Setz Clemens J

Figli e pianeti

Pubblicato il: 10 Agosto 2012

Complesso e scorrevole. Pensando e ripensando a delle parole adatte a raccontare “Figli e pianeti” di Clemens J. Setz non sono andato molto oltre questi due aggettivi. Possibile che come recensore non mi senta molto in forma, oppure che questa mancanza di fantasia riveli la mia scarsa frequentazione della letteratura contemporanea. Comunque sia, limiti o non limiti del sottoscritto, la lettura dell’opera prima del giovane scrittore austriaco mi ha confermato che “complesso “ e “scorrevole” non rappresentano necessariamente parole antitetiche. E nel caso non lo siano è probabile vogliano significare qualcosa di importante, o almeno degno della massima attenzione.

“Scorrevole” perché la prosa di Setz non fa sfoggio di periodi eccessivamente lunghi, non appare  involuta, pur lasciando al lettore un che di enigmatico; e nello stesso tempo rifugge l’estremo opposto, ovvero quel vezzo proprio di molti contemporanei, che ci regalano pagine e pagine di singhiozzi rap dove tra soggetto, verbo e complemento ritroviamo minimo tre punti e a capo. “Complesso” perché la sfida al lettore c’è tutta, soprattutto in riferimento alla struttura del racconto (o dei racconti) e alla ricostruzione degli avvenimenti raccontati da Setz. In questo senso la postfazione “Una guida per orientarsi” del traduttore Simone Buttazzi risulta utilissima, quanto meno per sciogliere parte degli interrogativi che, pagina dopo pagina, potranno ronzare nella mente anche del lettore più attento. Insomma, una postfazione che, se non fosse per alcuni spoiler, si potrebbe benissimo leggere come prefazione: qui i  richiami alla “corposa dichiarazione d’amore non lineare del tempo”  e, presenti un paio di flasback, la conferma che i quattro blocchi di “Figli e pianeti” scorrono in ordine cronologico inverso.

Un intreccio volutamente complesso che spiega il “pianeti” come personaggi appartenenti a galassie orbitanti. Ovvero un racconto con tanti protagonisti e comprimari piuttosto che corale, dove i vari Victor, Karl, René compaiono, magari soltanto per pochi istanti, e poi lasciano il passo ad altre galassie di uomini, spesso non in diretta relazione tra loro ma soltanto in via mediata grazie a comuni conoscenze, caratterizzati il più delle volte da inadeguatezza, limiti fisici e soprattutto morali. Quindi intreccio anche di tradimenti, sessuali e non, e di false amicizie che svelano pagina dopo pagina le meschinità di ambienti dove i cosiddetti intellettuali la fanno da padrone. René Templ, il personaggio forse più presente in “Figli e pianeti” è uno scrittore probabilmente ancora giovane ma pieno di nevrosi, paure, ossessionato dai cedimenti del proprio corpo. E, coerentemente all’atmosfera di umana meschinità imbastita da Setz, adultero e padre incapace. Anche il filosofo Karl Senegger, punto di riferimento per il mediocre René, è a sua volta un pessimo padre e, nella vita privata, personaggio cinico e sprezzante. Talmente sprezzante e spocchioso da aver condizionato pesantemente la vita del geniale e sensibile figlio Victor. Il quale Victor, in un percorso a ritroso, scopriremo essere anche lui scrittore e poi suicida. L’inadeguatezza di Victor si esprimerà non soltanto nel rapporto conflittuale col genitore, ma, come fosse eredità dei limiti paterni, anche nei confronti di Andreas, bimbo prodigio figlio della sua fidanzata Nina. A sfondo di questa incomunicabilità uno stuolo di personaggi che, uniti per lo più dalla predisposizione al tradimento e da poca sincerità, fanno capo sostanzialmente a quattro “galassie” (appunto di “pianeti”): quella che fa riferimento alla famiglia Templ (René, il figlio, la moglie e l’amante di René), la famiglia del filosofo Karl Senneger, il gruppo che fa capo a Ernst Maser e la cerchia di Victor, ovvero l’amico Thomas, sua moglie, l’adultera Angelika, Gerd, l’amante di lei, Nina e l’amico Jan. Una semplice elencazione che, presente nella postfazione, potrà aiutare il lettore ad orientarsi nel gioco letterario di Setz.

Non saprei davvero se “gioco letterario” rappresenti un’espressione adeguata per descrivere con l’opera  del giovane scrittore austriaco. Certo è che l’ultima pagina del romanzo, proprio in virtù della sua particolarissima struttura, non ci racconta la fine di una storia compiuta. Peraltro, constatato che lo sperimentalismo di Setz, ammesso sia tale, non ci ha sfiniti, possiamo ben dire che, tornare a rileggere a ritroso per capire meglio certi passaggi, non è affatto motivo di irritazione. Probabile sia buon segno.

Edizione esaminata e brevi note

Clemens J. Setz è nato nel 1982 a Graz, dove vive. “Figli e pianeti”, il suo primo romanzo, gli è valso l’Ernst-Willner-Preis nel 2008 e un riconoscimento governativo per il miglior esordio letterario dell’anno.

Clemens J. Setz, Figli e pianeti, gran vía edizioni (collana altre vie), Fidenza 2012, trad. Simone Buttazzi

Luca Menichetti. Lankelot, agosto 2012