Stone Irving

Il tormento e l’estasi

Pubblicato il: 15 Settembre 2013

«Seduto davanti allo specchio, nella camera da letto situata al secondo piano, era intento ad abbozzare le linee del proprio viso: le guance scarne, con l’ossatura prominente, la fronte ampia e piatta, le orecchie dall’attaccatura eccessivamente arretrata, i capelli scuri che venivano avanti in ciocche ricciute e disordinate, i grandi occhi color ambra dalle palpebre pesanti. ‘I miei lineamenti non sono ben disegnati’, pensò il fanciullo tredicenne, immerso in una seria concentrazione. ‘La testa è sproporzionata, con la fronte che sopravanza bocca e mento. Qualcuno avrebbe dovuto usare un filo di piombo’» (pag. 7). E’ così che inizia il romanzo di Michelangelo, ovvero “Il tormento e l’estasi”, forse l’opera più celebre di Irving Stone: la biografia romanzata di quello che è stato definito “un gigante solitario in un secolo di giganti”. Ed ecco il giovanissimo Michelangelo che all’alba, nella Firenze medicea, quando ancora tutti dormono e all’insaputa della famiglia, si prepara per iniziare il suo tirocinio presso bottega del Ghirlandaio.

La storia dell’artista, il progressivo affermarsi del suo talento per la pittura, l’architettura e soprattutto per la scultura, la disciplina che letteralmente lo ossessionerà tutta la vita, inizia da questo momento; e, grazie alle illuminanti pagine di Stone, continuerà fino al momento della morte, senza un attimo di tregua, mostrando le tensioni, le fragilità e le sfide impossibili caricate sulle fragili spalle di un uomo tanto geniale quanto condizionato dalla meschinità e dall’arroganza dei potenti del tempo. Il racconto epico, lunghissimo, di una vita a dir poco tormentata, tra brucianti umiliazioni e trionfi irripetibili, dove le opere, a volte pretese, a volte subite, sempre sofferte, scorrono davanti agli occhi dello stesso artista morente: «Le rivide ad una ad una, nitide come il giorno in cui le aveva compiute: le sculture, i dipinti e le architetture, che si susseguivano rapide e incalzanti come gli anni della sua vita. La Madonna della Scala e la Battaglia dei Centauri che aveva scolpito per Bertoldo e per Lorenzo de’ Medici, con il gruppo dei Platonici che sorridevano del suo puro stile greco; il San Procolo e il San Petronio, eseguiti per l’Aldovrandi a Bologna; il Crocifisso ligneo, per il priore Bichiellini; il Cupido dormente, con il quale aveva fatto cadere in inganno il mercante romano; il Bacco, elaborato nel giardino di Jacopo Galli; la Pietà commessagli dal cardinale Groslaye di San Dionigi per la vecchia basilica di San Pietro; il gigantesco Davide, scolpito per il gonfaloniere Sederini e per Firenze; la Sacra Famiglia, che s’era lasciato indurre a dipingere per Agnolo Doni; il cartone della Battaglia di Cascina o dei Soldati al fiume, allestito per ergersi a rivale di Leonardo da Vinci; la Madonna di Bruges, scolpita nella sua prima bottega; la disgraziata statua di bronzo di Giulio II; le pitture della vòlta della Sistina, compiute per il medesimo pontefice, e il Giudizio Universale, creato per Paolo III; il Mosè per la tomba di San Pietro in Vincoli; il quattro incompiuti Prigioni di Firenze; l’Aurora e il Crepuscolo, il Giorno e la Notte della Sagrestia Nuova; la Conversione di San Paolo e la Crocifissione di San Pietro della Cappella Paolina; il Campidoglio, Porta Pia, le tre Pietà scolpite per proprio gusto. E dopo tutto questo flusso di immagini, la visione della basilica di San Pietro» (pag. 828).

Uno scorrere di opere che danno il senso della vita di Michelangelo e quindi del romanzo fiume di Stone: il percorso artistico inizia dalla bottega del Ghirlandaio e poi, finalmente dedicatosi alla scultura, prosegue con Bertoldo nell’irripetibile magnificenza culturale della corte di Lorenzo; da qui tutte le difficoltà, a volte insormontabili e tali da dover lasciare incompiute innumerevoli opere, causate dalla propria condizione di stipendiato e da situazioni politiche incandescenti, tra il Savonarola, le lotte tra i Medici e la Repubblica fiorentina, le ambizioni dei papi.

La figura di Michelangelo viene delineata in una prospettiva in qualche modo eroica, senza troppo insistere su quegli aspetti del carattere, tra collera, avarizia, arroganza, indisponenza verso i potenti, che in questi ultimi anni gli studiosi hanno più volte rilevato. Anche la presunta omosessualità, o meglio bisessualità di Michelangelo viene in qualche modo ricondotta a questione estetica e ad una irrefrenabile attrazione verso il corpo maschile come soggetto artistico; ridimensionata se non annullata anche grazie alla rappresentazione delle donne amate, da Contessina de’Medici a Vittoria Colonna, spesso platonicamente, a volte carnalmente. Funzionali a questa prospettiva eroica di uomo in lotta col destino e con i contemporanei, allora diventano anche alcuni passaggi del racconto, probabilmente i più romanzati e i meno aderenti alla realtà storica. Leggiamo, tanto per fare un esempio, di un giovane Michelangelo intento a superare le resistenze dei Buonarroti e in particolare del genitore, che per lui voleva un lavoro di sicuro successo e ben remunerato, tale da rinverdire il buon nome della famiglia. Probabile invece, proprio per le difficoltà finanziarie del momento, che il padre Ludovico non abbia considerato affatto con sfavore le ambizioni del suo figliolo, nato artista e soprattutto scultore.

La vita di Michelangelo, come ce la racconta Irving Stone, prosegue sempre piena di complicazioni, sempre impegnata allo spasmo sotto il pesante condizionamento dei committenti: è qui che emerge il rapporto contrastato con i Medici, diviso tra la fedeltà alla sua idea repubblicana e i nobili che gli diedero modo di esprimere tutta la sua arte, nonché le drammatiche vicende con i papi, in primo luogo con Giulio II, in una Roma corrotta e traboccante intrighi e gelosie tra artisti. Da questo punto di vista possiamo ricordare gli incontri, spesso al primo impatto infelici ed a volte mai risolti in senso positivo, con altri giganti del Rinascimento: Leonardo da Vinci, Raffaello, il Bramante. Irving Stone, anche con l’uso della terza persona e con qualche passaggio dove il linguaggio si fa volutamente arcaico, ci risparmia uno stile pedante e soprattutto non sciupa l’occasione: la vita di Michelangelo, seppur con qualche inesattezza storica, viene raccontata senza decadere nella fredda biografia accademica e malgrado si colgano chiaramente alcune fonti. Anzi possiamo aggiungere che c’è sembrato molto presente il Vasari, addirittura citato nelle prime pagine, sicuramente quello della seconda edizione delle Vite, corretto grazie ad Ascanio Condivi. Quel tanto da contribuire alla rappresentazione di un artista in lotta col destino, votato anima e corpo alla sua missione di scultore: una figura che, raccontata in questo modo, fa comprendere il grande successo di pubblico per il romanzo e il perché di un commento letto recentemente: “da quando l’ho letto Michelangelo è diventato il mio eroe”.

L’eroicità, e quindi il tormento di essere artista e di subire umiliazioni ed angherie pur di mantenere fede alla propria vocazione, l’estasi di fronte all’opera compiuta ed alla prospettiva di darle forma, in Michelangelo si esprime anche nel rapporto simbiotico, quasi maniacale, con la pietra e il marmo. E’ da lì, passando per l’innata esigenza di creare, ovvero di riconoscere per “sottrazione” quello che già esiste in natura, che scaturisce tutto, il tormento e l’estasi. L’americano Stone per scrivere questo romanzo biografico, o biografia romanzata che dir si voglia, ha soggiornato a lungo in Italia, si è evidentemente documentato con quanto esistente (opera pubblicata nel 1961), ed anche se il lettore italiano vi potrà trovare qualche inesattezza, tra personaggi dediti ad un’ inusitata pulizia, almeno per quei tempi, usi e costumi toscani che semmai sono emiliani, gli svarioni appaiono veniali di fronte all’imponenza dell’opera e della passione profusa per raccontare l’epopea di un autentico genio dell’arte.

Edizione esaminata e brevi note

Irving Stone (1903-1989) scrittore statunitense, è noto soprattutto come autore di ricostruzioni storiche e biografie romanzate. Ha raccontato la vita degli Impressionisti (Vortici di gloria), quella di Michelangelo (Il tormento e l’estasi), di Van Gogh (Brama di vivere), di Freud (Le passioni della mente), di Schliemann (Il tesoro greco) e di Darwin (L’origine).

Irving Stone, “Il tormento e l’estasi”, Corbaccio,  Milano 2011, pag. 843. Traduzione di Enrico del Fiume.

Luca Menichetti. Lankelot, settembre 2013

Recensione già pubblicata il 15 settembre 2013 su ciao.it e qui parzialmente modificata.