“Per questo ero lì che mi muovevo e giravo per conto mio, contenta e soddisfatta, e volevo sentirmi galleggiare in mezzo a quel battito fortissimo, ai bassi che mi riempivano i capelli e a tutta la peluria delle braccia di elettricità, senza melodia, senza voce, senza parole, senza nessuno che mi si mettesse davanti cercando di farsi notare. No, non volevo nessuno davanti a me, volevo ballare e basta, nella musica, in mezzo a tutti quei ragazzi che si muovevano con me, tutti insieme, come lunghi capelli scuri in un suono liquido, denso e buio.” p.72
È difficile penetrare l’anima profonda degli adolescenti di oggi, stretti nella morsa delle infinite – ed apparenti – possibilità “offerte” da un mondo globale che sovente li illude, li inganna, li mortifica. Difficile per le istituzioni politiche ed educative, per tutti coloro che – genitori compresi – sembrano aver dimenticato il tempo dei desideri, dell’incertezza e dell’attesa, delle passioni assolute. Mario Vattani, classe 1966, scrittore, diplomatico, esperto e appassionato di cultura orientale, partendo proprio dalla personale esperienza di consigliere diplomatico del Sindaco di Roma (durante la Giunta Alemanno), si ispira a un fatto di cronaca del 2011 per provare a immedesimarsi in un adolescente dei tempi odierni. La scelta, di per sé, non avrebbe nulla di sorprendente o clamoroso, vista la folta schiera di romanzieri entrati negli “anta” che hanno un debole per i turbamenti dell’età inquieta, sovente generati da fatti e situazioni sempre più inquadrate nell’ambito del politically correct che tanto piace al mainstream editoriale. Ciò che invece può sorprendere, sconcertare, a tratti disorientare è che con Rika, pubblicato dalla mai banale casa editrice Idrovolante, Vattani non sceglie di indagare le gesta e gli stati d’animo di un adolescente qualunque ma bensì quello di una diciassettenne giapponese in visita nella Capitale, vittima di tentato stupro da parte di due uomini del Bangladesh. Il fatto, come si accennava, è realmente accaduto, ma gli avvenimenti terribili cui l’autore fu indiretto testimone, vista la carica che ricopriva, sono solo l’innesco per consentirgli di immaginare e di “svelare” al lettore l’universo interiore di una ragazzina che per cultura e latitudine geografica vive agli antipodi – fulminanti le riflessioni di Rika sui gaijin – del nostro mondo occidentale. Si parte da Tokyo, città che Vattani ben conosce vista l’esperienza diplomatica in terra giapponese, luogo in cui impariamo a conoscere Rika. Entriamo subito in sintonia coi suoi pensieri, col suo microcosmo fatto di aspirazioni ancor vaghe e di relazioni umane segnate da una carenza affettiva dovuta alla scarsa empatia materna e alla prolungata e forse definitiva assenza di un padre che abbandonò d’improvviso moglie e due figlie piccole. Rika in effetti ha anche una sorellina, saccente quanto basta per asfissiare ancor più il suo privato familiare, dal quale la ragazza cerca di evadere ad ogni buona occasione. Le amiche, i ragazzi, i coetanei in genere, sono l’altra metà di un mondo che, per quanto in crescita e in evoluzione, resta ancorato ad una fanciullezza e ad un’ ingenuità che è nei fatti, nelle cose, vista l’età. Ingenuità che, nella Città Eterna, così diversa e sorprendente rispetto ai quartieri della “sua” Tokyo, la metterà di fronte alla situazione più terribile che potesse immaginare.
Un’opera forte, toccante, dolorosa, empatica, disturbante e destabilizzante, ma al contempo audace e rigenerante. Agile, scorrevole, compatta e decisamente ben narrata. L’uso di cotanti aggettivi dovrebbe darvi almeno un vago indizio su ciò che può suscitare nel lettore un simile romanzo, anche agli occhi di coloro che – come chi al momento vi parla – sono abituati a “masticare” e valutare narrativa d’ogni genere e provenienza. Rika in effetti si presta a diversi tipi di interpretazione e a più chiavi di lettura, grazie proprio all’approccio di Vattani il quale, con abile ribaltamento di genere e di età, “presta” la sua immaginazione e il suo mondo interiore a quello di una ragazzina giapponese che, inevitabilmente, non conosce ancora nulla che fuoriesca dall’immagine cristallizzata del microcosmo che le è prossimo. L’impatto con Roma, da questo peculiare punto di vista, è per lei allo stesso tempo fonte di curiosità, meraviglia, paura e smarrimento. La Roma che Vattani ci restituisce attraverso lo sguardo di Rika è una città che – noi romani – attraversiamo tutti i giorni senza più osservarla veramente, inconsapevoli del privilegio della possibilità di viverla ogni giorno, persi come siamo nel caos, nel traffico e nei disservizi; senza più godere delle sue eterne meraviglie architettoniche, dei suoi alberi secolari, che al contrario catapultano chi viene da fuori in una dimensione altra, unica, irripetibile. Attraverso lo sguardo della giovane nipponica è come se fossimo novelli spettatori anche noi, in letargo emozionale per sopraggiunta consuetudine alla meraviglia, anestetizzati da restrizioni e pandemie, precarietà ed incertezze assortite. Ciò non giustifica, comunque, lo stallo. L’immobilismo, l’impercettibile e quanto mai insidiosa disposizione a soprassedere, lasciar correre, se non addirittura voltare lo sguardo di fronte all’incuria, il malaffare, la manifesta malvagità. E allora Rika, nell’ottica di Mario Vattani, diventa anche e soprattutto un possibile simbolo di coraggio, rivalsa, autodeterminazione, indisponibilità a farsi vincere, violare, lasciarsi andare. In questo senso la strenua battaglia per non soccombere messa in atto da una ragazzina minuta, sola e dispersa in una città che le è estranea da ogni punto di vista, è una potente metafora contro la pavidità, l’ignoranza e l’indifferenza di un mondo decadente e perduto nella sua labile certezza di un presunto benessere che è tanto più immobilizzante quanto è illusorio e poco credibile nelle sue rappresentazioni di cartapesta.
Mario Vattani, dopo Doromizu (2016), La via del Sol Levante (2017) e il saggio Svelare il Giappone (2020) ci pone ancora una volta a confronto con la cultura nipponica attraverso un’opera – è di tutta evidenza per chi ha già letto libri dell’autore – più dura e organica delle precedenti. Quel che rimane invariato è l’indubbia abilità narrativa dell’autore, e sarebbe in effetti un vero peccato se, come ha affermato presentando il romanzo, questa sarà la sua ultima fatica narrativa. Per quanto relativamente breve e forse ultima della serie, Rika è un’opera che meriterebbe vasta diffusione tra i lettori e dovuti riconoscimenti di critica e mondo editoriale. I motivi ho cercato di riassumerveli nelle mie brevi riflessioni, perché questo è un romanzo che ha dei meriti evidenti e che può diventare davvero un manifesto di ribellione e coraggio per le giovani generazioni e non soltanto per loro. Ribellione e coraggio, due termini che la società odierna tende pericolosamente a rimuovere, a vantaggio di parole che ci sprofondano in una perversa e irragionevole dissoluzione delle identità e in un vago egualitarismo indifferenziato che vive più sulle forme della comunicazione di massa che sulla sostanza reale delle cose.
“Ma non c’era mio padre, non c’era nessuno, c’ero solo io, perché mio padre non c’è da dieci anni e quindi non ci sarà mai, non esiste. Invece io ce l’ho fatta da sola, perché ero completamente sola, e loro non sono riusciti a prendermi, non sono riusciti a violentarmi, non sono riusciti ad avermi, non hanno avuto niente da me, e non gli rimane niente di me. Perché io ce l’ho fatta, e ho vinto. Ho vinto io. È questa la cosa più importante per me.” p.236
Federico Magi, giugno 2021.
Edizione esaminata e brevi note
Mario Vattani è nato in Francia nel 1966 e ha completato i suoi studi in Inghilterra. Entrato in carriera diplomatica a ventitré anni, ha lavorato negli Stati Uniti, in Egitto, e soprattutto in Giappone. Ha vissuto molti anni a Tokyo, in veste di diplomatico e ricercatore universitario, e in seguito a Kyoto e Osaka, dove è stato console generale. Appassionato della cultura del Sol Levante nelle sue più diverse forme, parla correntemente il giapponese. I suoi articoli su Giappone e Asia sono apparsi su Il Foglio, Libero e altri quotidiani nazionali. Ha pubblicato con Mondadori i romanzi Doromizu. Acqua torbida (2016) e Al Tayar. La corrente (2019). Nel 2020 ha pubblicato con Giunti il saggio Svelare il Giappone, vincitore del premio letterario Antonio Semeria Casinò di Sanremo. Del 2017 è invece La via del Sol Levante, opera a metà tra racconto autobiografico e saggio storico, pubblicato con Idrovolante Edizioni.
Mario Vattani, Rika, Idrovolante Edizioni, 2021. Collana: sedici raggi.
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