onorario, Peter Pan Dichiarato, Naturalista Contemplativo, Interista Isterico, Bastiancontrario Cronico, nonché Pericolosa Testa Di Pazzo“. E credo che non abbia dimenticato nulla.
Poi, un giorno, Zio Scriba è diventato anche per me Nicola Pezzoli. L’autore di “Tutta colpa di Tondelli” (Kaos, 2008) e “Quattro soli a motore” (Neo, 2012), di cui Andrea Consonni ha redatto un’interessante recensione. Con estrema onestà confesso di non aver letto i due libri appena citati. Quando però Andrea Brancolini e poi Neo Edizioni mi hanno proposto la lettura di “Chiudi gli occhi e guarda” ho pensato di accettare per l’affetto e la stima che mi legano a Zio Scriba; mettendo persino da parte il fatto che è tutta colpa sua se ho comprato e letto “Un giorno questo dolore ti sarà utile”: libro che lui ha adorato e che io disprezzo dal profondo. Comunque. So che “Chiudi gli occhi e guarda” è il proseguo di “Quattro soli a motore”. Al centro del romanzo, infatti, c’è lo stesso Corradino del primo libro. Siamo nel 1979 e il nostro eroe ha dodici anni e mezzo. È pronto a lasciare la sua Cuviago per recarsi al Mare (Mare con la M maiuscola). Si prepara con il supporto di sua madre e con lei parte a bordo della mitica Fiat 127: “… sono stati lo zio Dilvo e la sia Fernanda a invitarci nella casetta che hanno a Marina Ligure. Lo zio Dilvo è lo zio cieco, quello che telefona sempre alla mamma“. Le raccomandazioni per Corradino da parte della zia Fernanda sono state precise: mai cambiare posto alle cose, mai lasciare in giro gli oggetti, meglio dimenticarsi il pallone a casa. Ma di questi consigli lo zio Dilvo non avrebbe dovuto sapere nulla perché “Vuole essere trattato come uno che ci vede meglio degli altri“.
L’estate del 1979 è per Corradino una stagione fatta di esperienze eccitanti e curiose. La prima parte del libro, intitolata “L’infinita ombra”, racchiude tutti gli avvenimenti dei giorni che precedono l’arrivo del ragazzino lombardo in spiaggia, compreso l’innamoramento per la biscugina Ilaria, che ha più del doppio dei suoi anni, e la conoscenza del Cercopitocco, l’uomo più avaro del mondo. La seconda parte del romanzo, invece, si intitola “L’infinita luce” e di luminoso ha molto visto che Corradino, finalmente, raggiunge il sole e la spiaggia di Marina Ligure. Qui ci sono ragazzini come lui che non lo chiamano Scrofa e con cui gioca con le biglie o a calcio. Ma c’è anche Daniela. “Dolcissimi occhi profondi, marroni chiari come oro caramellato, faccia materna e muscolose atletiche gambe. E un sorriso che ti stendeva e ti rapiva proprio perché lo lasciava affiorare di rado, come squarcio di sole fra due temporali: il più delle volte era imbronciata, di quel broncio bisognoso di baci e di sesso. Dani, deliziosissimo amore (non) mio! Il guaio è che anche lei era troppo grande per me. Non quanto la biscugina Ilaria, ma pur sempre una donna di quindici anni, con le tette e tutto“. E il delirio amoroso di Corradino, come nella migliore tradizione, si riduce a pratiche masturbatorie estenuanti con negli occhi il sogno di poter fare con la “sua” Daniela tutto quello che la fantasia di un dodicenne può consentire.
Devo credere che Corradino sia, in gran parte, la trasposizione letteraria di Nicola. Non posso non immaginare un legame intimo ed autobiografico tra il personaggio e la persona. Riconosco in Corradino l’approccio scanzonato ma anche la profonda percezione delle cose che ho più volte riscontrato ed apprezzato negli scritti di Zio Scriba. “Chiudi gli occhi e guarda”, nella sua paradossale sintassi, racchiude l’insegnamento che lo zio Dilvo, in quella cecità imparata a trent’anni, ha trasmesso a Corradino meglio di quanto avrebbe potuto fare un padre: imparare a non fermarsi mai alle apparenze ma procedere fino all’essenza seguendo la propria coscienza. La morale del romanzo, dunque, si palesa fin dal titolo. Nicola Pezzoli ha saputo creare personaggi, situazioni e vicende capaci di mantenere il lettore incollato alle pagine grazie ad una narrazione fresca, semplice ed autentica. Mi piace pensare che Corradino non verrà abbandonato del tutto ma che, oltre a lui, Nicola sappia trovare storie diverse e personaggi altri. Magari proprio quei “differenti e confusi” a cui ha dedicato “Chiudi gli occhi e guarda”.
Edizione esaminata e brevi note
Nicola Pezzoli, “Chiudi gli occhi e guarda“, Neo Edizioni, Castel di Sangro, 2015.
Pagine Internet su Nicola Pezzoli: Sito ufficiale / Il linkazzo del skritore (blog)
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