Citati Pietro

Israele e l’Islam. Le scintille di Dio

Pubblicato il: 21 Gennaio 2009

“Nessuno meglio che Tabarī, devoto musulmano sunnita, può rivelarci come le due civiltà religiose, che oggi si combattono miseramente, siano sorte l’una sull’altra, avviticchiate come due alberi che uniscono le loro radici. L’Islam adottò con amore le grandi figure dell’Antico Testamento: Adamo, Abramo, Giuseppe, Mosè, Salomone: se ne impadronì, le ritoccò, le trasformò; e ora abbiamo la sensazione che gli uomini abbiano ascoltato due volte la stessa musica – sempre la stessa musica, la seconda volta orchestrata così diversamente da incantarci con il suo splendore e colore di suoni.”

E’ un viaggio attraverso due grandi civiltà religiose questa raccolta di saggi – perlopiù già editi in altri libri – e adesso presentati da Citati con un filo conduttore unico, che vuole mostrare come queste grandi religioni siano legate tra loro e nel passato siano anche riuscite a convivere senza sterminarsi a vicenda.

Citati inizia il suo discorso da lontano, la prima parte intitolata “Le origini” lo vede partire dalla Genesi, addentrandosi nel racconto della creazione visto dalle due diverse tradizioni, quella Jahvista e quella Elohista (da Elohim, il nome ebraico di Dio usato al plurale), una più recente e l’altra più antica.

Con la consueta vasta cultura Citati ricrea il testo biblico, lo confronta, lo interpreta e poi, nei saggi successivi, spazia attraverso il Qohélet, il libro di Tobia, cacciato dall’Antico Testamento da ebrei e luterani e accolto invece dalla “sorridente saggezza della Chiesa cattolica”. Un testo lieve ed elegante, quello di Tobia, che è stato più volte illustrato sia dalla cultura occidentale che da quella orientale. L’angelo che occupa la bella copertina del libro è infatti Raffaele, quello che accompagna Tobia, rappresentato in una miniatura dipinta dopo il 1580 per Akbar, sovrano della dinastia indiano-islamica dei Moghol.

Dai testi sacri Citati passa poi a Giuseppe Flavio e alla sua “Guerra Giudaica”, analizza le vicende storiche che portarono alla distruzione del tempio di Gerusalemme, l’attesa messianica, i movimenti politici.

Con grande competenza Citati evoca tradizioni e riti ebraici, interpreta e rilegge la Scrittura con profondità e raffinatezza e ricrea le atmosfere dei testi che analizza con uno stile elegantissimo, un’aggettivazione ricercata e che talvolta cresce su se stessa, il gusto dell’enumerazione, dell’abbondanza di termini e di oggetti.

Con la distruzione del tempio il culto d’Israele finì.

“Ma se si guardavano attorno, gli ebrei scorgevano le scintille divine sparse e prigioniere nella creazione: nei loro cuori, nei Gentili, nei laghi, nei ruscelli, nelle pietre, nei cibi, nella polvere delle sinagoghe. Nessun popolo ebbe mai così intenso il convincimento che la vita quotidiana secondo la Legge redime Dio, lo libera dalle sue ombre, e anticipa senza violenza l’arrivo del Messia, in un futuro chissà quanto lontano”.

Gli ultimi due saggi, su Allah e la rivelazione di Maometto ci introducono già alla seconda parte “Sotto il segno dell’Islam”.

Qui Citati ci trasporta in una cultura ancora poco conosciuta – o conosciuta male – in Occidente: ed ecco le tappe della creazione secondo l’Islam, viste in parallelo con la tradizione ebraica tra differenze e aspetti comuni, seguendo le tracce di Tabarī, studioso musulmano sunnita dell’839 circa, che ha scritto le “Notize dei profeti e dei re”, opera che andò perduta, ma le cui tracce furono poi recuperate quarant’anni dopo la morte dell’autore da un altro studioso per ordine del suo visir e nacque una rivisitazione….

Tra le varie citazioni, una in particolare colpisce:

« La prima cosa che Allah creò fu il calamo, e tutto quello che volle creare, disse al calamo di scriverlo. Poi, quando si fu messo a scrivere, Allah creò il cielo, la terra, il sole, la luna e gli astri, e allora la sfera terrestre cominciò a girare.»

Ciò che esiste, va raccontato.

In questo esotico viaggio Citati ci conduce, rivisitando l’esperienza ineffabile di un mistico dell’Islam, verso l’assoluta trascendenza di Dio e poi, con alcuni saggi, dimostra storicamente come le tre religioni monoteiste (entrano in gioco a questo punto anche i cristiani) siano legate tra loro e coesistessero, in certe epoche storiche, in pace o almeno nel rispetto e nella tolleranza.

In questi saggi centrali è racchiuso forse il senso dell’intero libro, poiché, parlando del passato, non si può non pensare al presente.

Si scopre così che certe idee fondamentaliste islamiche derivano da gruppi di fanatici, che erano stati condannati dalla stessa autorità araba.

« Il bizzarro caso della storia volle che da Ibn Sa’ūd, fedele Wahhabita, discendesse la casa reale dell’Arabia Saudita: che nel paese venisse scoperta un’immensa quantità di petrolio; e che gli occidentali, accecati dal petrolio, scambiassero una dinastia di rivoluzionari iconoclasti con una tribù di devoti. Senza che gli occidentali ci facessero caso, i ricchissimi missionari wahhabiti visitavano le comunità islamiche del mondo, le finanziavano e le convertivano alla loro povera religione.

Tutto nasce lì: Usāma bin Lāden, i complici sauditi, l’11 settembre 2001, gli aerei scagliati contro i grattacieli di New York, gli atti terroristici che sono seguiti e seguiranno: tutto quanto è accaduto non è altro che Wahhabiti e televisione. Un tempo, i saggi uomini politici, come Talleyrand o Metternich, si facevano accompagnare da esperti di teologia: o erano essi stessi eccelenti teologi. Oggi, la teologia è disprezzata, o praticata da persone di quart’ordine. Per il bene dell’universo, sarebbe giusto che rifiorisse al più presto: o che Bush e Blair e Chirac e Schröder e Sharon leggessero i grandi teologi arabi, Avicenna, Ibn‘Arabī e al-Ghazālī prima di stringere alleanze, scavare pozzi di petrolio, appoggiare o abbattere dinastie, dichiarare guerre o paci.»

Quello che Citati suggerisce qui sembra assurdo o anacronistico, ma può venir inteso anche come un invito – e un inno – alla cultura e alla conoscenza, proprio perché tante intolleranze nascono spesso dall’ignoranza e dal pregiudizio.

Il viaggio nell’Islam prosegue con le Mille e una notte (cui è debitrice moltissima cultura europea), poi con antichi testi persiani, dei poemi mistici di grande bellezza, con un linguaggio coloratissimo e ricco e depositario di un concetto del divino non sempre facile da comprendere per la nostra cultura.

Infine Citati ci presenta alcune miniature persiane meravigliose.

Con la terza parte, “Le scintille di Dio”, torniamo all’Ebraismo.

Introduttivo alla sezione è il saggio “L’esilio della Shekinah”, dove si parla della creazione e Citati si rifà a un cabalista ebreo del XVI secolo, Izchak Luria, che parla di un Dio che si contrae , si chiude nelle proprie profondità dopo la creazione e poi si espande, lasciando nello spazio le dieci Sefirot, le emanazioni di Dio.

“Questa luce è troppo folgorante e accecante perché lo spazio possa sopportarla, e viene contenuta e fasciata in dieci «vasi». Non tutti i vasi sono identici.I primi tre sono puri, incontaminati e perfetti: gli altri sette sono formati da miscele luminose di specie inferiore, dove Dio estromette le ultime impurità che lo adombrano. […]

I «vasi», più pesanti e impuri, delle sette Sefirot inferiori si frantumano, sotto l’urto violentissimo della luce; e le scintille divine si sparpagliano in ogni angolo della futura creazione…”

Le scintille sono così prigioniere ed esiliate e vanno cercate e liberate.

L’ultima delle Sefirot è la Shekinah, il volto femminile di Dio, che dopo la rottura dei vasi percorre la terra in esilio.

La sapienza chassidica di Nachmann di Breslav del XVIII secolo ci aiuta a capire questa vicenda con una bella leggenda e la teologia entra nel quotidiano con un Dio esiliato le cui scintille sono ormai nascoste ovunque.

E una ricerca di queste scintille o almeno di un loro riflesso nella letteratura sembrano essere gli ultimi saggi dedicati a scrittori ebrei contemporanei (Bruno Schulz, Joseph Roth, Simone Weil, Hannah Arendt) e infine alla tragica vicenda dell’antisemitismo, una manifestazione del Male Assoluto che talvolta prende il sopravvento nella storia.

In questo tempo di guerre e di odio, di sangue e d’intolleranze può apparire strano, anacronistico, leggere e commentare un libro come questo, che parla di mistici, di creazione, di Sefirot e di letteratura, eppure la conoscenza che offre permette di considerare con occhi diversi le altre culture, al di là di grossolane e mediatiche semplificazioni e consente di scoprire aspetti decisamente affascinanti e coloratissimi di mondi differenti dal nostro.

articolo apparso su lankelot.eu nel gennaio 2009

Edizione esaminata e brevi note

Pietro Citati (Firenze 1930), letterato italiano, ha iniziato negli anni Cinquanta a collaborare a giornali e riviste, ma è su Il Giorno degli anni Sessanta che si è affermato. Ha collaborato dal 1973 al 1988 al Corriere della Sera, dal 1988 cura le pagine di critica letteraria su La Repubblica. Dirige la collezione di scrittori greci e latini della Fondazione Valla.

E’ autore di moltissimi libri, tra cui: Goethe (Mondadori 1970,Adelphi 1990); Il tè del cappellaio matto (Mondadori 1972); Immagini di Alessandro Manzoni (Mondadori 1973,col titolo La collina di Brusuglio, Oscar Mondadori 1977); Alessandro (Rizzoli 1974, Oscar Mondadori 1996); La primavera di Cosroe (Rizzoli 1977, Oscar Mondadori 2000); Vita breve di Katherine Mansfield (Rizzoli1980, Oscar Mondadori 2001); Il migliore dei mondi impossibili (Rizzoli 1972); Tolstoj (Longanesi 1983,Adelphi 1996); Il sogno della camera rossa (Rizzoli 1986); Kafka (Rizzoli 1987, Oscar Mondadori 2000); Storia prima felice, poi dolentissima e funesta (Rizzoli 1989, Oscar Mondadori 2002), Ritratti di donne (Rizzoli 1992); La colomba pugnalata (Mondadori 1995); La luce della notte (Mondadori 1996); L’armonia del mondo (Rizzoli 1998); Il Male Assoluto (Mondadori 2000); La mente colorata (Mondadori 2002).

Pietro Citati, Israele e l’Islam. Le scintille di Dio, Milano, Mondadori 2003.

Links:

http://www.pietrocitati.net/

http://www.riflessioni.it/enciclopedia/citati.htm

http://www.pietrocitati.net/citati/bibliografia.html?l4a