Frontali Amalia

Maria. Nata per la libertà

Pubblicato il: 27 Febbraio 2022

Maria. Nata per la libertà

La Maria citata nel titolo è Maria Peron, infermiera e partigiana. Il libro di Amalia Frontali, uscito nel 2021 per Nua Edizioni, ripercorre e racconta, con l’apporto di una narrazione fluente, supportata da puntuale documentazione storica, la vita partigiana di Maria. Il primo impatto “letterario” con questa figura femminile avviene durante la sua rocambolesca fuga dall’ospedale Niguarda di Milano. Maria, infatti, è una delle infermiere che, durante la Seconda Guerra Mondiale, nonostante la costante minaccia delle schiere fasciste, aiuta i prigionieri politici ricoverati a fuggire. Nel maggio del 1944, dunque, la troviamo in bilico su un cornicione mentre fugge dal Niguarda, calandosi da una finestra. I fascisti hanno scoperto gli strani movimenti che avvengono in ospedale e Maria, compreso l’imminente pericolo, scappa e chiede aiuto alla sua amica partigiana Giovanna Molteni Sangiorgio.

Sul fatto che Maria dovesse lasciare Milano, furono tutti d’accordo da subito. Se si fosse trattenuta a casa dei Sangiorgio, i fascisti non ci avrebbero messo molto a trovarla: non era certo un segreto che lei e Giovannina si frequentassero. E ancor meno segreto era il fatto che Mario fosse un gappista e un comunista. Persino il più ottuso dei gerarchi nel giro di poche ore avrebbe fatto due più due e sarebbe andato a cercarla lì“. Tornare nel convitto di suore in cui vive è da escludere. Tornare da sua madre pure. “Sarebbe stato tanto più semplice se il Signore l’avesse reclamata come sposa; avrebbe potuto essere una missionaria, un’infermiera in luoghi lontani e selvaggi, spendere una vita al servizio degli altri senza risparmiarsi. Aveva tanto pregato per quella vocazione. E invece non era mai arrivata“. La fede di Maria è e sempre sarà profonda ed essenziale, una fede che la muove verso ideali sentitamente cristiani. Anche per questo non vorrà mai toccare un’arma, ma si prodigherà in ogni momento per curare e salvare i feriti, partigiani e non.

Le rimane un’unica strada: unirsi ai partigiani. Maria sale, non senza fatica e fiatone, in una baita a Orfalecchio in Val Grande. E così ha inizio la sua vita tra le montagne e le valli, tra uomini, anche giovani e giovanissimi, che combattono contro i fascisti e i nazisti. Ad accoglierla trova il Maggiore Dionigi Superti e un ambiente a cui non è di certo abituata. Deve adattarsi in fretta, Maria, e lo fa senza fiatare. Presto dismette i suoi abiti da città e indossa una vecchia divisa americana che porterà fino alla fine della guerra. Non solo: Maria si mette a disposizione dei partigiani. È un’infermiera che ha lavorato per anni in sala operatoria e, nell’arco di poco tempo, riesce ad allestire un’infermeria e un presidio sanitario. Ripristina ordine e condizioni igieniche accettabili, anche se non può contare su strumenti medici impeccabili. Il suo lavoro permette ai partigiani, ma anche ai prigionieri dei partigiani, di essere curati e rimanere in vita.

Maria Peron, tra le montagne dell’Ossola, diventa presto un’istituzione. Chiunque stia male la cerca. E lei si muove, a piedi, imparando a percorrere in silenzio le tracce di sentieri invisibili. Porta con sé la sua borsa e va, tra una baita e un capanno, tra una casupola e una grotta, a curare chi ne ha bisogno. La sua “fama”, però, attira anche le attenzioni del regime: sul suo capo pende una taglia di cinquemila lire. Non poco, ai tempi. Ma Maria non si ferma e non si spaventa. La Brigata Garibaldi conta su di lei e lei è lì a prestare il suo servizio. Sarà persino costretta a lasciare tutto e marciare lontano dai nemici, assisterà a combattimenti e sparatorie, sarà costretta ad accettare la morte di diversi amici e di molti innocenti. Durerà un anno quella vita fatta di fatiche, sacrifici e sofferenze ma anche di fiducia, preghiera e lotta.

E’ una storia vera quella accolta in “Maria. Nata per la libertà”. Una storia che la Frontali, come spiega nella nota finale, ha ricostruito attenendosi agli eventi storici, ricostruiti “fedelmente e con il massimo rispetto. Tutto il resto, ed è bene che i confini siano labili” scrive l’autrice “viene dalla mia fantasia: situazioni, dialoghi, personaggi secondari“. Non mancano momenti in cui la protagonista viene colta nella sua umanità di donna: piccoli e fondamentali passaggi in cui il personaggio storico si fonde con quello letterario così da divenire più autentico e più amabile, nel pieno delle sue fragilità, dei suoi timori e delle sue titubanze. Stare nel cuore di una lotta armata, sentita sempre come legittima e necessaria, seppur senza imbracciare armi, implica, per Maria, un coinvolgimento emotivo ma anche morale, etico, spirituale. Amalia Frontali ha voluto sottolineare anche l’aspetto più intimo e riservato della nostra “eroina” dotandola di una personalità che mi piace immaginare molto vicina al vero.

Edizione esaminata e brevi note

Amalia Frontali conduce una vita semplice in campagna: ha una laurea inutilizzata, un lavoro ordinario, un giardino poco collaborativo e una famiglia molto paziente. Dopo un’onorata carriera di lettrice onnivora e autrice di giochi di ruolo, da qualche anno scrive romanzi storici, per passione e per diletto.

Amalia Frontali, “Maria. Nata per la libertà“, Nua Edizioni, Montirone (BS), 2021.

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