Con l’avvento dei talent televisivi, poco dopo l’ingresso negli anni zero, diversi settori dell’intrattenimento hanno subìto una vera e propria rivoluzione. Anche la musica non ne è stata immune, ed anzi negli ultimi anni ne è stata sempre più condizionata. Se ciò sia un bene o un male è un giudizio che lasceremo inevitabilmente ai posteri, ma è d’obbligo chiedersi quanto di questo reale o presunto talento dei vincitori delle competizioni che si sono alternate sia effettivamente tale, e quanto invece ci sia di totalmente mediatico in alcuni attuali affermati artisti della canzone, se così li vogliamo definire. Tra coloro che, negli anni duemila, sono arrivati al grande pubblico è assolutamente opposto alle sopra citate consuetudini il percorso dei Baustelle, band nata e cresciuta nella provincia toscana che per assurgere agli onori del dorato mondo della musica le tappe della così tanto bistrattata gavetta se le è fatte tutte. Ce le racconta in un bel libro, edito da Giunti, il giornalista musicale Federico Guglielmi, non nuovo a fatiche di questo tipo, sovente intraprese per la smisurata passione per la materia che, anche nel caso in questione, dimostra inequivocabilmente.
La dimostra, in primis, per il taglio che adotta nel concepire l’opera, ovvero dar voce agli artisti che sceglie di raccontare. L’amore e la violenza / Una storia dei Baustelle è un libro che proprio attraverso questa scelta rivela i suoi motivi di maggiore interesse, perché non c’è niente di meglio della voce degli stessi protagonisti per raccontarci la loro storia. Un racconto che parte come tanti del genere, dalla passione di un gruppo di adolescenti per la musica e che, piano piano, grazie al coro di voci che alimenta la narrazione, ci porta sui territori di una piccola grande impresa: quella di arrivare al grande pubblico attraverso dischi, concerti, collaborazioni e tanta tanta passione unita ad un talento, a parere di chi vi parla ed evidentemente non solo, davvero fuori dal comune. Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini sono i Baustelle, o quanto meno ne sono l’attuale formazione, perché scorrendo le pagine del libro di Guglielmi possiamo contare diversi collaboratori, direttamente o indirettamente coinvolti con la band, succedutisi nell’evoluzione del loro percorso musicale anche lasciando un’indelebile impronta sui dischi pubblicati. È il caso di Fabrizio Massara per ciò che riguarda Sussidiario illustrato della giovinezza e La moda del lento (in particolare in questo secondo disco, la sua influenza musicale connota fortemente la resa artistica, contribuendo a farne un piccolo LP cult del panorama indie di inizio millennio). Inutile farvi, in questo contesto, l’elenco dei valenti artisti a cui Guglielmi dà voce nel libro, né delle loro specificità artistiche che scoprirete naturalmente leggendo, perché l’autore non lascia nulla al caso e va a scovare tanti piccoli aneddoti i quali, messi insieme, al termine della narrazione ci restituiscono un’idea chiara su chi sono i Baustelle e del loro non scontato percorso verso la piena maturità e riconoscibilità artistica.
Ovviamente in primo piano ci sono loro tre, Francesco, Rachele e Claudio, le due voci e il chitarrista, se la vogliamo mettere semplice. Perché nessuno dei tre è solo questo, come scopriremo ampiamente leggendo, e nessuno dei tre ha mai pensato – intimamente – di rappresentare solo questo, all’interno della band. E, soprattutto, nessuno dei tre è “solo”, perché i Baustelle, sin dai primordi a Muntepulciano, si sono sempre voluti declinare al plurale. Cosa affatto scontata, ancorchè si tratti di una band, perché protagonismi e gelosie di sorta sono non soltanto all’ordine del giorno nel campo artistico, ma sono umani troppo umani in qualsiasi campo della vita quotidiana. Dal libro si evince fin dal principio una mutualità, una propensione al “noi” che è ribadita più volte anche dagli stessi protagonisti, i quali evitano a più riprese un qualsivoglia giudizio negativo sui loro compagni di viaggio, anche coloro che se ne sono andati indispettiti dai cambi e dalle evoluzioni della band. Anzi, ci sono parole di stima, affetto e riconoscenza un po’ per tutti, sia da parte di coloro che se ne sono andati verso il trio, che viceversa. Certo potrebbero essere dichiarazioni di facciata, ma l’impressione che si ha scorrendo le pagine del libro è di un’alchimia sempre ben riuscita e di rapporti basati su una reale corrispondenza umana e professionale da parte di ognuno verso l’altro. E poi c’è l’amicizia, che va indubbiamente oltre la collaborazione artistica e che risuona sovente come sottile musica di sottofondo alla storia che ci viene raccontata.
Ma siccome questo è un libro di musica e sulla musica, la vicenda umana e professionale dei Baustelle, pur centrale e ben narrata, non offusca ed anzi si mescola armoniosamente all’essenza dell’arte che ne è alla base. I dischi della band ci sono tutti, dal Sussidiario a L’amore e la violenza; ne viene descritta nei minimi particolari la genesi, i successi sul mercato discografico, i premi ricevuti, gli adattamenti per i live e tutte le curiosità a margine. È interessante seguire l’evoluzione artistica e musicale della band, i loro dubbi e le loro inclinazioni, la voglia di osare e andare oltre (ascoltare l’intenso ed orchestrale Fantasma, come apice della ricerca) per non essere mai uguali a sé stessi. Ci sono anche interessanti riflessioni dei protagonisti, sollecitate dall’autore, legate al genere. Questo pop che tanto è popolare quanto è commerciale. Oppure no. E i Baustelle ne sono i “fieri alfieri dissidenti”, in omaggio a Serge Gainsbourg e al Battiato de L’era del cinghiale bianco e de La voce del padrone. Proprio con Franco Battiato, artista unico e forse ineguagliabile, al di là del sound ne ho sempre percepito la più immediata vicinanza “letteraria” e concettuale, quasi un’eredità nel concepire i testi (con quegli splendidi giochi di parole e quelle citazioni colte) da non disperdere e da rimodellare per le orecchie degli ascoltatori dei giorni nostri. Se i primi tre dischi mi avevano insinuato questa consapevolezza, la prima volta che ascoltai Amen ne fui certo, e felice. E chissenefrega delle accuse di sincretismo oltraggioso e ipercitazionismo: lo stesso Guglielmi ci fa capire, attraverso le parole di Bianconi, autore dei testi, che i Baustelle il problema non se lo pongono (più). Questo è, a grandi linee, L’amore e la violenza / Una storia dei Baustelle, arricchito anche da documenti fotografici inediti appositamente selezionati. Gli appassionati ne saranno certamente soddisfatti – e chi vi parla, vi sarà chiaro ormai, lo è -, ed anche colui al quale questo strano termine d’origine teutonica (in italiano: cantiere) risulterà del tutto estraneo ma è comunque interessato alle biografie musicali, avrà di che soddisfare alcune curiosità scegliendo questo libro. Perché quella del trio toscano è una storia che era giusto raccontare, in quanto paradigmatica di come in tempo di musica mediatica c’è chi ha viaggiato e ancora viaggia in direzione ostinata e contraria, per dirla alla Fabrizio De André, arrivando comunque ad un vasto pubblico .
Al termine del libro, dopo averne illustrato minuziosamente tutta la discografia, con relative interviste conclusive rilasciate step by step, Guglielmi ci regala brevemente stralci della dimensione intima di Francesco, Rachele e Claudio, lasciandoli un po’ a briglia sciolta argomentare su privato, idee, aspirazioni e progetti futuri. L’amore e la violenza, titolo omaggio all’ultimo disco della band e più in generale immagine riassuntiva delle tematiche ricorrenti affrontate nei pezzi da loro composti – come più volte afferma lo stesso Bianconi –, è un libro che traccia un percorso coerente e apparentemente lineare dei protagonisti, ma al contempo pieno di salvifiche contraddizioni e dissonanze. In perfetto stile pop, anche un po’ malinconico e decadente: in perfetto stile Baustelle.
Federico Magi, gennaio 2018.
A Michele, giovanissimo fan, che ha voluto sintetizzare la sua passione per la loro musica con queste poche, eloquenti parole: “Fede… ho una fissa simil-autistica per i Baustelle”
Edizione esaminata e brevi note
Federico Guglielmi, giornalista musicale. In quarant’anni di attività ha pubblicato migliaia di articoli per testate specializzate, fondato e diretto riviste, ideato e coordinato inserti e supplementi, condotto centinaia di trasmissioni radiofoniche alla RAI. Ha inoltre firmato più di venti libri, fra i quali per Giunti la biografia ufficiale di Carmen Consoli e un fondamentale, definitivo libro sul punk originale.
Federico Guglielmi, L’amore e la violenza / Una storia dei Baustelle, Giunti Editore, 2017.
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