Toso Fei Alberto

I segreti del Canal Grande

Pubblicato il: 7 Maggio 2011

Sfilano i palazzi del Canalazzo – così infatti il Canal Grande viene chiamato dai veneziani e non in senso dispregiativo, è un omaggio alla sua grandezza, visto che le altre vie d’acqua si meritano solo l’appellativo di rii – sfilano come quando si passa in battello o in barca e ciascuno rivela la sua età, un aneddoto, uno o più personaggi che hanno abitato fra le sue mura.

Il libro di Toso Fei è originale fin nella confezione: arricchito dalle belle foto di Gianni Canton, corredato al centro di una piantina in carta da lucido, si distingue soprattutto per essere un libro “a doppio senso di marcia” o “a due facce”, basta capovolgerlo e si riparte.

Questa suddivisione nasce dalla struttura stessa del Canal Grande, percorribile nei due sensi, rivolgendosi ora alla sponda De citra, di qua, ovvero su quella parte di città sullo stesso lato di San Marco, oppure De ultra, di là, ovvero sull’altra sponda, come se vi fossero due città. In effetti per vari secoli Venezia fu divisa in due storiche comunità, spesso rivali tra loro, i Castellani e i Nicolotti.

Passando in rassegna i palazzi del Canal Grande, addirittura numerati uno per uno, Toso Fei ci rivela fatti curiosi, particolarità, storie di delitti e di mistero, presenze di fantasmi.

Il libro si dimostra interessante sia per il turista attento, che non si accontenta di essere solo un viandante, ma desidera approfondire la conoscenza della città; sia per i veneziani, che riscoprono dettagli cui non avevano badato o storie che ancora non conoscevano, legate a questi edifici di epoche diverse.

La sfilata è imponente e si viene a sapere, tra l’altro, che in passato il Canal Grande era più colorato di oggi, infatti la maggior parte dei palazzi aveva le facciate decorate da affreschi (opere di Giorgione, Tiepolo, Tintoretto, Tiziano), i marmi erano colorati e le paline – ossia i pali d’ormeggio posti a fronte di ogni abitazione – erano dipinti con i colori della casata.

Le gondole stesse, prima che un provvedimento del 1562, reiterato nel 1633, le uniformasse tutte al nero, erano variopinte e ornate da drappi colorati.

Spuntano i nomi più illustri per le varie dimore: Venier, Zorzi, Dandolo, Gradenigo, Foscari, Contarini, Bembo, Pisani, Memmo, Garzoni, Correr, Rezzonico, Sagredo, Grimani, Erizzo, Foscarini e molti altri, emergono i personaggi più noti di vari secoli, che hanno soggiornato o sono vissuti in città: D’Annunzio, Wagner, Ruskin, Monet, Peggy Guggenheim e, indietro nel tempo, Dante, Petrarca, Giordano Bruno, Pietro Bembo, Canova, Casanova, Tommaseo.

Artisti, spiriti illustri, studiosi sembrano essere ancora spiritualmente presenti, anzi, in qualche caso si parla del loro fantasma, come accade per Giordano Bruno, che nel 1591 fu ospitato per otto mesi a Ca’Mocenigo “vecchia”.

Il padrone di casa, Giovanni Mocenigo, sperava di apprendere dal filosofo i segreti dell’arte della memoria e forse dell’alchimia e della magia. Non avendo ottenuto risultati, lo denunciò come eretico alle autorità veneziane, che lo consegnarono a quelle di Roma con i noti risultati. Si narra che, nell’anniversario della sua morte – il 17 febbraio – il fantasma di Giordano Bruno ritorni e si manifesti con gesta tutte riguardanti l’acqua, cioè quell’elemento che avrebbe potuto spegnere il suo rogo.

Toso Fei è un appassionato di misteri e Venezia si presta particolarmente a queste storie, inoltre qui i luoghi si collegano direttamente alla vicenda, esistono ancora, per cui offrono scenario e ambientazione. È come se tutto rivivesse.

L’originalità di Venezia predomina fin nei minimi dettagli, a partire dai criteri di numerazione delle abitazioni. Ciascun sestriere – sono sei: Castello, San Marco, San Polo, Santa Croce, Dorsoduro, Cannaregio – ha una sua numerazione autonoma, i numeri crescono progressivamente sullo stesso lato, senza divisioni tra pari e dispari.

Una città piccola, ma complessa, a volte labirintica, con molti rii, ma un solo Canale, molti campi e campielli, ma una sola Piazza.

La storia millenaria della Serenissima, con i suoi lati oscuri e quelli eroici, con le sue miserie e le sue bellezze, sfila tra le antiche mura, tra acqua e cielo, occhieggia fra i marmi ricamati in gotico fiorito, gioca con i riflessi, fluttuando fra l’antico e il moderno, rappresentato dal Ponte della Costituzione (o di Calatrava), inaugurato nel 2008, dopo molte discussioni.

A dispetto di chi rivendica chiusure, si scoprono invece aperture culturali della Serenissima, nella quale non solo convivevano comunità diverse (Ebrei, Turchi, Greci, Tedeschi), ma vi erano iniziative d’avanguardia. Ad esempio nel 1530 a Venezia fu stampato il primo Corano con caratteri mobili, ancor oggi conservato nel convento di san Francesco della Vigna. Negli stessi anni veniva prodotto anche il primo Talmud, che da rotolo fu trasformato in libro.

Venezia ha sempre costituito un polo d’attrazione per gli “spiriti magni”, che qui hanno tratto ispirazione e qui si sono ritrovati. Numerosi erano in città i Ridotti o Casini, luoghi in cui si riunivano artisti, studiosi, laici e religiosi, veneziani e forestieri, letterati di passaggio a Venezia e residenti. Insieme conversavano civilmente soprattutto di arte, letteratura e filosofia.

Famosi il Ridotto Morosini a Ca’ Corner Contarini “dai cavalli” e il Casin dei Spiriti di Palazzo Contarini dal Zaffo, che guarda la laguna dalla Sacca della Misericordia, a Cannaregio. Qui pare si ritrovassero Tiziano, Tintoretto, Giorgione, Paolo Veronese, Pietro Aretino, Jacopo Sansovino e Pietro Luzzo da Feltre, un tipo particolarmente tetro detto “il morto da Feltre”, che morì suicida, gettandosi in laguna da una delle finestre del Casino, a causa di una donna.

Pare che proprio il suo fantasma abbia infestato in maniera tale l’edificio da causarne l’abbandono, che è sempre rimasto circondato da un’aura sinistra.

Ogni pagina del libro ci svela qualche nuova storia, alcune sono note tra i veneziani, tutte insieme continuano ad emanare un grande fascino e a suscitare l’ammirazione per una città che tante volte abbiamo percorso e che si rivela sempre nuova.

Articolo apparso su lankelot.eu nel maggio 2011

Edizione esaminata e brevi note

Alberto Toso Fei, (Venezia 1966), scrittore e giornalista veneziano, discendente da un’antica famiglia di vetrai di Murano, esperto di storia veneziana e di misteri.

Gianni Canton, (Padova 1973) fotografo italiano, si occupa di fotografia pubblicitaria e documentaristica.

Alberto Toso Fei, I segreti del Canal Grande. Misteri, aneddoti, curiosità sulla più bella strada del mondo, Venezia, Studio LT2 2010.

Links: http://www.albertotosofei.it/chi-sono.html

http://www.albertotosofei.it/foto.html