Una grande storia d’amore. Questo prima di tutto, prima del generoso budget messo a disposizione per la realizzazione del film, prima delle atmosfere da incubo proposte da Coppola, prima dell’arcinota storia del vampiro per eccellenza: Dracula. Il Conte che, nella fattispecie, resiste al tempo e alla non vita nel tentativo di rincontrare l’amore perduto tragicamente per un inganno crudele. Lui, il Principe dei Carpazi, che la croce l’aveva pur servita, con onore e coraggio, nel giorno più buio della sua vita giurò guerra a Dio e dannazione eterna per le sue vittime. Siamo nel XV secolo, in Romania, e il suicidio dell’amata sposa Elisabetta precipita Dracula negli inferi più profondi: diventa un vampiro, un non morto, destinato a vagare per l’eternità in assenza di pace. Ma quando, alla fine del secolo XIX, gli si apre improvvisa la possibilità di ricongiungersi in modo immortale all’amata, scovata a Londra, decide di avventurarsi nella capitale britannica e di abbandonare il lugubre castello in Transilvania. Con abile stratagemma attira nel suo castello il promesso sposo di Mina (reincarnazione della sua Elisabetta), l’avvocato Jonathan Archer, lo imprigiona con un seducente incantesimo (le tre grazie vampire, tra cui spicca la procace bellezza dell’allora giovanissima Monica Bellucci) e se ne parte in nave per l’Inghilterra, portandosi appresso la sua terra maledetta, fondamentale per la sua vita senza vita. Ma il malinconico e feroce vampiro non ha fatto i conti con Abraham van Helsing, erudito docente universitario olandese, dedito a indagare scientificamente il fisico ma soprattutto il metafisico, che lo attende senza paure ed egualmente minaccioso. La sfida conclusiva è in Transilvania, dopo che Dracula sembra aver contagiato la consenziente Mina, che aveva subito riconosciuto il suo Principe rinfocolando quell’amore che ha resistito ai secoli per sublimarsi agli inferi. Amore e morte si fondono armonicamente, nel suggestivo epilogo, trovando pace per un’anima dannata
Un’opera inquietante e visionaria, che confermò Coppola, semmai ce ne fosse stato bisogno, come regista dotato di estro e creatività fuori dal comune. Una pellicola che mescola horror, dramma esistenziale e qualche spruzzata di ironia, trovando un’invidiabile resa sia dal punto di vista visivo che narrativo. Per ciò che riguarda lo script il film di Coppola è abbastanza fedele al testo originale – forse il più fedele, cinematograficamente parlando -, salvo immaginare una storia d’amore alla quale Bram Stoker non accenna nemmeno. Poco male, perché il regista americano trova una sorta di plusvalore narrativo che a livello visivo funziona benissimo e gli concede la possibilità di filmare un finale simbolico e titanico, in ossequio ai motivi più puri della tradizione romantica. Al contempo Coppola riesce a inquietare innescando un sottile equilibrio empatico nello spettatore, il quale interiorizza la figura del vampiro secondo una duplice chiave emotiva: repulsione e compassione. Sì, perché non si può non compatire – e intimamente parteggiare, perché no – per un uomo che ha subito una simile beffa dal destino. E non si può nemmeno non partecipare dell’inossidabile amore che abbatte le barriere dello spazio e del tempo. Ecco che l’horror sfuma, in alcuni frangenti peraltro nodali della pellicola, nonostante Coppola sia maestro nell’inventare effetti e suggestioni visive ad alto tasso di tensione. Sfruttando la bellissima scenografia, il regista gioca con l’ombra del vampiro per amplificarne la portata orrorifica, guadagnando così in pathos e mistero. Evoca tutto il campionario dell’ horror gotico, e lo fa così bene a livello visivo da lasciare più volte frastornato lo spettatore, che rimane ammaliato da immagini di forte spessore artistico. Azzeccato anche il gioco di dissolvenza dei volti, che appaiono improvvisi come i pensieri angosciosi; e che in breve scompaiono, quasi a gravare sul destino dei personaggi. Buona anche la ricostruzione storica, che riguardo alle origini di Dracula rimanda, a differenza del libro di Bram Stoker, al personaggio del principe romeno Vlad.
Detto della regia colma di visività e delle incantevoli scenografie, l’opera eccelle anche per il trucco e per la colonna sonora di Wojciech Kilar, densa di molteplici suggestioni: dallo spaventoso al romantico, si chiude sui titoli di coda con la perla di Annie Lennox, l’indimenticabile Love song for a vampire, definitivo suggello a un’opera che innesta sul classico filone del vampiro i motivi universali dell’amore e dello scorrere del tempo. Il logorio del fisico, la caducità del corpo, le barriere dello spazio e del tempo: a volte nulla può resistere all’amore vero, quanto meno a livello letterario e cinematografico. In fondo il vampiro ha sempre avuto un potente appeal, e Coppola lo valorizza al massimo riuscendo in un’opera fascinosamente eccentrica dalle trovate originali (3 premi oscar, tutti tecnici), considerando il personaggio già ampiamente sfruttato dal mondo di celluloide, che accosta per bellezza visiva e qualità artistica lo splendido Nosferatu di Herzog (anche lì un amore fisico e al contempo metafisico, quello tra Dracula e Lucy), altra memorabile pellicola che riprende le gesta dell’inossidabile vampiro.
Federico Magi, agosto 2009.
Edizione esaminata e brevi note
Regia: Francis Ford Coppola. Soggetto: Tratto dal romanzo omonimo di Bram Stoker. Sceneggiatura: James V. Hart. Direttore della fotografia: Michael Ballhaus. Montaggio: Anne Goursaud, Glen Scantlebury, Nicholas C. Smith. Interpreti principali: Gary Oldman, Winona Ryder, Anthony Hopkins, Keanu Reeves, Richard E. Grant, Cary Elwes, Bill Campbell, Sadie Frost, Tom Waits, Monica Bellucci, Michaela Bercu, Florinda Kendrik, Jay Robinson, I.M. Hobson, Laurie Franks, Maud Winchester, Hubert Wells, Tatian von Furstemberg, Daniel Newman, James Murray, Eniko Oss, Honey Lauren, Nancy Linehan Charles, Don Lewis, Dagmar Stanec. Costumi: Eiko Ishioka. Musica originale: Wojciech Kilar. Titolo originale: Bram Stoker’s Dracula. Produzione: American Zoetrope, Columbia Pictures Corporation, Osiris Films. Origine: USA, 1992. Durata: 123 minuti.
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