Corbin Alain

Breve storia della pioggia

Pubblicato il: 12 Gennaio 2017

Dalle invocazioni religiose alle previsioni meteo

Il tempo atmosferico ha sempre influenzato gli esseri umani e le loro attività come viaggi, guerre, coltivazioni, modo di vestire, eppure c’é anche un’altra componente di questo fenomeno – e in particolare della pioggia – quella emotiva, visto che il tempo influenza gli stati d’animo, i comportamenti, perfino la politica.

Questo breve libretto di Corbin – dotato anche di un simpatico inserto finale di illustrazioni – compie un rapido excursus sulle tante sensazioni e sulle ripercussioni sociali e antropologiche della pioggia.

Trattandosi di lavoro breve, è chiaro che ciascun argomento richiederebbe un approfondimento, che però Corbin non compie, affidandosi a qualche cenno bibliografico assai stringato.

Solo alla fine del XVIII secolo la sensibilità individuale verso i fenomeni meteorologici si è intensificata. Spesso poeti e scrittori si sono espressi sulla pioggia: Stendhal la detesta, Baudelaire la associa allo spleen, la maggior parte degli autori la collega ai disagi nel viaggiare, alla tristezza, alle lacrime. Paesaggio grigio e piovoso è sinonimo di malinconia.

Qualcuno però ne scova gli aspetti positivi come Bernardin de Saint-Pierre: prima di tutto, l’autore si compiace della sua fortuna, perché può starsene al calduccio e al riparo, in secondo luogo la pioggia “fa viaggiare l’anima”, viene da lontano e porterà fecondità in regioni forse remote, infine l’associazione pioggia-lacrime-malinconia fa sentire all’autore come la natura si conformi alla sua condizione.

Vi sono piogge e piogge, più o meno violente, equatoriali o nordiche, la pioggia è pur sempre un elemento fecondante e senza di essa la terra si ridurrebbe a un deserto inaridito.

Ripercorrendo storicamente le testimonianze dell’uomo sulla pioggia prima del XVIII secolo, non c’é molto, in genere viene associata al diluvio universale e ai disagi generali che reca, un io meteorologico si sviluppa solo in epoca successiva.

Corbin alterna citazioni di scrittori, poeti, viaggiatori-diaristi perlopiù francesi, con riferimenti alle arti figurative, che hanno offerto il loro contributo sull’argomento e aiutano a dare una visione sinottica.

Nel suo excursus, rapido ma ricco di spunti, non manca un curioso capitolo sugli aspetti politici della pioggia. Non si tratta del fatidico e brutale “Piove, governo ladro”, ma ad esempio di autorità che, nelle cerimonie pubbliche, rinunciano all’ombrello per condividere con il popolo i disagi e le avversità atmosferiche. Piogge provvidenziali in occasione di certe manifestazioni politiche francesi hanno dato anche luogo a interpretazioni particolari dell’evento (come se il tempo si schierasse a favore di una o dell’altra parte).

Come si vede, i risvolti antropologici del fenomeno sono davvero numerosi. La pioggia ha la sua influenza anche sulle guerre, l’autore si sofferma in particolare sulla penosa condizione dei soldati durante la prima guerra mondiale, quando il fango, l’acqua e l’umidità rendevano invivibili le trincee. Corbin cita lettere spedite dal fronte e dai giornali di trincea francesi, ma ben sappiamo che le testimonianze abbondano anche nella nostra letteratura.

Infine non poteva mancare l’aspetto religioso della piioggia. Fin dai tempi remoti, l’uomo ha sempre temuto i grandi fenomeni atmosferici e i loro estremi, siccità e grandine, e ha celebrato dei riti che in qualche modo potessero scongiurare le catastrofi e accattivarsi il favore di uno o più dei, dominatori del tempo. Esistevano così, in Francia come altrove, processioni rurali, santi preposti al bel tempo o alla pioggia, fontane sacre, preghiere, suono di campane.

Di solito si celebrava una Messa vicino alla fontana oppure si immergeva il crocifisso o la statua del santo nell’acqua della fontana stessa. È noto che anche nelle nostre campagne, in caso di minaccia di grandine, il sacerdote portava il crocifisso in processione accompagnato dai chierichetti e recitando preghiere particolari.

In Francia però succedeva che i contadini – ossessionati dalla paura della grandine e dall’intervento demoniaco, se la prendessero con alcuni individui, specie preti, accusati di far grandinare. Solo nel XIX secolo, con lo sviluppo della meterologia, il cielo si è secolarizzato.

“Innanzitutto, l’esattezza delle previsioni del tempo, dell’irruzione della pioggia come del suo cessare, ha modificato in profondità le modalità dell’attesa. Questi nuovi dati hanno annullato l’effetto della sorpresa e soprattutto hanno squalificato i saperi degli uomini di altri tempi, che con lo sguardo, l’umidità percepita dal corpo o il vento sulla pelle e tante altre sensazioni prevedevano l’irruzione o meno della pioggia”.

Si è passati così a una vera e propria ossessione per la previsione, nell’illusione di avere il costante controllo su fenomeni che comunque possono sfuggirci. Un fenomeno degno di studio psichiatrico.

Per concludere, dopo aver letto questo agile volumetto, non si affronteranno più le interminabili giornate di pioggia con lo stesso spirito e verrà voglia di chiedersi quale significato abbiano per noi tali giornate e come influenzino il nostro stato d’animo.

L’unico peccato è che Corbin non approfondisca di più gli argomenti e sembri avere sempre fretta di proseguire nella sua carrellata di aspetti della pioggia.

Edizione esaminata e brevi note

Alain Corbin, (Lonlay-l’Abbaye 1936) studioso francese, pioniere della storia della sensibilità, ha insegnato all’Université Paris I-Pantheon-Sorbonne. Studioso di storia sociale e di storia delle rappresentazioni, è autore di numerose pubblicazioni, tra cui Storia sociale degli odori, Storia del cristianesimo, L’invenzione del tempo libero.

Alain Corbin, Breve storia della pioggia. Dalle invocazioni religiose alle previsioni meteo, Bologna, Edizioni Dehoniane 2016. Traduzione di Valeria Riguzzi.