Tobias è “nato in un villaggio senza nome, in una nazione senza importanza”. Sua madre “chiedeva la carità nel villaggio, andava anche a letto con gli uomini, contadini che le davano farina, mais, latte”. Lei, Esther, “era la ladra, la mendicante, la puttana del villaggio”. Tobias è un bambino povero e va a scuola indossando abiti ricevuti da altri. Lì conosce Caroline, detta Line, la figlia del maestro. E’ l’unica bambina a parlare con lui, l’unica che gli regali del pane o dei biscotti. Tobias detesta la sua carità, ma ha fame e mangia. Il maestro è uno dei tanti uomini che vanno con sua madre. Un giorno Tobias li sente parlare e scopre che il madre e padre di Line è anche suo padre. Non resiste: gli affonda un coltello nella schiena e scappa dalla sua casa e dal suo Paese. Va via, lontano, cambia nome, diventa Sandor ed inizia a lavorare in una fabbrica raccontando a tutti un’altra verità. Ha qualche amico, emigrato come lui, e la sua vita procede sempre uguale: “Oggi ricomincio la corsa idiota. Mi alzo alle cinque di mattina, mi lavo, mi faccio la barba, mi preparo un caffè e vado, corro fino alla piazza Principale, salgo sul bus, chiudo gli occhi, e tutto l’orrore della mia vita presente mi salta al collo”.
Sandor lavora, scrive e rimane in perenne attesa di Line, l’unico amore della sua vita. Ha altre donne, ma nessuna è Line. Lei, un giorno, inizia a lavorare nella sua stessa fabbrica: il vissuto torna dal tempo di ieri al tempo presente. Sandor la segue e la spia, scopre che è sposata ed ha una figlia. Ha bisogno di Line, le parla, le rivela chi è, senza però svelarle che sono entrambi figli dello stesso padre. La ama, vuole che lasci il marito e resti con lui in quel nuovo Paese. Anche Line lo ama, ma sono troppi i pregiudizi sociali e sentimentali da cui non sa liberarsi. Amore improbabile e difettoso per questo destinato all’incompiutezza.
La storia si snoda tra la dimensione onirica, sempre presente nei libri della Kristof, e il racconto d’amore. Molto autobiografo “Ieri” poiché sono numerosi i tratti comuni tra l’esistenza di Tobias-Sandor e quella della scrittrice. Non c’è retorica né enfasi in questo libro. Lo scrivere della Kristof rimane quel che è sempre stato: asciutto, lucido, spigoloso. Non le servono troppe parole per dire quello che vuole dire. Lei è una ungherese che ha imparato, da adulta, a parlare e scrivere in francese, decidendo di eleggere questa a sua lingua letteraria. E’ un processo che l’ha condotta ad avere un rispetto sacro delle parole. Ogni vocabolo è selezionato con una meticolosità difficilmente immaginabile.
I personaggi parlano attraverso i loro stessi atti e, soprattutto, attraverso parole taciute. Noi li conosciamo lentamente e possiamo seguirli solo da lontano. L’autrice non delinea psicologie, non ci presenta antefatti e non ci accompagna con una voce fuori campo. Ci lascia semplicemente e completamente in balia della condotta di ognuna delle sue “creature”. Il fascino di quest’opera è tutto qui.
Dal romanzo “Ieri” è stato tratto il film di Silvio Soldini: “Brucio nel vento” (2001). La Kristof, però, in un’intervista, afferma di non aver apprezzato molto la trasposizione cinematografica del suo libro: “Troppo melensa e poi l’attrice non era in grado di dare corpo al personaggio di Line“.
Edizione esaminata e brevi note
Agota Kristof è nata a Scicvàud, in Ungheria, nel 1935. A 14 anni entra in un collegio dove vive uno dei periodi più tristi della sua vita. Per l’Ungheria gli anni ’50 sono drammatici, la povertà riduce alla fame moltissime famiglie. Nel 1956 la Kristof lascia clandestinamente il suo Paese. Lei, suo marito e sua figlia passano in Austria e poco dopo prendono il treno che li conduce in Svizzera. Sono destinati a Neuchâtel, dove la Kristof ha vissuto fino alla morte avvenuta il 27 luglio 2011. Le sue opere: “Ieri” (Einaudi, 1997); “Trilogia della città di K.” (Il grande quaderno, La prova, La terza menzogna) (Einaudi, 1998); “La chiave dell’ascensore. L’ora grigia” (Einaudi, 1999); “La vendetta” (Einaudi, 2005); “L’analfabeta. Racconto autobiografico” (Edizioni Casagrande, 2005); “Dove sei Mathias?” (Edizioni Casagrande, 2006); “Due pezzi teatrali. L’espiazione – L’epidemia” (Lamantica Edizioni, 2017).
Agota Kristof, “Ieri“, Einaudi, Torino, 1997. Traduzione di Marco Lodoli. Titolo originale: “Hier”.
Pagine internet su Agota Kristof: Wikipedia / Intervista Minima&Moralia / Caffè Europa / Enciclopedia delle Donne
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