Fitzgerald Francis Scott

Belli e dannati

Pubblicato il: 19 Agosto 2009

Romanzo dell’amore, della giovinezza, dell’ebbrezza del vivere, della dissoluzione e disgregazione di sentimenti, vita, ideali, “Belli e dannati” è la seconda opera di Scott Fitzgerald dopo il successo di “Di qua dal Paradiso” ed è il romanzo di Anthony e Gloria, della loro storia d’amore e insieme di una generazione, quella degli Anni Venti, l’età del jazz, lanciata verso il desiderio di divertirsi, di vivere intensamente e verso la progressiva emancipazione femminile.

È il momento delle flappers, le “maschiette”: ragazze che portano i capelli corti, fumano e bevono in pubblico, indossano le calze di rayon color carne e i vestiti attillati, si truccano, vogliono essere libere e responsabili dei loro sentimenti, vogliono scegliersi il loro uomo e condividerne la vita con diritti e doveri.

Protagonisti di “Belli e dannati”sono Anthony e Gloria.

Anthony Patch è un bel giovanotto di venticinque anni, un dandy, un raffinato esteta, colto ed elegante, che vive di rendita a New York in attesa di ereditare dal nonno, un affarista trasformatosi in riformatore morale, un’immensa fortuna.

Anthony piace e si piace, ha un suo circolo d’amicizie e conoscenze del suo stesso livello, è abbastanza snob e si è costruito un ambiente ottimale nel suo appartamento che ha arredato con raffinatezza e buon gusto (la vasca da bagno con ingegnoso portalibri è quanto mai accattivante).

Anthony ha il dono dell’ironia, ha una personalità “precisa e dinamica, testarda, sprezzante” (p.5), ama la bellezza ma nello stesso tempo avverte una mancanza di colore nelle sue giornate, un’assenza di significato della vita da cui discende una sua indolenza, un far nulla poiché non esiste nulla degno di essere fatto. Così anche i libri per uno studio sul Rinascimento presi a prestito in biblioteca giacciono a lungo sulla sua scrivania.

Egli scoprì in sé un orrore crescente e un crescente senso di solitudine”. (p.45) Anthony percepisce un vuoto – che è generazionale – e un desiderio di qualcosa non ben definito, certamente non la carriera politica che aborrisce, egli immagina infatti il Congresso come un “porcile incredibile dalle fronti strette e porcine” (p.46); né l’attività finanziaria, per la quale si dimostrerà inadatto.

In questo contesto irrompe Gloria Gilbert, giunta a New York dal Kansas, cugina del suo amico Dick Caramel, lo scrittore.

Gloria è bellissima, di una bellezza tale da far impazzire qualsiasi uomo, è consapevole del suo fascino, è fresca, giovane e capricciosa.

Era abbagliante, accesa; un’angoscia cogliere la sua bellezza in uno sguardo solo”.(p.48)

Gloria “considerava tutte le cose della vita come predisposte per venir scelte e prese da lei, come se dovesse ricevere continuamente regali da un banco inesauribile”.(p.51-52)

Gloria è egoista, nella conversazione passa da un argomento all’altro senza approfondirne nessuno, non vuole figli per non sformarsi, vive tra feste e spettacoli, fluttuante come una farfalla. Gli uomini la adorano, le donne la invidiano o la criticano. Lei è un “fiore unico”, è “come un velo proiettato da una terra di sfumature delicate e intatte” (p.59), è una “coppa d’amore”, sembra nata per essere ammirata e adorata.

La sua bellezza ispira toni di grande poesia in Fitzgerald.

Anthony se ne innamora perdutamente, in modo totale e assoluto, lei diventa la sua unica preoccupazione, il centro dell’universo, quella luce cui non potrà rinunciare mai.

L’involucro che racchiudeva la sua anima aveva assunto un significato: ecco tutto. Era un sole radioso, crescente, che raccoglieva luce e la conservava: poi, dopo un’eternità, la emanava in uno sguardo, nello squarcio di una frase, a quella parte di lui che idolatrava tutta la bellezza e tutta l’illusione”. (p.60)

In pochi mesi Anthony e Gloria si sposano, convinti che presto il loro tenore di vita, già dispendioso, potrà ulteriormente innalzarsi grazie all’eredità del nonno. Passato il viaggio di nozze e i momenti più esaltanti della passione, poco a poco il rapporto si sgretola ed è questa lenta corrosione, insieme alla vita elegante e mondana condotta dalla coppia, che Fitzgerald presenta, in parte ispirandosi alla sua storia d’amore con la moglie Zelda.

Tra feste, traslochi, viaggi, fiumi di alcool Anthony e Gloria finiscono per condurre un tenore di vita superiore alle loro possibilità e per intaccare sempre più il capitale.

Anthony in seguito tenterà la via del lavoro, ma si rivelerà inadattabile, entrambi sono privi di spirito pratico, non riescono a districarsi nella quotidianità.

Ben presto Anthony si sente “come un ospite tollerato a stento in una festa offerta da lei”.(p.110)

Gloria ama divertimenti e lussi e soffre quando non può averli, vive d’emozioni momentanee, è un fuoco che brucia, sa essere dura e fredda, spietata, vuol essere indipendente, emancipata, ma è anche amante tenerissima, capace di slanci appassionati e infantilmente deliziosa. Suo motto è “Non me ne importa un accidenti”.

Ho voglia di essere pigra e ho voglia di avere intorno qualcuno che faccia le cose, perché questo mi fa sentire comoda e al sicuro; e ho voglia che qualcun altro non faccia niente perché mi possa tener compagnia. Ma non ho mai voglia di cambiare la gente che mi sta intorno, o di interessarmene” (p. 55).

Passato l’”idillio ansante” dei primi tempi e l’ebbrezza della giovinezza, sorte le prime difficoltà economiche e pratiche, vissuto un periodo di lontananza a causa della guerra (cui peraltro Anthony non partecipa realmente, poiché finisce prima che il suo reggimento possa venir inviato al fronte), Anthony e Gloria si ritrovano verso i trent’anni già bruciati, lui abbruttito e incattivito dall’alcool e con la volontà frantumata, lei in parte sfiorita.

Dopo aver vinto una lunga causa sono eredi di una grande fortuna, ma sembrano aver perduto se stessi.

Nel giro di pochi anni il rapporto si è avviato alla dissoluzione e l’età della spensieratezza, del divertimento, dell’illusione d’esser per sempre belli e immortali si è avviata verso la tragedia.

Figli del loro tempo, belli e favolosi, Anthony e Gloria sembrano gravati, nel corso della loro storia, da un’inerzia, una mancanza di volontà che li fa vivere sapendo che non c’è scopo, non c’è senso, non c’è nulla tranne l’estasi momentanea e il piacere da cogliere in pieno.

La vita non era altro che questo pomeriggio d’estate: un vento lieve che smuoveva il collo di pizzo del vestito di Gloria; la sonnolenza a fuoco lento della veranda…Parevano insopportabilmente impassibili, scevri da qualsiasi romantica imminenza di azione. Perfino la bellezza di Gloria mancava di emozioni selvagge, mancava di vibrazione, mancava di morte…” (p.175-76)

Sognano, fantasticano, ma non agiscono veramente, non cambiano, non ne sono capaci. Finiscono per affondare da tutti i punti di vista, ma con stile.

L’alcool dava una specie di eroismo al loro fallimento”. (p.248)

C’è un’ebbrezza anche nella dissoluzione, Anthony e Gloria sono personaggi troppo intensi per diventare banali, così anche la loro caduta ha un qualcosa di solenne. Gloria rimane l’orgogliosa di sempre, “orgogliosa anche di essere tenera, ardente e posseduta” (p.319); Anthony è l’uomo che ha dato tutto per la bellezza, per un sogno ineffabile, rapido, ineguagliabile e straordinario. Ne è rimasto bruciato e solo, le energie risucchiate in pochi anni.

Fitzgerald scava impietosamente nei suoi protagonisti, lasciando però intatta la sua ammirazione per la bellezza, che accende poesia con la sua sola presenza.

L’Autore mette in evidenza, con ironia, quella società elegante e snob che lui stesso frequentava. Con pochi e intensi tratti vengono presentate alcune amiche di Gloria, figure frivole e superficiali, decisamente inferiori alla protagonista.

Più intensi invece i ritratti degli amici di Anthony. Maury Noble somiglia a un gatto, è un intellettuale cinico e disincantato, non privo di acutezza; Dick Caramel è lo scrittore che farà fortuna scrivendo robaccia e Anthony alla fine lo disprezzerà.

Trapela da pochi cenni un problema dell’America assai vivo in quegli anni: l’immigrazione – italiana, polacca, armena – e un senso di fastidio e disprezzo di Anthony per queste orde di straccioni, poveracci, ignoranti che piombano nella sua città. Gli stranieri sembrano tutti uguali: non sanno parlare, facce brutte, puzzano. Un siciliano piccolo e scuro sarà commilitone di Anthony e, con distacco, Fitzgerald, lo condannerà a una fine poco eroica tra l’indifferenza di tutti.

Articolo apparso su lankelot.eu nell’agosto 2009

Edizione esaminata e brevi note

Francis Scott Key Fitzgerald (St.Paul, 1896 – Hollywood, 1940), scrittore americano, vissuto tra New York e Parigi.

Francis Scott Fitzgerald, “Belli e dannati”, Oscar Mondadori, Milano 2009. Traduzione di Fernanda Pivano.

Prima edizione: “The Beautiful and Damned”, Scribner’s, New York, 1922.

Approfondimento in rete: Wiki en / Scott Fitzgerald Society / Kjriasto / Testo completo (EN) in Project Gutenberg /