Conrad Joseph

Cuore di tenebra

Pubblicato il: 3 Novembre 2006

VIAGGIO NELL’OSCURITÀ

Un’esperienza biografica, come spesso succede, sta all’origine del romanzo di Conrad. Nel 1890 una compagnia belga gli affidò il comando di un battello fluviale sul fiume Congo e in quest’occasione Conrad tenne un diario, poi pubblicato col titolo The Congo Diary. Si tratta di appunti ancora lontani dal tono del romanzo, ma che comunque risulteranno preziosi otto anni dopo in sede di stesura dell’opera.

Cuore di tenebra” è un tipico romanzo a cornice d’ambientazione esotica e carico di tensione.

A bordo della “Nellie”, ormeggiata presso l’estuario del Tamigi in attesa del cambio di marea, si trovano cinque personaggi: il Direttore della Compagnia che è anche il capitano, il narratore, l’Avvocato, il Contabile e Marlow.

Marlow sedeva all’estrema poppa a gambe incrociate, appoggiato all’albero di mezzana. Aveva le guance incavate, la carnagione gialla, il dorso eretto, l’aspetto ascetico: con le braccia distese e il palmo delle mani aperte volto in fuori, assomigliava a un idolo” (p. 6).

Questa dunque la “cornice”. Marlow inizia a raccontare una sua avventura in Congo. Grazie alle raccomandazioni e alle conoscenze di una zia, Marlow s’introduce nella Compagnia Commerciale che gestisce i traffici d’oltremare nelle colonie del Belgio. Ottiene il posto di capitano fluviale, poiché il suo predecessore è stato ucciso in una rissa.

Egli deve dapprima recarsi a Bruxelles presso gli uffici della Compagnia, luoghi tetri e cupi, che anticipano l’atmosfera che troverà in Africa.

Le stesse segretarie paiono “le guardiane della porta delle tenebre” (p. 18).

Oppresso da cupi presentimenti si reca in Congo e scopre, dopo un lungo inoltrarsi nella foresta, sia che il suo battello è affondato e quindi è necessario recuperarlo e ripararlo, sia l’orribile realtà del colonialismo, che sottintende la schiavitù e lo sfruttamento.

Il viaggio di Marlow si rivela sempre più un avanzare nell’incubo e nella tenebra. Egli deve accompagnare alcuni funzionari della Compagnia alla stazione più interna, dove si trova il misterioso Kurtz, un personaggio inquietante, che aleggia lungo l’intero romanzo comparendo solo alla fine.

Le tappe d’avvicinamento gli permettono di confrontarsi con numerosi, strani – e spesso spregevoli – personaggi, tutti legati agli interessi della Compagnia, fino all’acme finale con il surreale incontro con Kurtz e poi il ritorno in patria con un senso di estraneità nuova di fronte agli altri, come di chi è sceso nel cuore della tenebra.

Lontano da un facile esotismo, il romanzo di Conrad può esser letto a diversi livelli. È un testo piuttosto breve, ma avvincente, di grande atmosfera fin dall’inizio con la presentazione del paesaggio inglese.

Il giorno finiva in una serenità di calmo e squisito splendore. L’acqua scintillava pacifica; il cielo, senza macchia, era una benigna immensità di luce pura; sulle paludi dell’Essex, la foschia stessa era come una garza trasparente e radiosa che, impigliata ai pendii boscosi dell’interno, drappeggiava le sponde basse nelle sue pieghe diafane” (p. 6).

Tema sicuramente caro all’autore è quello del viaggio, inteso come percorso di conoscenza e presa di coscienza. Nella sua esperienza in Congo Marlow scopre la vera realtà del colonialismo europeo, che non ha niente in comune con quella diffusa dai giornali e data ad intendere alla “communis opinio”, la cui voce è rappresentata, ad esempio, dalla zia, che parla di “distogliere quella massa di ignoranti dalle loro orribili usanze” (p. 21).

Si tratta invece di sfruttamento, schiavitù, sterminio, predazione delle risorse senza alcun limite e alcun rispetto per gli indigeni, che così si presentano a Marlow: “Le loro costole si distinguevano una a una, le giunture delle loro membra sembravano i nodi di una corda; ciascuno aveva un collare di ferro intorno al collo e tutti erano legati a una catena i cui anelli, dondolando assieme, tintinnavano ritmicamente” (p. 27).

Egli osserva: “…neanche con uno sforzo di immaginazione questi uomini si potevano chiamare nemici” (p. 27).

Tutto l’orrore della situazione, insieme a un senso d’irrealtà, del trovarsi immerso in un’atmosfera assurda si presenta allo sguardo, seppur temprato, di Marlow, il quale acquista una sempre maggiore consapevolezza: quegli indigeni non sono inumani come si voleva far credere, anzi, quando in seguito assalteranno il battello, daranno a Marlow la sensazione di un grande dolore.

Anche il dolore estremo può risolversi in violenza, ma più spesso si traduce in apatia…” (p. 78).

Il viaggio lo conduce dunque a capire che il male, la tenebra da cui si sente circondato non sono altro che un frutto dell’imperialismo e del potere.

Vi è però una seconda dimensione della tenebra: quella proveniente dall’essenza stessa dell’uomo, la tenebra non è semplicemente nella foresta, ma al centro stesso della civiltà occidentale, ne è un suo prodotto.

All’inizio Londra viene definita “città mostruosa” e “uno dei luoghi di tenebra della terra”. Allo stesso modo l’Africa è una terra dalla “profondità tenebrosa”: “…ci si perdeva in quel fiume, come in un deserto, e per tutto il giorno, si continuava a incappare nelle secche, alla ricerca del canale, fino a sentirsi stregati e tagliati fuori per sempre da quello che si era conosciuto un tempo, in qualche luogo, lontano da lì, in un’altra vita forse. […] E questa immobilità di vita non assomigliava affatto alla pace. Era l’immobilità di una forza implacabile che covava un qualche insondabile disegno. Vi guardava con aria vendicativa, piena di risentimento” (p. 62).

Tenebra e mistero nel paesaggio e nello spirito permeano il romanzo fin dall’inizio. L’Africa è terra preistorica, “eredità maledetta” nella quale sembra di venir risucchiati fino a perdere i contatti con la realtà e a trovarsi immersi in un’atmosfera irreale.

Conrad scava nell’abisso e constata che la luce e il buio non stanno affatto da un parte sola, ma si mescolano e talvolta si confondono.

Sintesi perfetta dell’abominio e della degradazione cui può giungere una civiltà è Kurtz, figura misteriosa, onnipresente fin dall’inizio pur apparendo solo alla fine, Kurtz è la tenebra stessa ed è un degno prodotto – non casuale – dell’Occidente cosiddetto civilizzatore.

Kurtz è uno spirito oscuro, un razziatore d’avorio e un soggiogatore, capace di “riti innominabili” e di crudeltà efferate (sui pali della sua staccionata sono piantati altrettanti teschi di ribelli con lo sguardo rivolto verso le sue finestre).

Kurtz è il male e la menzogna ed è nello stesso tempo una figura che affascina bianchi e indigeni, piegandoli alla sua volontà. Conrad è abilissimo nel creare un potente senso d’attesa nei confronti di questo personaggio inquietante, tutto volge verso di lui, è una presenza forte, di fatto un criminale che ha scritto un pamphlet in cui auspica lo sterminio di tutti gli indigeni.

Ora quella stessa civiltà che l’ha prodotto ha l’incarico di rimuoverlo dal suo posto, ma Kurtz non è un prodotto del caso, è un folle lucido e motivato, Kurtz è il Nulla stesso, il vuoto: “La tenebra che lo circondava era impenetrabile. Lo osservavo come si guarderebbe dall’alto un uomo che giace in fondo a un precipizio dove non brilla mai il sole” (p. 124).

Su quel volto d’avorio vidi l’espressione di un torvo orgoglio, di un potere spietato, di un terrore codardo, e anche di una disperazione immensa e senza rimedio” (p. 125).

A Marlow spetta di contemplare il Nulla e di percepirlo in tutta la sua vastità.

Vi è infine un ultimo aspetto di Kurtz: il linguaggio, lo straordinario potere soggiogatore legato alla sua eloquenza. Prima di essere figura reale Kurtz è una parola. “Quell’uomo si presentava come una voce” (p. 85).

Si trattava del fatto che, fra tutte le doti di quell’essere tanto dotato, quella che emergeva in modo preponderante, che dava il senso di una presenza reale, era la sua capacità di parlare, il dono della parola: questa dote che sconcerta o illumina, la più nobile e la più spregevole, vivificante flusso di luce o torrente ingannatore scaturito dal cuore di una tenebra impenetrabile” (p. 86).

Da scrittore Conrad conosce i poteri della parola e l’uso distorto che ne può essere fatto. E il fantasma della menzogna aleggia fino alla fine. Marlow afferma di detestarla, eppure vi ricorre, spinto da una circostanza particolare.

La civiltà stessa non sembra produrre che menzogne per mascherare le proprie aberrazioni. Questa la consapevolezza di Marlow, che spesso preferisce affidare a pause e silenzi il suo racconto.

Recensione apparsa su lankelot.eu nel novembre 2006

Edizione esaminata e brevi note

Joseph Conrad, pseudonimo di Teodor Jòzef Konrad Korzeniowski (Berdicĕv, Ucraina 1857 – Bishopsbourne, Kent 1924), scrittore inglese di nascita polacca.

Figlio unico della nobiltà terriera, a quell’epoca sotto il dominio russo, rimasto presto orfano, fu affidato a uno zio materno e a diciassette anni s’imbarcò come marinaio su una nave francese.

Nel 1878 ebbe il suo primo incarico su una nave inglese e nel 1886 divenne cittadino inglese e ottenne il brevetto di capitano. Compì molti viaggi in Oriente e uno sul fiume Congo, che gli fornì materiali per “Cuore di tenebra”.

Ammalatosi di malaria, Conrad fu costretto a lasciare l’Africa e a tornare in Europa, successivamente viaggiò in Australia. Nel 1895 uscì “La follia di Almayer”, suo primo romanzo. Sposatosi, si stabilì nel Kent, dove morì.

Opere: i romanzi Il reietto delle isole (1896), Il negro del «Narciso» (1898), Lord Jim (1900), Cuore di tenebra (1902), Tifone (1903), Nostromo (1904).

Conrad scrisse anche romanzi cosiddetti “politici” come L’agente segreto (1907) e Sotto gli occhi dell’Occidente (1911).

Ancora luoghi esotici e il mare ritornano in: Racconti di mare e di costa (1912), Caso (1914), Vittoria (1915), La linea d’ombra (1917), La liberazione (1920).

Pur avendo imparato l’inglese prevalentemente sulle navi, Conrad lo padroneggiò magistralmente.

Joseph Conrad, “Cuore di tenebra”, Milano, Garzanti Scuola-Narrativa e letture 1996. Note e apparato didattico a cura di Emanuela Trio.

Titolo originale: “Heart of Darkness”.

A questo romanzo si è ispirato Francis Ford Coppola per il film “Apocalypse Now” (1979).

Approfondimento in rete: The Joseph Conrad Society / The Joseph Conrad Foundation / Antenati.