Valente Stefano

Breve storia dell’alchimia

Pubblicato il: 20 Luglio 2019

Dagli albori al pensiero junghiano: una sintesi storica.

Alchimia: una parola evocativa, che fa venire in mente misteriosi esperimenti, alambicchi, scienziati, negromanti, segreti, formule, laboratori ben nascosti.

Il termine alchimia designa quell’insieme di teorie e discipline pratiche che si prefiggevano di ottenere la trasmutazione in oro dei metalli cosiddetti “vili” o di altre sostanze. Tale fine viene perseguito attraverso la ricerca di un principio agente e reagente unico (chiamato la pietra filosofale o quintessenza, argento vivo), questo scopo poteva coincidere o coesistere col raggiungimento dell’elisir di lunga vita o medicina universale (panacea).

L’alchimia attraversa tutta la storia umana e coinvolge numerose personalità interessanti, anche il famoso Isaac Newton, che però presto si rivolse alla scienza, si lega a società segrete come la Massoneria, è una sorta di fiume sotterraneo molto complesso, difficile da interpretare e spesso piuttosto caotico e così multiforme da risultare sfuggente.

Rimane essenziale il suo principio fondamentale, quello analogico: “Ciò ch’è in basso è come ciò ch’è in alto, e ciò ch’è in alto è come ciò ch’è in basso, per fare i miracoli della cosa una”. Così è scritto nella Tabula Smaragdina (Tavola di smeraldo), il principale testo attribuito a Ermete Trismegisto – ”tre volte grandissimo” – l’originario dispensatore dell’antichissima conoscenza egizia all’umanità.

Ripercorrendo rapidamente secoli di storia, lo studioso Stefano Valente ricostruisce le vicende dell’alchimia: la sua è impresa non da poco vista la straordinaria quantità di testi disponibili e non sempre chiari o facilmente definibili.

Le origini dell’alchimia si perdono nella notte dei tempi e questa disciplina sembra attraversare tutto il mondo occidentale: dall’Ellenismo agli Arabi, dal Medioevo al Rinascimento fino ai secoli successivi per arrivare a Carl Gustav Jung.

Vi furono coinvolti eminenti personaggi come Paracelso, Pico della Mirandola, la regina Cristina di Svezia, Athanasius Kircher, il principe di Sansevero Raimondo di Sangro, napoletano, nella cappella di famiglia, Santa Maria della Pietà o Pietatella è possibile ammirare sia il meraviglioso Cristo Velato, che due “macchine anatomiche”, gli scheletri di un uomo e di una donna con arterie,vene e organi interni perfettamente “metallizzati”mediante un procedimento ancora sconosciuto.

E poi eruditi, eclettici, stravaganti e anche ciarlatani, maghi e losche figure come Aleister Crowley, icona pop del Novecento, una sorta di “mago nero”.

Compare anche Nicholas Flamel, un nome noto agli appassionati di Harry Potter, che ci dimostra da quante e svariate fonti abbia attinto la Rowling per i suoi libri. Nicholas Flamel, vissuto nel Trecento a Parigi, fu un agiato libraio, speculatore di immobili. Unì ai suoi beni quelli della facoltosa vedova che sposò, madame Pernelle. La sua figura è avvolta da un’aura di mistero.

E poi si citano i misteriosissimi Rosacroce e il meraviglioso libro edito da Aldo Manuzio nel 1499 Hypnerotomachia Poliphili (Battaglia d’amore in sogno di Polifilo), un testo problematico e tuttora non del tutto chiaro.

L’alchimia ha sempre avuto inoltre una componente operativa, pratica e una mistico-filosofica. Non è facile districarsi in questa selva di notizie e non è facile distinguere i veri studiosi dai ciarlatani .

La presenza costante di questo fenomeno nella storia fa riflettere: l’uomo ha sempre desiderato trovare una soluzione a tutti i problemi, una panacea universale, qualcosa di potente che gli consentisse di dominare gli elementi e di vincere su tutti i mali, acquisendo potere anche sui suoi simili. Che l’alchimia non sia altro che un tentativo di realizzare questo desiderio?

Edizione esaminata e brevi note

Stefano Valente, glottologo e lusitanista, è studioso delle lungue e letterature ibero-romanze.

Stefano Valente, Breve storia dell’alchimia. Dagli albori al pensiero Junghiano: una sintesi storica, Roma, Graphofeel 2019.